Con 1.170 detenuti a fronte di 626 posti disponibili e il 184% di surplus di detenuti, Regina Coeli è uno dei penitenziari più sovraffollati del Paese
Nelle carceri continuano rivolte e disordini causati da problemi strutturali che da anni affliggono il sistema penitenziario italiano. Questa notte è successo a Roma, carcere di Regina Coeli all’interno dell’ottava sezione. Qui i detenuti hanno incendiato i materassi, le fiamme così alte che erano visibili anche dall’esterno della struttura. Le tensioni sono durate fino a mezzanotte e, per placare la protesta, nel corso della serata è arrivato il personale anche da altri istituti penitenziari della Capitale. Con 1.170 detenuti a fronte di 626 posti disponibili e il 184% di surplus di detenuti, Regina Coeli è uno dei penitenziari più sovraffollati del Paese a cui fanno da contraltare buchi enormi di organico del corpo di polizia penitenziaria, con 350 agenti in servizio quando ne servirebbero 709.
LE PROTESTE
Materassi bruciati e piccole esplosioni. Sono state ore di tensione quelle vissute nella serata di mercoledì 25 settembre nel carcere di Regina Coeli di Roma. Il caos sarebbe scoppiato poco prima delle 21: stando a quanto appreso da fonti sindacali, infatti, alcuni detenuti dell’ottava sezione si sarebbero rifiuti di tornare in cella e per protesta avrebbero iniziato a dare fuoco ad alcuni materassi. A quel punto i disordini si sarebbero allargati, tanto che le lingue di fuoco si sono viste anche dalla strada. Anche alcune bombolette dei fornelli da campeggio comunemente in uso per cucinare sono state fatte esplodere e diverse celle sono state danneggiate. Fino a mezzanotte, quando le tensioni si sono placate.
IL SOVRAFFOLLAMENTO DEI DETENUTI
Per la Fns Cisl Lazio la situazione è “sempre più preoccupante e la gestione risulta essere sempre più precaria a causa del contingente di forza lavoro ridotto al minimo, alle continue assenze legate alla gestione di eventi critici che comportano infortuni sul lavoro”. La situazione di sovraffollamento che si registra al Regina Coeli è lo specchio di una problematica che si estende a tutto il territorio nazionale. Come dimostrano i dati relativi a metà agosto 2024, nei penitenziari italiani sono presenti oltre dieci mila reclusi in più rispetto al massimo consentito; il relativo indice di sovraffollamento è quindi di circa il 131,06%. Una situazione di costante emergenza all’origine di molte proteste che nelle ultime settimane hanno interessato diversi istituti penitenziari, dal carcere di Vicenza a quello di Padova, passando per le evasioni e i disordini dell’istituto penale minorile Cesare Beccaria di Milano.
IL POST DEL GARANTE
Su quanto accaduto ieri è intervenuta anche Valentina Calderone, garante dei detenuti di Roma Capitale, che su Instagram ha pubblicato un post: “Non mi hanno fatta entrare nelle sezioni di Regina Coeli, nonostante la mia insistenza sono dovuta rimanere fuori dalla prima rotonda. Mi è stato chiesto di andarmene, più di una volta. Quindi mi sono seduta su un gradino a scrivere queste righe, mentre medici e infermieri sono andati a fare il giro cella per cella in VIII sezione, che mi dicono essere devastata”. Calderone racconta lo stato in cui versano le celle dopo la giornata di ieri- blindati rotti, pezzi di ferro, cocci, materiale bruciato sparso per terra. È rimasta fuori per sicurezza: “La sicurezza di chi? – si domanda – E quindi sono stata su quello scalino, al margine di qualcosa che non ho potuto vedere, solo in minima parte percepire. E non mi è piaciuto guardare sfilare agenti in antisommossa che uscivano, infermieri in camice verde che entravano, e rimanere solo a immaginare gli uomini rinchiusi lì dentro”.
LA NOTA DEL SINDACATO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA
Su quanto è accaduto al carcere Regina Coeli si è espresso il sindacato della Polizia Penitenziaria, Fns Cisl Lazio, che ha sostenuto come nel carcere romano:”attualmente non vi sono più spazi: i detenuti presenti risultano 1160, rispetto ai previsti 628″. Mentre “il personale di Polizia Penitenziaria risulta essere composta da 331 persone, rispetto alle previste 480. Mancano 149 unità di polizia penitenziaria rispetto al dato del Ministero della Giustizia ma i numeri son ben più alti”. Per sedare le proteste di ieri, infatti, “sono stati chiesti rinforzi sia del personale libero dal servizio che da altri istituti romani”.
I DANNI
Secondo Gennarino De Fazio, segretario generale della Uil Polizia Penitenziaria, la protesta è stata bloccata “grazie alla professionalità degli operatori del corpo di polizia penitenziaria, intervenuti anche con il supporto di alcune unità del gruppo operativo mobile”. Durante le proteste non ci sarebbero stati scontri fisici tra detenuti e polizia penitenziaria. Non si registrano neppure casi di feriti o contusi. Molti, invece, i danni all’ottava sezione come sottolinea De Fazio che aggiunge: “È di ogni evidenza che non si possa continuare così e che servano interventi urgenti dal Governo per deflazionare la densità detentiva, potenziare la polizia penitenziaria, garantire l’assistenza sanitaria e psichiatrica, nonché per riorganizzare il corpo di polizia penitenziaria”.
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