Mike Ryan, capo del programma emergenze dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), ricorda come il mondo sembra aver dimenticato la Siria
di Ennio Bassi
“Se tu fossi stato con me t’avrei chiesto scusa. Oppure aiuto. Invece non c’eri; incredibile come gli altri manchino sempre nei momenti in cui se ne ha bisogno; passi giorno mesi, anni interi con qualcuno a cui non hai da dir nulla e nel momento in cui hai da dirgli qualcosa, magari scusami, aiuto, lui non c’è e tu sei solo.” In queste indimenticabili parle di Oriana Fallaci c’è tutto il dramma della Siria, un paese dimenticato dal mondo nel momento forse più drammatico della sua millenaria storia.
Il terremoto che ha colpito la regione mediorientale lo scorso 6 febbraio ha causato almeno 40mila morti, ma in una situazione in cui la guerra civile si protrae dal 2011 e ha causato la morte di almeno 500mila persone, con oltre sei milioni di abitanti costretti ad abbandonare il paese e altrettanti sfollati interni, il disastro umanitario è ancora più grave. Come ha sottolineato Mike Ryan, capo del programma emergenze dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), il mondo sembra aver dimenticato la Siria.
La situazione umanitaria in Siria è complessa a causa del conflitto civile che rende difficile ogni forma di aiuto. Il nord-ovest del paese, colpito maggiormente dal terremoto, è da anni teatro di uno dei tanti scontri che compongono la guerra civile siriana. La regione è abitata da diverse popolazioni, tra cui i siriani e i curdi, e sono attivi diversi gruppi ribelli. Ankara ha lanciato diverse operazioni militari con interventi terrestri diretti per evitare l’eccessivo avvicinamento ai propri confini sia dei miliziani del sedicente Stato Islamico che dei curdi, il che ha portato a un deterioramento dei rapporti tra Ankara e Damasco e a un isolamento della regione che ora si trova a fronteggiare la crisi umanitaria causata dal terremoto.
Già prima del sisma, circa due milioni di persone nella provincia di Idlib, nel nord-ovest della Siria, vivevano in campi per sfollati. Questo, sommato alle difficoltà di comunicazione tra i territori dovute alla guerra, rende ogni forma di aiuto estremamente difficile dal punto di vista logistico. La situazione nella provincia di Idlib è particolarmente preoccupante, in quanto parte del territorio è controllata dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), designato dall’ONU come un’organizzazione terroristica. La zona in mano al gruppo è divisa dalle linee del fronte dal territorio del governo di Damasco e comunica con la Turchia solo tramite il valico di frontiera di Bab al Hawa, danneggiato dal terremoto.
La Siria è colpita da numerose sanzioni che rendono difficile anche inviare aiuti umanitari nel paese. Dopo le richieste di sostegno internazionale, gli Stati Uniti hanno infatti sospeso una delle restrizioni imposte a Damasco, evitando così che le transazioni per gli aiuti umanitari passino sistematicamente da un unico ufficio. Tuttavia, viste le numerose restrizioni verso il governo siriano, il rischio è che questo segnale distensivo non sia sufficiente. Nella gara per gli aiuti, in un paese così frammentario in cui molti cercano il riconoscimento della propria sovranità, la partita è anche politica.
C’è infatti bisogno di una soluzione politica al conflitto in Siria, al fine di affrontare efficacemente la crisi umanitaria. Tuttavia, non è solo la questione politica a dover essere risolta. Anche la comunità internazionale deve agire immediatamente per fornire aiuti umanitari ai civili siriani colpiti dalla catastrofe del terremoto e dalla guerra civile.
La situazione nella provincia di Idlib è particolarmente critica, poiché il territorio è controllato da gruppi ribelli e jihadisti. Inoltre, le sanzioni imposte al governo siriano limitano la possibilità di fornire aiuti umanitari. È importante che gli Stati e le organizzazioni internazionali si impegnino a fornire assistenza medica, cibo, acqua potabile e riparo ai civili siriani che hanno bisogno di aiuto.
È necessario anche un impegno a lungo termine per ricostruire le infrastrutture del Paese e garantire la sicurezza dei civili. La comunità internazionale deve sostenere il popolo siriano nella ricostruzione del loro Paese e nell’affrontare i gravi problemi che la guerra civile ha causato.
Mai come oggi la situazione in Siria è drammatica e richiede l’attenzione e l’aiuto immediato della comunità internazionale. La crisi umanitaria causata dal terremoto e dalla guerra civile deve essere affrontata con un senso di urgenza maggiore. Solo attraverso un impegno congiunto di tutti i Paesi e organizzazioni internazionali, si potrà fornire aiuto ai civili siriani che ne hanno bisogno e costruire un futuro migliore per il popolo siriano. Viceversa la solitudine così ben descritta dalla Fallaci avrà definitivamente il sopravvento su questo sfortunato paese.
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