Ius Scholae. Forza Italia già a settembre a lavoro per una nuova proposta di legge. La cittadinanza negli altri paesi del mondo

Era un argomento particolarmente caro a Silvio Berlusconi e potrebbe diventare lo strumento giusto per un cambio di passo all’interno del partito, che ha bisogno di prendere le distanze dalla destra populista e dalla Lega.

 

Lo Ius  Scholae è un tema politico che non è nell’agenda del governo, ma al quale tiene molto Forza Italia, per due ragioni: era un argomento particolarmente caro a Silvio Berlusconi e potrebbe diventare lo strumento giusto per un cambio di passo all’interno del partito, che ha bisogno di prendere le distanze dalla destra populista e dalla Lega. E che l’interesse degli azzurri su questa questione sia forte lo dimostra il fatto che la riforma della cittadinanza sarà al centro di una riunione con i dipartimenti di Fi convocata per l’inizio di settembre dai capigruppo e dal segretario Antonio Tajani, che ha come obiettivo la elaborazione di una proposta di legge, che potrebbe godere del sostegno anche dell’opposizione.

Lo Ius sanguinis

Attualmente in Italia, l’acquisizione della cittadinanza italiana è regolamentata dalla Legge 91 del 1992, che stabilisce il cosiddetto ius sanguinis, ovvero il diritto di cittadinanza sin dalla nascita per chi è figlio di uno o entrambi i genitori cittadini italiani. La stessa legge prevede alcune salvaguardie contro l’apolidia e per chi ha genitori impossibilitati a trasmettere la propria cittadinanza. Anche i figli di ignoti trovati nel territorio italiano acquisiscono dalla nascita la cittadinanza italiana. Diverso è il caso dei minorenni di origine straniera nati in Italia. Secondo le norme vigenti, solo coloro che hanno risieduto legalmente e senza interruzioni nel nostro Paese fino al raggiungimento della maggiore età possono divenire cittadini italiani, presentando richiesta entro un anno dal compimento del diciottesimo compleanno. La mancata cittadinanza complica l’accesso ad attività extra scolastiche come la partecipazione a gite scolastiche e attività sportive.Per chi è arrivato in Italia anche da molto piccolo, invece, vige il principio della naturalizzazione, cioè una volta diventato maggiorenne, il cittadino straniero può chiedere la cittadinanza se ha raggiunto i dieci anni di residenza regolare ininterrotta e può dimostrare un certo livello di reddito, oltre ad altri requisiti alloggiativi, linguistici e di carattere sociale.

Ius culturae

Fu chiamato così il disegno di legge approvato alla Camera nel 2015 (che recepiva ben 25 diverse proposte sull’argomento) ma finito in una bolla di sapone, che condizionava l’ottenimento della cittadinanza  al completamento di un ciclo scolastico il cui esito doveva essere la promozione o il conseguimento di un titolo di studio.

Ius scholae

La stessa idea ispirò ne 2022  la proposta di legge sul cosiddetto ius scholae, tornato d’attualità in queste settimane, che prevedeva che un minore straniero nato in Italia o arrivato nel nostro paese entro i 12 anni di età e che avesse completato un ciclo scolastico di almeno cinque anni potesse diventare cittadino italiano.

Ma ecco come funziona il meccanismo di richiesta e ottenimento della cittadinanza negli altri paesi.

Usa e stati d’America

Negli Stati Uniti vige lo ius soli, sancito dal XIV emendamento della Costituzione, che recita: “Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e sottoposte alla relativa giurisdizione, sono cittadini degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono”. Insomma chiunque nasca su territorio statunitense, automaticamente è cittadino americano. Donald Trump, durante la sua presidenza, ha coltivato l’obiettivo di riformare questo principio, che fa parte della ossatura costituzionale stessa del paese.  Lo ius soli è rispettato in tutti i paesi del continente americano, dal Canada al Messico, al Brasile, al Perù all’Argentina.

In Europa

In Francia c’è lo ius soli controllato. Chi nasce nel paese ne diventa cittadino al compimento dei 18 anni e se in presenza di due condizioni: il possesso di un regolare permesso di soggiorno per i genitori al momento della nascita (concessione automatica del diritto di cittadinanza) e residenza stabile in Francia per un periodo di almeno 5 anni al momento del compimento della maggiore età (concessione legata a una richiesta formale). Un bambino nato in Francia da un genitore straniero che a sua volta era nato sul territorio, è invece considerato francese di nascita.In Germania la cittadinanza è riconosciuta a chi è figlio di stranieri purché almeno uno dei due genitori viva legalmente nel paese da più di 5 anni. I figli possono anche mantenere la cittadinanza dei genitori. Come Francia e Germania, lo ius soli temperato è applicato anche in Spagna, Belgio, Grecia, Portogallo e Olanda. Nessun Paese europeo applica lo ius soli senza condizioni come è previsto negli Stati Uniti. Quanto alle nazioni che non prevedono alcuna forma di ius soli sono: Italia, Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia. Nel Regno Unito non vige uno ius soli illimitato: è automaticamente cittadino chi nasce sul territorio britannico anche da un solo genitore che è già in possesso della cittadinanza oppure che risiede legalmente nel Paese. La cittadinanza viene riconosciuta anche dopo tre anni di matrimonio con un cittadino britannico. Per i bambini nati nel Regno Unito da genitori non britannici, la legge stabilisce i percorsi da intraprendere.