Caccia israeliani su Beirut. Il leader di Hezbollah: “Gli attacchi sono una dichiarazione di guerra”

 Netanyahu, non sembra intenzionato a cercare una tregua, e il suo imminente viaggio a New York per l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite non prevede un incontro con il presidente americano Joe Biden

La situazione sul confine israelo-libanese si è deteriorata rapidamente, portando a un’escalation di violenza tra Israele e Hezbollah, il gruppo sciita libanese. A seguito di due attacchi israeliani che hanno colpito profondamente Hezbollah, causando 37 morti e migliaia di feriti, Hezbollah ha reagito lanciando droni contro il nord di Israele, provocando incendi e ferendo otto persone, di cui due in modo grave.

Gli attacchi israeliani hanno preso di mira circa 5.000 cercapersone e walkie-talkie appartenenti a membri di Hezbollah, colpendo l’organizzazione durante i funerali delle vittime del primo attacco. Questo ha causato una risposta militare immediata da parte del gruppo libanese, con droni che hanno colpito la Galilea settentrionale. Israele ha risposto con raid aerei contro sei obiettivi infrastrutturali di Hezbollah nel sud del Libano, intensificando ulteriormente lo scontro.

In questo clima di tensione, il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha definito gli attacchi israeliani una “dichiarazione di guerra” contro la sovranità libanese, accusando Israele di aver superato tutte le “linee rosse” con attacchi indiscriminati che hanno preso di mira civili e strutture pubbliche. Nel suo discorso televisivo, Nasrallah ha ammesso che Hezbollah ha subito un colpo grave, ma ha ribadito la determinazione del gruppo a rispondere.

Parallelamente, le forze di difesa israeliane (IDF) hanno accusato Hezbollah di aver trasformato il sud del Libano in un campo di battaglia, armando case civili e scavando tunnel. L’aviazione israeliana ha provocato ulteriormente la popolazione libanese sorvolando Beirut a bassa quota, rompendo il muro del suono senza però lanciare attacchi diretti.

Mentre la tensione cresce, Israele ha spostato il focus delle operazioni militari verso il fronte settentrionale, preparando possibili azioni su larga scala contro Hezbollah. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, non sembra intenzionato a cercare una tregua, e il suo imminente viaggio a New York per l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite non prevede un incontro con il presidente americano Joe Biden, segnalando un ulteriore inasprimento del conflitto.

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