
di Mario Tosetti
Il Fondo Monetario internazionale alza le previsioni per l’Italia nel 2022 ma le taglia per il 2023. Secondo le stime del Fmi il Pil nel 2022 è destinato a crescere del 3%, vale a dire 0,7 punti percentuali in più rispetto al +2,3% previsto ad aprile. Nel 2023, invece, si prevede che la crescita rallenterà al +0,7%, con la differenza di un punto percentuale rispetto alle ultime stime. La previsione particolarmente positiva nel 2022 per l’Italia è collegata alla crescita riscontrata nel settore del turismo e delle attività industriali. Secondo il Fmi nel 2022 in Italia è attesa una crescita maggiore rispetto alle stime di Germania e Francia ed è l’unico Paese membro del G7 per cui sono state riviste al rialzo le previsioni.
Per l’Italia, dunque, siamo di fronte a stime positive per quest’anno non solo in confronto all’anno successivo ma anche rispetto alle stime di crescita di Europa e Stati Uniti. Sia per l’aria euro che per gli Usa le stime sono state, infatti, riviste al ribasso. Rispetto ad aprile per l’area euro il Fmi prevede una crescita del +2,6% nel 2022, e quindi -0,2 punti percentuali rispetto alla stima precedente, e una crescita del +1,2% nel 2023 con -1,1 punti percentuali. Per quanto riguarda gli Usa si prevede che il Pil cresca del 2,3% nel 2022, -1,4 punti percentuali rispetto alle stime di aprile, e nel 2023 di un +1,0% con -1,3 punti percentuali rispetto alle stime precedenti. Peraltro si ritiene che le stime di crescita di Europa e Stati Uniti potrebbero essere ulteriormente tagliate, avvicinandosi allo zero nel 2023 in caso di stop del gas russo e ulteriore aumento dell’inflazione.
Il Fondo monetario internazionale, diretto da Kristalina Georgieva, ha lanciato sul punto un vero e proprio allarme. Qualora si innescasse uno stop completo delle forniture di gas provenienti dalla Russia “aumenterebbe in modo significativo l’inflazione a livello mondiale attraverso l’aumento dei prezzi dell’energia. In Europa, potrebbe costringere a un razionamento dell’energia, con ripercussioni sui principali settori industriali, e ridurre drasticamente la crescita nell’area dell’euro nel 2022 e nel 2023, con ricadute negative a livello transfrontaliero”. Lo si legge nell’aggiornamento del World economic outlook in cui si aggiunge “Da aprile 2022 la quantità di gas russo fornito dai gasdotti all’Europa è diminuita drasticamente, attestandosi a circa il 40% del livello dello scorso anno, il che si riflette nelle revisioni al ribasso delle ultime previsioni rispetto ad aprile”.
In relazione all’inflazione il Fmi stima il tasso intorno al 6,6% per quest’anno nelle economie avanzate e al 9,5% in quelle emergenti e in via di sviluppo. Le stime sui prezzi sono state riviste al rialzo – rispettivamente di 0,9 e 0,8 punti percentuali – e il Fondo prevede che i prezzi resteranno elevati più a lungo di quanto inizialmente previsto.
Anche le previsioni per la Cina non sono delle più floride. Stando alle stime del Fmi Pechino a causa dei lockdown e della crisi del mercato immobiliare subirà una battuta d’arresto della crescita al 3,3%: il livello di crescita più lento riscontrato da oltre 40 anni, escludendo la pandemia.. Nell’aggiornamento al World economic outlook, il Fondo stima una crescita di 1,1 punti percentuali in meno per il 2022 e di 0,5 punti percentuali in meno per il 2023, al 4,6%, rispetto alle previsioni di aprile.
A fronte delle prospettive delineate il Fondo ha avvertito che “con l’aumento dei prezzi che si fa sentire sugli standard di vita, ridurre l’inflazione deve essere la priorità. Una stretta della politica monetaria avrà inevitabilmente costi economici reali ma ritardare un’azione avrebbe come conseguenza solo quella di “esacerbarli”.
(Associated Medias)- Tutti i diritti sono riservati