Che Victor Orban si muova per conto di Putin e non dell’Europa è, a ben vedere, il motivo per cui lo ricevono sia Xi Jinping sia Donald Trump, avviato a tornare alla Casa Bianca visto che si fanno sempre più pressanti le richieste di rinuncia a Biden, e non è certo che la sostituta o il sostituto abbia il tempo di ribaltare una situazione attualmente molto svantaggiata per i Democratici. Biden comunque ha fatto il suo, durante il vertice Nato ha confermato linea e fondi pro Ucraina e ha diffidato la Cina a continuare a mandare armi alla Russia. Poi in un’ora di conferenza stampa ha fatto appena due gaffe, che sembrano quasi inventate apposta: ha confuso Kamala Harris con Trump e Zelensky con Putin. La Stampa apre con “il patto anti Nato” (un filo esagerato) di Orban eTrump, il Corriere sulla Nato che litiga con Russia e Cina, il Messaggero sulla “tenaglia” che si va stringendo su Biden (i finanziatori, Clooney e Obama). Gli Usa vogliono installare anche in Italia gli euromissili, dopo quelli in Germania. Meloni e Tajani premono per avere un italiano come inviato Nato per il Sud, e il Messaggero fa il nome di Elisabetta Belloni.
L’Europa intanto è occupata con le nomine. Al vertice Nato Macron e Sholz si incontrano ed evitano di far partecipare anche la premier italiana. Fratelli d’Italia avrà un vicepresidente al Parlamento europeo, e la candidata sembra essere Antonella Sberna, viterbese, già funzionaria a Strasburgo e al Parlamento italiano. Al Pd potrebbe toccare la presidenza della Commissione Ambiente, e i candidati sono almeno cinque. Bonaccini accusa Meloni per “l’irrilevanza dell’Italia in Europa”. La stessa cosa fa il direttore di Domani, Fittipaldi. Intanto Von der Leyen incontra singoli deputati per assicurarsi il loro voto, e anche Bonaccini per il Pd. Secondo La Verità, lei si è buttata tutta a sinistra e Meloni pensa di non votarla. La Stampa invece ritiene che la premier farà votare la nuova Commissione. In ogni caso deciderà all’ultimo momento, sulla base della qualità dell’incarico all’Italia. Nella maggioranza e tra i ministri si discute se sia il caso di mandare in Europa Fitto o Crosetto, con tutto quel che ne consegue per sostituirli.
Giovanni Toti resta agli arresti domiciliari: il Tribunale del Riesame non ha accolto la richiesta di libertà nonostante il sostegno legale e mediatico di Sabino Cassese, e a destra lo giudicano un ricatto politico della magistratura: se ti dimetti da presidente della Regione ti liberismo. La sinistra fa finta di non vedere, ma la questione riguarda tutta la politica. “La legge è uguale per Toti”, titola ovviamente il Fatto.
Repubblica attacca la riforma Nordio e dilata in prima pagina una dichiarazione dell’associazione nazionale magistrati che parla di 4 mila processi a rischio. Anche Busia (Anticorruzione) contro le nuove norme.
Secondo il Foglio, Elly Schlein sta usando le mani di forbice nel Pd, decide lei su tutto e ha limitato anche l’influenza di Franceschini. Il quotidiano diretto da Cerasa ha anche un fondo sulla Cgil politicizzata.
Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, impegna la Confindustria sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro: per le famiglie, per le aziende e per la società anche una sola vittima è un costo sociale insopportabile, e chiede unità d’intenti con i sindacati sul tema. L’Unità intanto fa sapere che i 40 miliardi di tesoretto Inail (3,1 miliardi messi da parte solo nel 2023) vengono usati dal governo per far quadrare i conti pubblici e non per la prevenzione.
Il Sole apre sulle correzioni al Salva case e poi si occupa dell’avvio del concordato preventivo per 1,9 milioni di forfettari.
Il Superbonus verso la fine, solo 65 milioni di detrazioni a giugno.
