Prima del Consiglio europeo si sono riuniti i leader dei Paesi favorevoli ai cosiddetti return hubs: insieme a Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen, c’erano i capi di governo di Olanda, Polonia, Austria, Grecia, Ungheria
Prima dell’inizio del Consiglio europeo, alcuni leader di destra e la premier danese Mette Frederiksen si sono riuniti per discutere dell’immigrazione. Presenti all’incontro, insieme a Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen, c’erano i capi di governo di Olanda, Polonia, Austria, Grecia, Ungheria, e altri Paesi favorevoli ai cosiddetti return hubs. Si tratta di centri di rimpatrio nei Paesi extra-UE per processare le richieste d’asilo, sul modello dell’accordo Italia-Albania. Meloni ha presentato i primi risultati dell’intesa con l’Albania, descrivendo il suo contributo alla lotta contro il traffico di esseri umani.
Apprezzamenti per il modello Meloni
Diversi leader conservatori hanno espresso sostegno al modello italiano. L’Olanda sta valutando un accordo simile con l’Uganda, mentre il premier ceco Fiala ha chiesto una gestione più decisa dei flussi migratori. Anche l’Austria e l’Ungheria hanno lodato l’iniziativa italiana.
Contrasti con la Germania e la Spagna
Non tutti i Paesi condividono il favore per questa linea. La Germania, con il cancelliere Olaf Scholz, ha chiarito che i centri di rimpatrio non sono la soluzione adeguata, evidenziando la necessità di rimpatri conformi al diritto europeo. Anche la Spagna ha espresso perplessità, mentre in Francia l’idea di seguire l’esempio italiano è allo studio presso il ministero dell’Interno, ma il presidente Macron ha negato l’esistenza di un “modello Albania” replicabile a livello europeo.
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