La frammentata reazione cinese oscilla tra l’apprezzamento per un grande statista che ha sempre cercato di migliorare i rapporti con i vecchi vicini e l’odio per un Paese invasore che ha commesso crimini di guerra
di Simone Crotti
Shinzo Abe, il Primo Ministro più longevo del Giappone, è stato ucciso l’8 luglio nella città meridionale di Nara. Abe stava conducendo una campagna elettorale per sostenere la rielezione di Kei Sato, un membro della camera alta del Parlamento giapponese. Le reazioni dei capi di Stato sono arrivate immediatamente, mentre il Presidente Xi Jinping ha atteso quasi 24 ore dopo l’attacco per fare le sue condoglianze istituzionali.
Tuttavia, mentre l’apparato burocratico cinese si è attaccato ai convenevoli, l’opinione pubblica cinese e i suoi social media hanno avuto una reazione antitetica. Cina e Giappone hanno avuto degli alti e bassi negli ultimi dieci anni. Tuttavia, Abe è stato in grado di far rinascere una situazione in cui le relazioni tra i due Paesi erano ai minimi termini e, in effetti, stavano capitolando su temi caldi come le isole Diaoyu/Senkaku.
Sebbene questi due Paesi siano lontani da un punto di vista politico, sono fortemente interconnessi, rappresentando la seconda e la terza più grande economia del mondo. Pertanto, Abe sentiva che era necessario ricollegarsi con un Paese che rappresentava così tanto dal punto di vista economico. La formale reazione frammentata della Cina, come espressione unita di tutte le sue componenti, rappresenta al meglio questo sentimento che oscilla tra l’odio per un Paese che ha invaso e commesso crimini di guerra (come il massacro di Nanchino) e l’apprezzamento per un uomo che ha sempre cercato di sanare i rapporti con i vecchi vicini.
Xi Jinping piange per la dipartita di Abe
Dopo il consueto rito dell’attesa per lasciare spazio al Paese e alla famiglia per piangere l’ex Primo Ministro, anche Xi Jinping ha espresso il suo dolore.
Ha inviato un messaggio di condoglianze al Primo Ministro Fumio Kishida. Xi ha detto in questo messaggio che “durante il suo mandato, Abe ha fatto sforzi positivi e contributi per promuovere un miglioramento nelle relazioni Cina-Giappone”, sperando che anche il Primo Ministro Kishida continui a sviluppare il rapporto di buon vicinato.
Il rapporto tra Xi e Abe era eccellente. Prima dello scoppio della pandemia, Abe aveva organizzato ciò che avrebbe coronato la vicinanza diplomatica tra i due Paesi, vale a dire la storica visita di Xi a Tokyo nel 2020. Tuttavia, questo incontro è stato prima ritardato e poi cancellato, solo per essere dimenticato, dato il cambio di leadership a capo del Giappone. Tuttavia, Xi ha incarnato al meglio il dolore istituzionale tipico dei convenevoli diplomatici: ciò è testimoniato anche dalla reazione del portavoce Zhao Lijian, che ha affermato come la Cina fosse “scioccata” dall’incidente “inaspettato.”
La reazione dei nazionalisti cinesi
Antitetica è stata, invece, la reazione sui social media dei nazionalisti cinesi. Molti netizens si sono riversati sulla piattaforma Weibo, proclamando Tetsuya Yamagami, l’assassino (41 anni, ex soldato delle forze marittime di autodifesa del Giappone), come un “eroe” e affermando che “questa persona [l’assassino di Abe] entrerà nella storia giapponese.”
L’antipatia dei nazionalisti cinesi verso il Giappone è ben nota, soprattutto quando si pensa alla storia coloniale che ha portato la Cina a vivere il suo “secolo di umiliazione”.
Inoltre, questo coro di gioia ha visto la partecipazione di diversi coreani poiché anche loro sono state vittime dello stesso trattamento brutale durante l’invasione giapponese. Non è un caso, ricordano in un post online, che questo assassinio sia avvenuto proprio un giorno dopo l’85esimo anniversario dell’invasione della Cina da parte del Giappone, precisamente dall’incidente del ponte di Marco Polo nel 1937.
I nazionalisti si rallegrano per la morte di Shinzo Abe e ci sono alcuni cinesi su Weibo che giustificano il loro atteggiamento, ammettendo che sentirsi felici è una reazione normale. Allo stesso tempo, altre figure pubbliche cinesi si sono scusate, come la giornalista Zeng Ying che ha presentato le scuse per il suo “comportamento non patriottico“, dal momento che era visibilmente commossa durante il servizio mentre annunciava il lutto di questo grande politico, apprezzato da tutti i capi di Stato.
La società cinese è divisa in due parti: vi è un’impalcatura istituzionale che piange la morte di Abe, come da prassi diplomatica, mentre l’anima del popolo, più legata ai valori patriottici del Partito comunista cinese sorride a questo evento, ricordando che “il bene e il male pagano sempre alla fine!”
La verità, come sempre, sta nel mezzo: il mondo ha perso un grande statista che è riuscito a dare il suo apporto all’ordine globale, risollevando il Giappone attraverso la sua ricetta “Abenomics” e ridefinendo il concetto di Indo-Pacifico; tuttavia, allo stesso tempo, stava cercando di rallentare l’ascesa della Cina, unendo più strettamente i suoi due alleati più importanti, gli Stati Uniti e Taiwan.
Testo e foto pubblicati per gentile concessione di Eastwest, magazine di geopolitica diretto da Giuseppe Scognamiglio www.eastwest.eu
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