Marco Fortis sul Mattino anticipa le cifre del debito pubblico francese, che è arrivato a 3160 miliardi mentre quello italiano (di cui si parla sempre) è a 2849 miliardi. Ma i rispettivi spread non rispecchiano tali cifre, dovrebbero essere invertiti.
Canzonieri chiude la raccolta dell’ultimo dei suoi quattro fondi con 150 milioni in sei mesi.
La Verità punzecchia il titolo di apertura del Sole di ieri: l’avevamo detto prima noi, e da mesi, che l’auto elettrica non tirava.
I cinesi potrebbero rilevare due storici marchi automobilistici italiani: Autobianchi e Innocenti.
La Fiat festeggia in sordina i 125 anni.
Secondo Avvenire i medici italiani hanno stipendi inferiori del 76 per cento a quelli olandesi. Le Regioni intanto bocciano il provvedimento del governo per abbassare le liste d’attesa.
Alessandro La Volpe è il nuovo ad di Ibm Italia.
Unicredit contesta la Bce sulle modalità dell’uscita dalla Russia, il governo (secondo il Giornale) non aiuta Orcel.
Malpensa viene intitolato a Silvio Berlusconi con delibera Enav. Fioriscono i meme e Libero titola “Buon volo comunisti”.
Roberto Pella, sindaco di Valdenga in provincia di Biella, è il nuovo presidente dell’Anci al posto di Decaro.
Gasbarra e Carserà, nuovi presidente e amministratore delegato dell’Ente Eur.
Jasmine Paolini in finale femminile a Wimbledon
Bozzoli, condannato all’ergastolo per l’assassino dello zio in fonderia, ritrovato dai Carabinieri nel cassettone del letto di casa sua.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. La Cina reagisce con rabbia al summit della Nato e al documento firmato dai leader dei Paesi dell’Alleanza Atlantica. L’etichetta di «sfida sistemica alla sicurezza» e i duri avvertimenti sul presunto sostegno fornito alla Russia per la guerra in Ucraina sono indigesti per Pechino, impegnata da tempo in un complesso gioco di equilibrismo teso a mantenere aperta la porta dei rapporti con l’Occidente. Non è un caso che, nella replica ufficiale del portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, si accusi la Nato di voler «seminare discordia tra Cina e Unione Europea, minando la cooperazione bilaterale». Pechino si descrive come un «capro espiatorio», utilizzato da un’organizzazione che è una «reliquia della guerra fredda», che «basa la propria sicurezza sull’insicurezza altrui» e avanza accuse «irragionevoli e sinistre». Il collegamento col mantra della necessaria tutela delle «legittime preoccupazioni di sicurezza» di Mosca sul conflitto è immediato. D’altronde, nella prospettiva cinese sono Usa e Nato ad aver «gettato benzina sul fuoco» della crisi, aggravandola. «La Cina esorta la Nato a non creare il caos in Asia-Pacifico dopo averlo già creato in Europa», dice Lin. L’obiettivo è restituire al mittente le accuse sull’Ucraina e presentarsi come prossimo bersaglio di una potenza che vuole conservare la propria egemonia. La presenza al vertice di Washington dei leader di Australia e Nuova Zelanda, ma soprattutto di Giappone e Corea del Sud, infastidisce molto Pechino che si racconta accerchiata dai prodromi di una Nato asiatica: «Ovunque si estende la mano nera della Nato si manifestano disordini e caos». (Lorenzo Lamperti, La Stampa)
Zelensky: vicini all’adesione Nato. L’ira di Mosca e Pechino. Washington «Sono convinto che l’Ucraina è vicina all’ingresso nella Nato», ha dichiarato il presidente Volodymyr Zelensky ieri in conferenza stampa, nella giornata conclusiva del summit di Washington. «Il prossimo passo sarà l’invito formale e poi la piena membership». (Viviana Mazza, Corriere della Sera)
Gli alleati con Zelensky, Mosca attacca. “Risposte militari alle politiche Nato”. Finisce il vertice dell’Organizzazione atlantica a Washington: “L’adesione di Kiev è irreversibile”. Scudo aereo per l’Europa Il Cremlino: “Passi verso il ritorno della guerra fredda”. L’ira di Pechino per l’accusa di aiutare militarmente la Russia: “Falsità”. (Tommaso Ciriaco, Repubblica)
