di Mario Tosetti
Il Tribunale dell’Unione europea ha confermato la multa inflitta da Bruxelles nei confronti di Alphabet, la società madre di Google, per abuso di posizione dominante e in particolare per aver imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi Android e agli operatori di reti mobili per consolidare la posizione dominante del motore di ricerca. L’importo della multa, che originariamente ammontava a 4,343 miliardi di euro, è stato ridotto a 4,125 miliardi.
La vicenda risale al 2018 quando la direzione per la concorrenza guidata da Margrete Vestager aveva rilevato una condotta scorretta da parte di Google nei confronti dei produttori di telefoni Android e degli operatori di reti mobili. In particolare, dalle indagini era emerso che Google avrebbe imposto condizioni contrattuali ai produttori degli smartphone Android affinché preinstallassero app come Google Search o Google Chrome in cambio dell’accesso a Google Play, lo store necessario agli utenti per installare qualsiasi altra app. Inoltre, pare che Google avrebbe anche impedito l’utilizzo di versioni di Android derivate dall’originale, come Android Fork, e avrebbe distribuito ai produttori incentivi economici per farli restare fedeli ai suoi servizi. Dunque, la Commissione ha accusato Google di aver abusato della sua posizione sul mercato per ottenere condizioni contrattuali che di fatto favorivano illegalmente Google e i servizi offerti e impedendo, così, ai concorrenti di competere liberamente.
La società statunitense, che aveva immediatamente proposto ricorso, in una nota ha dichiarato di essere “delusa dal fatto che la Corte non abbia annullato integralmente la decisione. Android ha creato più scelta per tutti e supporta migliaia di aziende di successo in Europa e nel mondo”. Avverso alla sentenza del Tribunale Ue Google potrà proporre appello alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
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