Il magistrato ha rifiutato la domanda di concordato preventivo proposta dalla società. L’insolvenza apre ora la strada agli indagini penali per presunti reati di bancarotta
di Mario Tosetti
Dopo che nei giorni passati il Ministero delle Imprese ha avviato l’amministrazione straordinaria per Acciaierie d’Italia, il Tribunale di Milano ha formalizzato lo stato di insolvenza dell’ex Ilva. Giancarlo Quaranta è stato nominato commissario ad interim della società su richiesta del socio di minoranza, Invitalia.
Durante l’udienza del 27 febbraio, il Tribunale ha preso in esame la richiesta di dichiarazione di insolvenza presentata da Invitalia e dal commissario delle Acciaierie. Contestualmente, la precedente gestione della società, guidata dall’Amministratore Delegato Lucia Morselli, ha presentato una proposta di concordato preventivo per negoziare un eventuale accordo con i creditori e rinegoziare i debiti.
La sezione Fallimentare del Tribunale, presieduta dalla Giudice Laura De Simone, ha però respinto la domanda di concordato, considerandola inammissibile a causa dell’attuale processo di amministrazione straordinaria in corso.
Tre aziende correlate a Acciaierie d’Italia – AdI Energia, AdI Servizi Marittimi e AdI Tubiforma – hanno visto respinte le loro richieste di concordato per il loro vincolo operativo con l’azienda principale.
Per il 19 giugno è stata programmata l’udienza per la riunione dei creditori, durante la quale si esaminerà la situazione finanziaria passata di Acciaierie d’Italia.
Con la formale dichiarazione di insolvenza, si possono ora attivare i finanziamenti statali previsti dal decreto legge 4/2024, per un massimo di 320 milioni di euro per l’anno 2024. Questi fondi saranno erogati in forma di prestiti alla gestione commissariale.
Contemporaneamente, l’insolvenza di Acciaierie d’Italia inaugura una nuova fase legata a potenziali indagini penali. La Procura di Milano ha aperto un fascicolo investigativo sulle possibili irregolarità nella gestione dell’Acciaierie. Non ci sono al momento specifiche accuse o indagati, ma si ipotizza la bancarotta come possibile reato.
Acciaierie d’Italia, ricordiamo, ha un passivo di 3,1 miliardi di euro alla fine di novembre 2023. Infine, anche la proposta dell’Acciaierie di bloccare i creditori nel corso delle trattative è stata respinta dal giudice, rimarcando che un prerequisito per l’approvazione di misure protettive è l’esistenza di un piano realistico di risanamento dell’impresa.
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