Cavoli: «Coordinerò gli aiuti a Kiev Ora i giovani tornino negli eserciti». Il generale Nato e il premio degli italoamericani: il vostro Paese è decisivo sul fianco Sud. I miei valori sono tradizionali italiani: famiglia, Chiesa, lavoro Coi militari italiani in addestramento ho visto l’eccellenza. (Viviana Mazza, Corriere della Sera)
Le testate atomiche con Mosca nel mirino: una risposta alla minaccia su Berlino e Copenaghen. Il Pentagono rincorre il Cremlino: punta a produrre nel 2025 le armi ipersoniche già a disposizione di Mosca Ma così torna la “mutua distruzione assicurata”. (Gianluca Di Feo, Repubblica)
Marta Dassù su Repubblica: Per una Nato più europea. È servitoa qualcosa il vertice della Nato che si è appena concluso a Washington? Sì, sul piano politico il messaggio a Vladimir Putin è stato molto chiaro: l’alleanza euro-americana resterà impegnata in appoggio all’Ucraina. E, perlomeno nelle intenzioni, blinderà questo appoggio: quali che siano le variabili elettorali, soldi e forniture militari sono concepiti a medio termine. È credibile? Vedremo, ma intanto il Cremlino non potrà fare leva sulla famosa “fatica” per la guerra.
I guai per Biden arrivano dal Congresso, un miglio di distanza dal Walter E. Washington Convention Center. Ieri alcuni consiglieri di Biden (Anita Dunn e Steve Richetti) hanno incontrato i deputati per spiegare quali sono i piani per il futuro e tentare di fermare la fronda. A Capitol Hill le richieste al presidente di rinunciare al secondo mandato però sono in aumento: ufficialmente si contano 12 persone che hanno chiesto al presidente di farsi da parte. A rendere la situazione ancora più difficile l’ennesima gaffe. A conclusione del vertice Nato, Biden annuncia in diretta tv di passare la parola al presidente russo Vladimir Putin, anziché al presidente ucraino Volodymyr Zelensky: «Signore e signori, il presidente Putin». (Alberto Simoni, La Stampa)
Il 18 luglio non sarà un giorno qualsiasi per la presidente del Consiglio. La Russa e Crosetto erano con lei quando fondò Fratelli d’Italia, e ci rimasero negli anni in cui il partitino della Fiamma navigava incerto. E oggi sono ancora insieme di fronte a una decisione che potrebbe cambiare la sua storia politica e quella di una creatura che per tanti, in Italia e all’estero, resta una derivazione dell’estrema destra. Nessuno di questi protagonisti si azzarda a dire cosa Meloni farà. La Russa, Crosetto e Tajani hanno imparato a conoscerla, e sanno che va lasciato sempre un margine di imprevedibilità. Come per la ratifica del Mes, lo scorso dicembre, che decise all’ultimo di non votare, nonostante tutti pensassero il contrario. L’esclusione dai negoziati che hanno portato alla spartizione delle nomine di vertice in Ue tra popolari, socialisti e liberali – i tre gruppi europei che comporranno la maggioranza parlamentare – brucia. Il fatto poi che Emmanuel Macron e Olaf Scholz si siano riuniti a margine della Nato, negli Stati Uniti, ancora una volta senza coinvolgerla, rende arduo poter immaginare un riavvicinamento. I rapporti della premier con il presidente francese e con il cancelliere tedesco restano gelidi. Il suggerimento che da più parti arriva a Meloni è di andare oltre gli interessi puramente politici, le recriminazioni di parte. In questi giorni anche le imprese, attraverso Confindustria, le hanno fatto sapere che non è secondario avere una Commissione non incattivita con l’Italia, ma collaborativa, quando in autunno ci saranno da trattare i margini di rientro del debito. (Ilario Lombardo, La Stampa)
Goffredo Buccini sul Corriere: Ma che autonomia sarà? Una legge-quadro che ha già avuto tutti i via libera, ma ancora da riempire di contenuti. Con tanti dubbi.
