Dante Brandi, Ambasciatore d’Italia a Singapore e Brunei: “Il successo di questo secondo appuntamento conferma una volta di più che Singapore è un luogo strategico. Ci incoraggia a lavorare per creare una struttura permanente simile a INNOVIT di San Francisco, polo italiano di innovazione e cultura che offre servizio di acceleratore e mentorship. Questa centralità si conferma anche per le intenzioni di aprire uffici qui da parte di SACE e SIMEST, bracci finanziari delle nostre istituzioni a supporto dell’internazionalizzazione delle aziende italiane.”
di Guendalina Dainelli
Dall’idea, alla fase MVP (Minimum Viable Product), una prima versione del prodotto, dall’ingresso nel mercato alla crescita (scale-up), fino alla maturità. “Sono almeno cinque i livelli attraversati da una startup, noi siamo circa a metà, pronti per accedere al mercato” racconta Donato De Ieso, 44 anni, milanese, ingegnere informatico e tutor accademico all’Università degli Studi di Milano, volato a Singapore per presentare la sua iWise, una Fintech che compare tra le otto startup della quarta edizione del Global Startup Program, organizzato da Italian Trade Agency (ITA) in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale per valorizzare le eccellenze del Made in Italy. Si definisce uno sturtapper seriale e, con quest’ultima creatura Finthec (per lui la settima), fondata nel 2020 con altri due soci, intende entrare nel mercato asiatico dalla porta principale, quella di Singapore.
“Abbiamo risposto alla open call di Italian Trade Agency e sono qui circa da un mese dove ho partecipato al programma boot camp che è parte del progetto. Ognuno ha avuto la possibilità di presentarsi con un pitch di fronte agli investitori radunati dalle istituzioni italiane in collaborazione con Tenity Singapore, incubatore e acceleratore che incrocia le grandi fortune locali con le idee e i progetti. Non so quanti di noi riusciranno a convincere, posso dire però che sto trovando interesse e che il format è molto ben strutturato. Qui c’è fame d’innovazione, la voglia di arrivare primi in tutto, di offrire il servizio appena la necessità si materializza.”
Tutto è iniziato nel 2016, quando Donato insegnava all’Istituto tecnico Alessandro Volta di Lodi. Con due studenti di talento ha creato la prima startup. “Ho dovuto chiedere il permesso ai genitori, poiché i due ragazzi, brillantissimi, erano appena maggiorenni. Per me, però, è iniziata un’avventura anche imprenditoriale incredibile. Oggi, abbiamo sviluppato il software di iWise, uno strumento di valutazione aziendale, monitoraggio degli investimenti e dei risultati di un’azienda. Esiste già qualcosa di simile nelle fintech ma il nostro è un prodotto completo che assomma attività diverse. In Italia ha già raccolto un milione di euro. Qui in Asia, per il set up, l’assunzione di personale, l’espansione e lo sviluppo del software nel mercato asiatico dobbiamo arrivare a circa due milioni di euro, per un valore finale di sei milioni di euro.”
Dante Brandi, Ambasciatore d’Italia a Singapore e Brunei, ricorda che quello della Città-Stato asiatica è uno dei primi ecosistemi al mondo per le startup, al pari di USA o Israele. “Il successo di questo secondo appuntamento conferma una volta di più che Singapore è un luogo strategico. – ha detto Brandi – Ci incoraggia infatti a lavorare per creare una struttura permanente simile a INNOVIT di San Francisco, polo italiano di innovazione e cultura che offre servizio di acceleratore e mentorship. Questa centralità si conferma anche per le intenzioni di aprire uffici qui da parte di SACE e SIMEST, bracci finanziari delle nostre istituzioni a supporto dell’internazionalizzazione delle aziende italiane.”
Anche Ilaria Piccinni, Vice Commissario al Commercio per Singapore e Filippine presso ICE, conferma le particolari sinergie di Singapore, capace di offrire un mercato tanto favorevole che competitivo, che però, chiarisce Donato, ha le sue regole, come quella di diventare residente o di avere un socio locale: “Qui è possibile aprire una startup con capitale estero praticamente in un giorno. E’ tutto molto semplice e trasparente. Ma è cruciale il ruolo degli incubatori locali che propongono i servizi fondamentali, dall’assistenza legale all’incrocio con investitori e università. Ora pensiamo di ottenere l’entry pass di un anno per cominciare il set up dell’azienda con un partner locale, magari ACRA, il regolatore nazionale per aziende, o una società d’investimento.”
E le prossime tappe? “Non so bene se ci sarà un’ottava startup. Certo, qui si lavora da subito con garanzie che arrivano anche dal governo stesso, che investe tanto in novità, innovazione e tecnologia. In Italia servono mesi, anche solo per spiegare l’idea e purtroppo siamo incappati anche in incubatori poco seri, che chiedono quasi tanti soldi quanti ne prestano. Per fortuna ci sono alcune strutture universitarie che cominciano a muoversi, come il Politecnico o la Statale di Milano. Nel futuro, mi piacerebbe impegnarmi di più nel ruolo di mentore. Indirizzare i giovani e le idee. L’esperienza a questo punto non mi manca.”
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