Attacchi di Israele alla basi Unifil, Tajani: “Non lasceremo il Libano”

Tajani ha respinto le accuse mosse da Israele secondo cui UNIFIL sarebbe diventata uno scudo per Hezbollah, ribadendo che i soldati italiani stanno svolgendo il loro dovere e non hanno alcun legame con la milizia sciita

unifilQuesta mattina, una pattuglia del contingente italiano di UNIFIL, impegnata in un movimento logistico, ha individuato una serie di ordigni esplosivi incendiari posizionati lungo la strada che porta alla base operativa avanzata UNP 1-32A, nel sud del Libano. Gli artificieri italiani sono intervenuti, mettendo in sicurezza l’area, ma durante le operazioni di bonifica uno degli ordigni si è innescato, provocando un incendio. Non si segnalano danni a persone o mezzi.

Le dichiarazioni del Ministro degli Esteri Tajani

In risposta agli attacchi di Israele contro le basi UNIFIL, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, da Berlino, ha dichiarato: «I soldati italiani non si toccano», definendo l’accaduto «inaccettabile». Tuttavia, Tajani ha assicurato che l’Italia non lascerà le postazioni, una decisione che spetta solo alle Nazioni Unite. Il ministro ha respinto le accuse israeliane secondo cui UNIFIL sarebbe diventata uno scudo per Hezbollah, ribadendo che i soldati italiani stanno svolgendo il loro dovere e non hanno alcun legame con la milizia sciita. Ha inoltre sottolineato che con le attuali regole d’ingaggio, UNIFIL non ha il mandato di disarmare Hezbollah.

La condanna tardiva dell’Unione Europea

L’Unione Europea ha espresso «grave preoccupazione per la recente escalation lungo la Linea Blu» e ha condannato gli attacchi israeliani contro le forze UNIFIL, che hanno ferito diversi peacekeepers. Nella dichiarazione, l’UE ha sottolineato che questi attacchi costituiscono una violazione del diritto internazionale e devono cessare immediatamente. Sebbene Francia, Italia e Spagna avessero già condannato gli attacchi, l’UE ha impiegato quattro giorni per emettere una dichiarazione ufficiale. Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera, ha criticato la lentezza dell’UE nel raggiungere una posizione comune, lamentando che ci sia voluto troppo tempo per esprimere ciò che era già evidente.

Lo stallo politico tra i 27 Paesi UE

Dietro il ritardo della dichiarazione dell’UE ci sarebbe stato un blocco diplomatico guidato da Ungheria e Repubblica Ceca, paesi che mantengono posizioni più vicine a Israele. Fino a poco tempo fa, anche l’Italia sembrava allineata con questi paesi, ma i rifiuti del governo israeliano di facilitare un cessate il fuoco a Gaza e gli attacchi alle basi UNIFIL, dove sono presenti oltre 1.000 soldati italiani, hanno cambiato lo scenario diplomatico. Nonostante ciò, Giorgia Meloni non intende rompere i rapporti con Israele né con alleati chiave come Ungheria e Repubblica Ceca, mantenendo la strategia di allargare la coalizione europea verso una maggioranza sovranista.

Le mediazioni di Meloni tra Israele e Hezbollah

Come presidente di turno del G7, Meloni ha mediato tra diverse posizioni riguardanti il conflitto Israele-Hezbollah. La nota congiunta italiana ha chiesto a Israele spiegazioni urgenti sugli attacchi a UNIFIL e un’indagine approfondita, esprimendo preoccupazione per i raid israeliani in aree densamente popolate del Libano, come Beirut. La nota ha anche sottolineato la necessità che Hezbollah interrompa i lanci di razzi verso Israele e ha richiamato l’importanza della piena attuazione della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, che prevede lo sgombero delle milizie sciite dalla parte meridionale del Libano, un obiettivo mai pienamente realizzato dal 2006.

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