Tutti gli uomini che hanno lasciato il presidente. Da Axelrod poco dopo il dibattito alle parole non dette da Obama E poi attori, finanziatori, parlamentari: gli inviti a ritirarsi sono sempre di più. (Massimo Gaggi, Corriere della Sera)
Alcuni membri dello staff della campagna di Joe Biden stanno facendo pressioni perché il presidente si ritiri. La notizia, diffusa da fonti interne ai dem, ha coronato ieri una giornata in cui il benservito a Biden è apparso sempre più probabile. Ci sono i grandi finanziatori in fuga. Ci sono i big democratici che, in modo gentile ma deciso, prendono le distanze. Ci sono deputati e senatori che temono di essere trascinati da Biden in una generale débâcle. Ci sono sondaggi che mostrano il disastro. Non si tratta più di decidere se Joe Biden debba fare un passo indietro. Si tratta di decidere come debba farlo, e in che tempi. L’editoriale di Clooney per il Nyt è stato l’altro elemento, insieme all’intervista di Pelosi, che ha fatto precipitare la situazione. Clooney non è semplicemente un rappresentante della Hollywood progressista. Clooney è uno tra i grandi finanziatori del partito. Clooney è colui che ha ospitato alcuni grandi eventi di raccolta fondi per i democratici. Clooney è il rappresentante di quel mondo di finanziatori – il co-fondatore di Netflix Reed Hastings, il produttore Damon Lindelof, Abigail Disney, erede di uno degli imperi più vasti dell’entertainment americano, e ancora Ari Emanuel, altro mogul dell’industria dell’intrattenimento, l’attore Michael Douglas – che hanno spiegato in modo molto chiaro che, fino a quando Biden resterà il candidato, i loro conti in banca non saranno a disposizione. (Roberto Festa, Il Fatto Quotidiano)
L’assedio finale è cominciato. Entro questo fine settimana, il Partito democratico deve sbarazzarsi di Joe Biden. Il segnale che il momento è arrivato lo ha dato Nancy Pelosi. In una dichiarazione a Morning Joe, la popolare trasmissione del mattino di Msnbc, l’ex speaker della Camera ha detto che spetta al presidente “decidere se candidarsi” e che desidera che “lui faccia quello che crede meglio”. Non si tratta del benservito definitivo, ma poco ci manca, perch“ élo stiamo incoraggiando a decidere, il tempo stringe”. Ma si infittiscono le opinioni dentro e fuori il partito – tra queste quelle di George Clooney e di George Stephanopoulos –, che mettono apertamente in discussione la candidatura di Biden. Lui tiene duro. Prende tempo. Il tempo è ormai il suo vero, unico alleato. Più passano i giorni, più diventa difficile sostituirlo (Roberto Festa, Il Fatto Quotidiano)
La «tela» di von der Leyen: incontri con singoli deputati poi sente Bonaccini per il Pd. Il voto sarà anticipato per evitare «fughe» da weekend. (Francesca Basso, Corriere della Sera)
Patrioti, un caso il ruolo di Vannacci. Il fastidio della Lega per l’alt lepenista. Rn frena sull’incarico di vicepresidente: ne dobbiamo parlare. Salvini: stima per il generale. (Francesca Basso e Cesare Zapperi, Corriere della Sera)
Vannacci: “I Patrioti mi hanno votato, Rn non può porre veti. Orbán? Lo vedrò”. Intervista all’eurodeputato leghista: “La mia elezione a vicepresidente c’è già stata, non si può intervenire.
