Il Ramadan è il nono mese dell’anno del calendario islamico nel quale i fedeli digiunano dall’alba al tramonto. Si tratta di un momento molto importante di aggregazione sociale e spirituale e proprio per questo sono stati molti gli sforzi diplomatici finalizzati a ottenere un cessate il fuoco nella Striscia. Sforzi che si sono rivelati vani
L’11 marzo 2024 è la data di inizio del Ramadan, il nono mese dell’anno nel calendario islamico durante il quale si digiuna dall’alba al tramonto. Parteciperanno anche moltissime persone nella Striscia di Gaza, nonostante la guerra che da cinque mesi sta massacrando il territorio. Tutti i tentativi diplomatici per raggiungere un cessate il fuoco sono risultati vani. A nulla e servito l’impegno profuso da USA, Egitto e Qatar per tentare di salvaguardare uno dei mesi più sacri della religione islamica. Israele non ha accettato le richieste di Hamas e nella Striscia di Gaza si continua a combattere.
Tra le richieste di Hamas figurava la garanzia da parte dell’esercito dell’abbandono della Striscia, il ritorno delle persone nelle aree occupate dai militari e la fornitura di aiuti umanitari.
La situazione nella Striscia sembra, inoltre, sempre più preoccupante: mancano tutti i beni di prima necessità quali acqua, cibo e medicine. I rifornimenti e gli aiuti internazionali faticano ad arrivare e se arrivano sono largamente insufficienti. Le persone hanno dovuto abbandonare le proprie case ridotte ad un cumulo di macerie a causa dei bombardamenti mentre l’esercito israeliano prosegue la sua marcia verso il Sud della Striscia. Il mese del Ramadan per ovvie ragioni potrebbe complicare ulteriormente la situazione.
Nei giorni scorsi si era aperto qualche spiraglio sulla possibilità di fermare i combattimenti, si era parlato di un accordo che prevedeva uno scambio di ostaggi israeliani detenuti da Hamas a Gaza in cambio dei prigionieri palestinesi detenuti da Israele. L’accordo avrebbe dovuto fungere da base per i negoziati ma il tutto è svanito in una nuvola di fumo. Alcuni osservatori ritengono che il fallimento dei negoziati sia dovuto al tentativo di Hamas di forzare la mano per ottenere la liberazione di un numero di prigionieri maggiori da parte di Israele maggiore rispetto a quello che intendesse rilasciare.
Nel fine settimana il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ripetuto che un cessate il fuoco non sarà imminente e che prima di parlarne Israele attende la liberazione di altri ostaggi da parte di Hamas: “Senza la liberazione di qualcuno, non ci sarà nessuna pausa nei combattimenti”.
Ad ogni modo appare chiaro che la guerra avrà un impatto fortemente negativo sul Ramadam che oltre all’astensione dal cibo è un momento di aggregazione sociale e spirituale. Non solo generalmente le famiglie dopo il tramonto sono solite riunirsi ma molti fedeli si organizzano per distribuire il cibo alle persone pi bisognose nei pressi delle moschee. Difficilmente la popolazione della Striscia potrà vivere il mese rispettando i precetti del Ramadam, a cominciare dal difficile accesso ai luoghi di culto.
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