La maggioranza impone un ultimatum a von der Leyen su Fitto. La presidente: “Sono pronta a trattare”

L’ assegnazione di una vicepresidenza esecutiva a un politico di destra comporterebbe una modifica della coalizione. Per Socialisti, Liberali e Verdi, questo significherebbe perdere potere negoziale e influenza sulle dinamiche europee, e non sono disposti ad accettarlo

vertice-usa-ue«Sono pronta a trattare». Con queste parole, Ursula von der Leyen ha cambiato rotta dopo che Socialisti, Liberali e Verdi hanno bloccato la formazione di una nuova Commissione europea percepita come troppo sbilanciata a destra. Dal precedente atteggiamento rigido, la presidente ha ora deciso di rinviare la presentazione della squadra alla prossima settimana a Strasburgo. Questa decisione le permetterà di riorganizzare la situazione, poiché la coalizione tra Pse, Renew e Greens non le lasciava spazio di manovra: se avesse confermato le aperture all’Ecr, in particolare con la vicepresidenza esecutiva per Raffaele Fitto, questi partiti avrebbero votato contro.

Lo scontro si concentra principalmente su Fitto, unico esponente di Fratelli d’Italia apprezzato a Bruxelles. Tuttavia, l’assegnazione di una vicepresidenza esecutiva a un politico di destra comporterebbe una modifica della coalizione, permettendo alla von der Leyen e ai Popolari di scegliere con chi allearsi di volta in volta. Per Socialisti, Liberali e Verdi, questo significherebbe perdere potere negoziale e influenza sulle dinamiche europee, e non sono disposti ad accettarlo. Anche la distribuzione degli incarichi è al centro del dibattito, poiché i quattro commissari socialisti rischiano di ottenere portafogli di minore importanza, con la transizione ecologica per la spagnola Teresa Ribera particolarmente in bilico.

Per queste ragioni, Pse, Renew e Greens hanno posto un ultimatum. Per i socialisti, è essenziale rafforzare il processo dello Spitzenkandidat, garantire l’equilibrio di genere e assicurare una distribuzione equa delle vicepresidenze esecutive che rifletta la maggioranza del Parlamento europeo. Se queste condizioni non verranno rispettate, sarà difficile sostenere i commissari proposti da von der Leyen. Anche Renew ha espresso una posizione simile, sottolineando che i commissari devono dimostrare un forte impegno verso l’integrazione europea.

Il Partito Democratico (Pd) si distingue leggermente su questo tema. Pur non opponendosi apertamente a Fitto, il capogruppo Nicola Zingaretti ha chiesto coerenza con il programma politico recentemente votato in Parlamento, affermando che Fitto potrebbe garantire tale coerenza. Tuttavia, la maggior parte dei parlamentari socialisti all’interno dell’S&D non è d’accordo, e molti si sentono liberi di votare secondo coscienza, non essendo legati da vincoli di governo nei rispettivi Paesi.

Von der Leyen ha quindi riconosciuto la complessità della situazione e ha iniziato a modificare il suo approccio, accettando di negoziare con i suoi alleati. Macron e Scholz, sebbene non si siano esposti direttamente, hanno lasciato intendere il loro disappunto attraverso i rispettivi partiti. Anche all’interno del Ppe, in particolare nella delegazione polacca, emergono dubbi.

Di fronte a questi sviluppi, la presidente della Commissione sta valutando l’ipotesi di ritirare la vicepresidenza per Fitto e ricalibrare la composizione della Commissione. Oltre al normale esame del Parlamento europeo sui candidati, vi è il rischio di un voto negativo sull’intero collegio, che rappresenterebbe un evento senza precedenti. Anche se von der Leyen potrebbe rimanere presidente in caso di bocciatura, subirebbe comunque una sconfitta storica.

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