Draghi pubblica il rapporto per rilanciare l’Europa: “Si tratta di una sfida esistenziale”

Draghi propone di aumentare la quota di investimenti fino a un 5% del PIL europeo annuo, molto di più rispetto agli aiuti del Piano Marshall. Suggerisce, senza esplicitarlo chiaramente, che l’Europa potrebbe dover ricorrere a nuove forme di debito comune simili al Recovery Fund

Mario Draghi ha lanciato un forte monito all’Unione Europea, sottolineando che, senza un cambiamento di direzione, l’UE rischia di perdere la sua rilevanza globale. Nel suo rapporto, Draghi identifica tre settori chiave su cui l’Europa deve concentrarsi per affrontare le sfide della competitività e della globalizzazione: innovazione, transizione ecologica ed energetica, e difesa.

Innovazione

Draghi osserva che l’Europa è rimasta indietro rispetto a Stati Uniti e Cina in termini di innovazione tecnologica. Poche aziende europee sono riuscite a raggiungere una capitalizzazione significativa, e molte startup innovative si spostano all’estero, attratte da normative più favorevoli. Draghi propone di affrontare le normative incoerenti e restrittive per evitare la fuga di talenti e favorire la creazione di aziende tecnologiche competitive a livello globale.

Transizione ecologica e competitività

La decarbonizzazione è un altro pilastro cruciale per il futuro dell’Europa. Draghi sostiene che la transizione ecologica deve essere accompagnata da un piano coordinato, che bilanci gli obiettivi climatici con la competitività economica. L’aumento dei costi energetici, particolarmente acuto dopo la guerra in Ucraina, rappresenta una sfida, e l’Europa deve evitare di diventare troppo dipendente dalla Cina per le tecnologie pulite, promuovendo un piano congiunto per l’energia e la mobilità sostenibile.

Difesa

Nel settore della difesa, Draghi evidenzia l’importanza della sicurezza in un contesto globale sempre più instabile. L’Europa investe già molto in difesa, ma in modo frammentato. Draghi invita a una maggiore standardizzazione e interoperabilità tra i paesi UE, nonché a un maggiore coordinamento nelle decisioni e negli investimenti, per garantire che l’Europa possa agire come una potenza coesa sul piano internazionale.

Necessità di finanziamenti comuni

Per realizzare questi ambiziosi obiettivi, Draghi propone di aumentare la quota di investimenti fino a un 5% del PIL europeo annuo, molto di più rispetto agli aiuti del Piano Marshall. Suggerisce, senza esplicitarlo chiaramente, che l’Europa potrebbe dover ricorrere a nuove forme di debito comune simili al Recovery Fund per finanziare questa trasformazione.

Draghi avverte che procrastinare ulteriormente le riforme rischia di compromettere il benessere, la competitività e la libertà dell’Europa. Solo attraverso una maggiore cooperazione e una visione unitaria sarà possibile affrontare le sfide globali e mantenere il ruolo centrale dell’UE sulla scena internazionale.

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