Ma con i colleghi ci capiremo. Giusta la visita del leader ungherese a Mosca. Afd? I nemici dei miei nemici sono amici”. (Lorenzo De Cicco, Repubblica)
«Nessun colpo di spugna per i colletti bianchi. Finite le riforme, lascerò». Nordio: un viatico per andare alla Consulta? Non scherziamo. Se la paternità è di Berlusconi? Veramente mi sono ispirato a Locke, Montesquieu, Voltaire. (Virginia Piccolillo, Corriere della Sera)
Gli altri temi del giorno
Lo stop all’abuso d’ufficio salva quattromila colletti bianchi. La denuncia dell’Anm: “Il ddl Nordio produce un’amnistia per i pubblici ufficiali e crea uno spazio d’impunità” Gli effetti della legge: un quarto delle sentenze a rischio riguarda primi cittadini, il resto pratiche edilizie, sanità, concorsi. (G. Foschini, Repubblica)
Lirio Abbate su Repubblica: “Ddl Nordio: il Medioevo del diritto. C’è impunità per i reati dei colletti bianchi mentre si preme sulla tolleranza zero per i ladruncoli”.
Bersani: “La sinistra c’è, sono tornati i giovani. Lanciamo i comitati per l’alternativa”. Intervista all’ex segretario del Pd: “Le forze che vogliono rovesciare la destra siglino un patto. Ma va fatto adesso. C’è un effetto Schlein. Bisogna iniziare da eguaglianza, unità, salute, antifascismo”. (Concetto Vecchio, Repubblica)
I giudici: Toti resti ai domiciliari, «non ha capito appieno le accuse». Per il Riesame può «reiterare il reato». L’avvocato: dimissioni? Spetta a lui decidere. (Giuseppe Guastella, Corriere della Sera) Il governatore avvilito, ora c’è solo la Cassazione. E il centrodestra pensa al voto: chi gli dirà che è finita? Salvini: spero non ci sia nostalgia del tintinnio di manette. (Marco Imarisio, Corriere della Sera)
«Malpensa-Berlusconi» da subito. La scelta di Salvini. Consensi e accuse. Via libera «con effetto immediato» all’intitolazione. Insorge l’opposizione. Dubbi dai centristi. (C. Bal., Corriere della Sera)
Giorgetti insiste: sul Pnrr tempistica da rivedere. La prima richiesta di «ripensare il calendario del Pnrr» avanzata da Giancarlo Giorgetti ad aprile non aveva prodotto effetti immediati. Ma il ministro dell’Economia sa bene che la partita vera su una proroga della scadenza del 2026, tabù nelle dichiarazioni ufficiali Ue ma molto discussa in tanti corridoi non solo italiani, si giocherà l’anno prossimo, quando la nuova Commissione avrà scaldato i motori dopo l’avvio di novembre. E quindi insiste, con una critica al Piano che non si limita al calendario. «L’Europa non può vivere con decisioni prese solo nell’emergenza, vedi il caso del Pnrr», è la premessa non formale di Giorgetti che trasferisce anche a un’improbabile cucina brussellese l’etichetta classica di tante accuse rivolte all’Italia quando sostiene che a finanziare il Recovery è «un debito europeo messo in piedi in fretta e furia che ha creato una politica keynesiana all’amatriciana». (Manuela Perrone e Gianni Trovati, Il Sole 24 Ore)
Rai, Sergio si autoassolve: “Le elezioni francesi seguite nel modo giusto”. La relazione inviata in Vigilanza: secondo l’ad la copertura del voto data dalla tv pubblica è stata “esaustiva”. E non cita il Festival di Pomezia. (Giovanna Vitale, Repubblica)
La Danimarca vuole introdurre la prima carbon tax sulle mucche. La Danimarca sta per introdurre la prima carbon tax al mondo applicata direttamente all’agricoltura e agli allevamenti bovini responsabili di una fetta importante delle emissioni di carbonio del Paese. Entro la fine dell’anno, infatti, il Parlamento di Copenaghen dovrebbe approvare la nuova misura che imporrà agli allevatori una tassa di 672 corone danesi, circa 100 euro per ciascuna delle loro mucche. La nuova imposizione dovrebbe entrare in vigore nel 2030 e aumentare a quota 22o euro per capo dopo un quinquennio.
