La modifica è stata difesa dal primo ministro Gabriel Attal e ha suscitato sia approvazione sia resistenza in differenti settori della società. La decisione ha suscitato una dura risposta dal Vaticano: “Non ci può essere diritto a sopprimere una vita”
La Francia ha deciso di inserire la “libertà garantita” per l’interruzione volontaria della gravidanza nella sua Costituzione. Yaël Braun-Pivet, la presidente dell’Assemblée Nationale – la prima donna a guidare una riunione congiunta delle due Camere – ha aperto il solenne voto che ha riunito a Versailles 925 parlamentari, convocati con decisione dal presidente Emmanuel Macron. “Siamo all’avanguardia”ha commentato la presidente registrando l’esito positivo della votazione.
Secondo la difesa portata avanti dal primo ministro Gabriel Attal, questa decisione rappresenta una necessità morale, che emerge dal ricordo delle decadi di sofferenza di donne costrette ad abortire clandestinamente. La modifica, a discapito di mesi di controversie parlamentari, non include la parola “diritto” ma piuttosto “libertà garantita”, a seguito di un acceso dibattito semantico.
Nonostante una parte della destra politica volesse eliminare ogni riferimento alla “garanzia” o includere un diritto per l’obiezione di coscienza per i medici, questa modifica alla Costituzione rappresenta un significativo passo avanti. Infatti, significa che un futuro governo non potrebbe limitare l’accesso all’aborto senza la censura del Consiglio Costituzionale.
Al plebiscito sul diritto all’aborto si è opposta principalmente la destra, mentre la leader di estrema destra Marine Le Pen ha votato a favore, pur contestando la necessità di questa garanzia costituzionale.
La decisione ha suscitato anche una dura risposta dal Vaticano, che tramite la Pontificia Accademia per la Vita ha dichiarato: “Non può esserci un diritto a sopprimere una vita umana”. Nonostante queste resistenze, più dell’80% dei francesi è favorevole all’iscrizione dell’aborto nella Costituzione.
La modifica costituzionale si concluderà con la ratifica del capo dello Stato venerdì, 8 Marzo, un’altra data simbolica per la lotta per i diritti delle donne.
(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati