di Corinna Pindaro
Insieme per il Futuro il nuovo gruppo politico che fa capo a Luigi Di Maio è nato. Lo ha annunciato il presidente della Camera, Roberto Fico. “Quella di oggi è una scelta sofferta che mai avrei immaginavo di dover fare. Oggi io e tanti colleghi lasciamo il Movimento 5 stelle. Grazie al Movimento per quello che mi ha dato, ma credo anche di avere ricambiato. Da domani non sarà più prima forza in Parlamento”, ha detto il ministro degli Esteri annunciando lo strappo definitivo con il partito per poi aggiungere: “Da oggi inizia un nuovo percorso e per fare progredire l’Italia da Nord a Sud abbiamo bisogno di aggregare i migliori talenti e le migliori capacità, perché uno non vale l’altro”. La scelta dello slogan “uno non vale l’altro” non è casuale e sembra proprio che il capo della Farnesina voglia prendere le distanze da uno dei cavalli di battaglia della politica dei primi pentastellati “uno vale uno”.
L’addio di Di Maio era atteso dopo gli attriti con Giuseppe Conte in relazione al posizionamento del partito circa gli aiuti in Ucraina. L’ex premier, infatti, avrebbe voluto, contrariamente a come è stato, che fosse approvata una risoluzione nella quale non fosse consentito l’invio di nuove armi a Kiev. Idea che Di Maio aveva, sin dall’inizio, bollato come “pericolosa per la sicurezza nazionale”. Il nuovo nato dalla scissione dei cinque stelle dà vita a a due gruppi parlamentari uno alla Camera e uno al Senato con 39 deputati e 11 senatori, in tutto 50 firme che – filtra da fonti vicine al titolare della Farnesina – hanno come obiettivo quello di raggiungere quota 60.
Inoltre il ministro degli Esteri può contare sull’appoggio di diversi membri del governo. Oltre a lui stesso c’è l’adesione del viceministro al Mef,Laura Castelli, del sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, del Sud, Dalila Nesci, e della Salute, Pierpaolo Sileri.
Nel discorso di addio, in una sala affollatissima all’hotel Bernini Bristol di Roma, Di Maio ha iniziato spiegando i motivi della frattura con i pentastellati. “In Parlamento c’è stato un voto che delinea la posizione dell’Italia e che ribadisce l’appartenenza all’area euro-atlantica. Di fronte alle atrocità che sta commettendo Putin non potevamo mostrare incertezze, dovevamo necessariamente scegliere da che parte stare nella storia. Nei giorni scorsi si è acceso un dibattito proprio sul voto di questa mozione. Un dibattito nato dall’esigenza di fare chiarezza su alcune dichiarazioni di dirigenti M5s. Putin ancora in questi minuti sta continuando a bombardare. Non possiamo permetterci ambiguità”, ha esordito il ministro degli Esteri.
“Dovevamo necessariamente scegliere da che parte stare della storia, con l’Ucraina aggredita o la Russia aggressore, con di chi difende la democrazia o di chi ci sta ricattando con il prezzo del gas. Irresponsabile picconare il governo, le posizioni di alcuni dirigenti del M5s hanno rischiato di indebolire il nostro Paese”, ha continuato Di Maio.
Di Maio ha, poi, affermato: “Mi sono interrogato a lungo sul percorso che il M5S ha deciso di intraprendere: un percorso di chiusura, che guarda al passato, che ripete gli errori del passato. Non siamo riusciti a cambiare, a invertire quella rotta che avrebbe dovuto consentirci di raggiungere la maturità. Siamo ancorati a vecchi modelli. Era necessario aprirsi al confronto, ascoltare delle critiche, ma non è stato possibile”.
Per quanto riguarda in particolare il rapporto con il presidente del Consiglio, Mario Draghi, il capo della Frarnesina ha detto: “Quando ho iniziato questa esperienza di governo non conoscevo personalmente il presidente Mario Draghi. In un anno e mezzo abbiamo lavorato bene insieme e per questo sono stato definito draghiano. Faccio parte del Governo Draghi e credo che la sua azione sia motivo d’orgoglio per l’Italia in tutto il mondo e continueremo a sostenerlo con lealtà, idee e il massimo impegno che possiamo metterci”.
Mentre il leader del Movimento, Giuseppe Conte, all’indomani della bufera ostenta tranquillità chi esce realmente vincitore è il premier Mario Draghi che non solo ha ottenuto il voto favorevole in Parlamento in relazione alla risoluzione sugli aiuti in Ucraina ma ha anche piegato chi si opponeva alla sua politica sul punto, determinando la scissione dei cinque stelle. E’ chiaro che ora i rapporti tra Conte e il governo andranno monitorati, l’addio di Di Maio spinge politicamente il M5s all’ultimo punto dell’agenda di Draghi e soprattutto in tema di politica estera.
Intanto i dem si pongono come spettatori che si pongono super partes, anche se fino ad ora erano gli alleati principali del M5s. Il segretario Letta ha invitato alla calma di fronte all’esplosione dei 5 Stelle: “Noi siamo il baricentro, tutto intorno a noi si muove vorticosamente. Il messaggio dato a entrambi, sia a Conte sia a Di Maio, è che noi facciamo di tutto perché lo scontro non abbia ricadute sul governo e sulla politica estera. In gioco c’è l’interesse nazionale”.
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