L’iniziativa appare come un nuovo colpo di coda green dopo che le forti proteste del mondo agricolo europeo andate in scena nei mesi scorsi e mosse proprio dagli stringenti vincoli ambientali imposti della Politica agricola Ue. (Giorgio dell’Orefice, Il Sole 24 Ore)
«Le concessioni balneari? Scadute, tornino allo Stato». La Corte di giustizia europea. La categoria: sentenza ingiusta, intero settore a rischio. (Claudia Voltattorni, Corriere della Sera)
Clima, troppi voli, poco personale: l’estate nera dei voli in ritardo. A giugno, in tutta Europa, gli orari di partenza e atterraggio non sono stati rispettati per oltre 78 mila ore. Rotte sempre più congestionate. Wáradi, ad di Wizz Air: “L’emergenza meteo è un problema noto. I controllori sono pochi e non sono preparati a gestire le condizioni avverse”. (Aldo Fontanarosa, Repubblica)
Il rialzo dei tassi di interesse ha portato un forte aumento degli utili per tutte le banche globali ma l’incremento non è stato uniforme in ogni area del mondo. La graduatoria delle top 1.000 “world banks” evidenzia che nel 2023 i profitti lordi aggregati sono saliti del 14% a 1,53 trilioni di dollari, con un rialzo ben superiore alla media internazionale per quelle europee (+41%) tra cui spiccano le forti crescite per gli istituti svizzeri (+155%) e italiani (+72%). In testa alla classifica delle 1.000 banche più grandi al mondo per attivo totale e capitale Tier 1 spicca la Cina, che occupa le prime quattro posizioni, ma la leadership globale degli utili è dell’americana JP Morgan che con 61,5 miliardi di profitti ha superato le più grandi rivali cinesi. Sono questi i principali elementi che emergono dalla Top 1.000 World Banks elaborata dalla rivista specializzata The Banker con riferimento ai bilanci del 2023. (Alessandro Graziani, Il Sole 24 Ore)
Le mire cinesi sui brand Innocenti e Autobianchi. Attrarre nuovi investitori esteri. È il cruccio del governo Meloni che, fin dagli esordi, ha promosso un rafforzamento della struttura che se ne occupa presso il ministero delle Imprese e del made in Italy. E, strada facendo, è maturata l’idea di inserire nel portafoglio delle proposte anche qualche marchio storico che possa risultare particolarmente d’appeal, magari per case automobilistiche cinesi che potrebbero arrivare in Italia per affiancare, con 300-400mila vetture, la produzione di Stellantis. Le discussioni vanno avanti da mesi sull’asse Roma- Pechino: prima Byd, Great Wall Motors poi, in modo più concreto, e sempre con focus sulle auto elettriche, Chery Automobile, Dongfeng e Jac i cui vertici sono stati incontrati dal ministro Urso nella recente missione a Pechino. Secondo alcune fonti industriali, in questi mesi sul tavolo è finita anche l’ipotesi di fregiarsi di un marchio “made in Italy”, meglio ancora se storico, per la produzione localizzata in Italia e con determinate garanzie per la componentistica nazionale. (Il Sole 24 Ore)
Dialogo Stellantis-governo Urso: “Lavoriamo insieme”. Il ministro alla presentazione della nuova Panda al Lingotto, vertice con l’ad Tavares Elkann: “Venticinque anni duri ma abbiamo difeso quello che abbiamo costruito”. (Diego Longhin, Repubblica)
