Covid, l’isolamento domiciliare potrebbe essere ridotto a 5 giorni: pronta la nuova circolare

di Mario Tosetti

Tra gli ambiti su cui il governo dimissionario guidato da Mario Draghi è chiamato a intervenire c’è sicuramente la lotta alla pandemia. Una prima importante novità su cui probabilmente il governo interverrà a breve riguarda l’isolamento domiciliare che ad oggi dura almeno 7 giorni e termina con un tampone negativo.

A fronte dell’impennata dei contagi con Omicron 5 che sono spesso asintomatici o con pochi sintomi e del riscontrare persone che scoprono la positività in casa con un tampone fai da te ma preferiscono non ufficializzare la positività per evitare l’isolamento sembra sia arrivato il momento di una modifica della misura.

Nel dettaglio, sulla scia di quanto accade in altri Paesi e dietro le insistenze delle regioni si sta pensando di abbassare a 5 i giorni di isolamento se non si hanno sintomi da almeno 48 e si è in possesso di tampone negativo. C’è anche chi sostiene che dovrebbe essere abolito l’istituto del tampone, come l’assessore del Lazio Alessio D’Amato che ritiene che se non si hanno sintomi si potrebbe uscire dall’isolamento magari indossando l’Ffp2. Per coloro i quali risultano positivi da molto tempo si ritiene che l’isolamento dovrebbe terminare comunque superati 10/15 giorni.

La circolare con queste novità è già stata redatta ma non ancora approvata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che aveva deciso di attendere per comprendere gli sviluppi della quinta ondata che ha determinato un vero e proprio boom di contagi. Tuttavia, il trend in discesa e la consapevolezza della poca aggressività della malattia potrebbero indurre Speranza a firmare la circolare. “Quello che vediamo è che in alcune persone la variante Omicron che circola non dà sintomatologia o dà una sintomatologia molto scarsa, e il paziente si negativizza anche in quinta giornata”, ha constatato il presidente dell’Ordine dei medici Filippo Anelli. Che ha poi parlato dell’ipotesi della quarantena light: “Si può accettare. Naturalmente sarebbe utile che l’Istituto superiore di sanità facesse un approfondimento su questa questione”.

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