Il Ponte non c’è ma potrebbe già costare di più. Salini: “Chi può dirlo, possibile”. E intanto per gli espropri si stima una spesa da oltre 200 milioni. L’ad di Webuild critica il presidente dell’Anac che ha paventato una crescita della spesa a carico dello Stato e il rischio incompiuta: “Lui è capace di evitare l’aumento dei costi?”. Tutto pronto per gli espropri: coinvolti 600 proprietari tra Sicilia e Calabria. (Antonio Fraschilla, Repubblica)
Arnault, il dividendo d’oro. Alla famiglia di Lvmh maxi-cedola da un miliardo. Si tratta della remunerazione più alta mai distribuita negli ultimi 15 anni. (Mario Gerevini, Corriere della Sera)
Fincantieri, missione compiuta. Sì all’aumento da 400 milioni. Adesione al 99,2%. Martedì l’asta dei diritti inoptati. (Francesco Bertolino, Corriere della Sera)
Caso Cdp, vertice della Lega. Nomine, possibile un altro rinvio. L’ipotesi di più poteri a Barchiesi. L’assemblea del 15 potrebbe slittare. (Andrea Rinaldi, Corriere della Sera)
Gaza, si tratta per controllo a forza militare con guida Usa. A tenere banco nel dibattito è anche lo scenario, evocato mercoledì dall’editorialista del Washington Post David Ignatius, di un accordo fra Israele e Hamas su una forma di «governance provvisoria» a Gaza. L’intesa rientrerebbe nella seconda fase di un’intesa più ampia sulla fine del conflitto.
Secondo una fonte interna all’amministrazione di Joe Biden, il piano di governance si avvarrebbe di una forza di sicurezza di circa 2.500 gazawi sostenuti dall’Autorità nazionale palestinese e addestrati dagli Usa. L’operazione, a quanto emerge dall’editoriale, godrebbe dell’appoggio di alcuni Paesi arabi e farebbe da sfondo alla normalizzazione dei rapporti fra Arabia Saudita e Israele. Il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha espresso un certo ottimismo sull’esito del braccio di ferro, mentre il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha dichiarato ieri che diversi dettagli devono ancora essere chiariti. (Il Sole 24 Ore)
Il piano in tre fasi per la pace a Gaza gli americani spingono sul negoziato. L’obiettivo finale è la cessazione delle ostilità e un governo di transizione nella. Striscia senza Hamas e senza gli israeliani. Le condizioni poste dalle due parti più o meno combaciano, non ci sono più ostacoli insuperabili. (Daniele Raineri, Repubblica)
Francia, nessuna intesa sul premier: il Fronte popolare stringe sul nome. Indetta a Parigi una grande manifestazione sindacale il 18 luglio davanti all’Assemblea. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)
«Che gioia aver fermato Le Pen. La sinistra merita il governo, si faccia un esecutivo balneare». Lang, storico ministro di Mitterrand: nel Paese pochi i razzisti. Dovremo italianizzarci un po’, imparare le vostre straordinarie formule politiche. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)
Antonio Polito sul Corriere: La forza dei sistemi elettorali. Gran Bretagna, Francia e Italia: come garantire la stabilità. Differenze, obiettivi e una storia diversa. I laburisti di Starmer con il 33,8% dei voti hanno conquistato la maggioranza assoluta di seggi a Westminster: 412 su 650. I lepenisti di Bardella, raggiungendo pressoché la stessa percentuale al primo turno, il 33,1%, sono arrivati solo terzi, con 143 seggi su 577 nell’Assemblea nazionale. Alzi la mano chi ha ancora il coraggio di sostenere che i sistemi elettorali sono solo tecnicalità da lasciare agli esperti. Il confronto offerto da questi due modi di trasformare i voti popolari in seggi, diversi seppur entrambi maggioritari, ci dice esattamente il contrario.
La cocaina facile sul ponte di Trastevere L’abbiamo comprata in dieci minuti. Affari lampo e pochi controlli nei vicoli dove si svolsero i fatti che condussero alla morte del brigadiere ucciso da due giovani americani. (Romina Marceca, Repubblica)
Morgan al contrattacco: «Il perseguitato sono io». Un caso il concerto a Desio. Il cantante a processo per stalking dopo le accuse della ex. (Maria Volpe, Corriere della Sera) Da Emma a Elodie, tutte con Angelica «Non sei sola, siamo dalla tua parte». Annalisa: fermiamo quel persecutore. Le parole dure di J-Ax e Tommaso Paradiso. (Giovanna Maria Fagnani, Corriere della Sera)
Gli americani a Milano per vedere Taylor Swift: “Con il prezzo del biglietto negli Usa qui facciamo anche una vacanza”. I fan venuti da oltreoceano per le due date della superstar a San Siro sono oltre 18mila, il 14% della platea complessiva. E l’indotto dei concerti sul capoluogo lombardo è di 180 milioni. (Miriam Romano, Repubblica)
Il Corriere intervista l’autrice de «L’allieva», Alessia Gazzola: «Facevo autopsie tutto il giorno, così è nata l’Allieva dei romanzi. La prima agenzia letteraria che ebbe le bozze mi trattò come una sfigata».
Gli Anniversari
1184, consacrato il Duomo di Modena
1191, Saladino si arrende alla Terza Crociata
1290, gli ebrei espulsi dall’Inghilterra
1442, Alfonso V d’Aragona re di Napoli
1543, Enrico VIII si sposa per la sesta volta
1555, istituito il ghetto ebraico a Roma
1862, il Congresso Usa istituisce la Medaglia d’Onore
1903, aperta al pubblico Villa Borghese
1921, Mosca: chiude il 3° congresso dell’Internazionale
1943, gli anglo-americani bombardano Agrigento
1944, eccidio di Cibeno: 67 internati fucilati dalla SS
1956, prima pietra del grattacielo Pirelli a Milano
1962, satellite Telstar: primo collegamento Usa-Italia 1
962, debutto ufficiale dei Rolling Stones a Londra
1963, Gino Paoli colpito da una pallottola
1963, il Marsala primo vino italiano doc
1967, Newark: iniziano 4 giorni di rivolte razziali
1969, a Massimo Ranieri il Cantagiro con Rose Rosse
1977, la Spagna svaluta del 20 per cento
1980, inaugurato il traforo del Frejus tra Italia e Francia
1982, ET di Spielberg batte ogni record d’incasso
1984, aereo militare Usa si schianta in Sicilia
1991, fondato in Italia il Partito dell’amore
1993, terremoto e tsunami in Giappone: 202 mort
1994, Pantani vince la sua prima tappa al Tour de France
1994, l’Austria conferma l’adesione all’Ue
1998, la Francia vince il suo primo Mondiale di calcio
2005, Alberto di Monaco giura alla guida del Principato
2010, prima centrale elettrica alimentata a idrogeno
2011, lotteria in GB: vinti 188 mln di euro
2016, scontro di treni lungo la Bari-Barletta: 23 morti
2017, Vesuvio: bruciati 100 ettari di bosco
2017, Brasile: Lula condannato a 9 anni
Nati oggi
100 ac, Gaio Giulio Cesare
1822, Milton Waldo Hanchett (inventore della sedia da dentista)
1854, George Eastman (inventore del rullino fotografico)
1884, Amedeo Modigliani
1904, Pablo Neruda
1930, Alberto Lionello
1931, Ennio Presutti
1932, Luciano Rispoli
1937, Bill Cosby e Lionel Jospin
1944, Mercedes Bresso
1945, Leopoldo Mastelloni
1946, Roberto Castelli
1947, Ritanna Armeni e Riccardo Chiaberge
1955, Leonardo Domenici e Timothy Garton Ash
1957, Adolfo Urso
1958, Marco Frittella
1961, Andrea Pucci
1963, Gioacchino Alfano
1973, Bobo Vieri
1974, Gabriel Garko
1982, Antonio Cassano
Si festeggia San Fortunato
(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati