“Ciò che non giova all’alveare non giova neppure all’ape” (Marco Aurelio)
Le elezioni francesi terranno banco anche sui giornali italiani ancora per una settimana. E i nostri media godono nel vedere la Francia dilaniata tra due opzioni, destra di Le Pen e sinistra massimalista di Melanchon, che fanno apparire Giorgia Meloni quasi come una democristiana doc. La premier intanto è costretta a scrivere al suo partito che bisogna finirla con le nostalgie e l’antisemitismo. Ma sono problemini locali rispetto a quanto sta avvenendo fuori dai nostri confini: le desistenze per depotenziare la vittoria prevista di Le Pen salgono a 218. Repubblica titola “Stallo francese”. Ipotesi governo tecnico con Lagarde, ma difficilmente i francesi rinunceranno alla guida della Bce. Il Giornale fa il nome di Crosetto come commissario italiano. La Stampa intervista Weber, che tende la mano all’Italia: “merita più rispetto”. Meloni contro Salvini nei Patrioti con Orban: “atto ostile”. I Verdi verso l’appoggio esterno a Ursula Von der Leyen. Gentiloni dice al Corriere che l’Italia non deve perdere l’occasione di contare in Europa ora che l’asse franco-tedesco è più debole, ma lascia alla premier la decisione di votare o meno la nuova Commissione.
Orban, neo presidente dell’Europa per i prossimi sei mesi, va subito da Zelensky e parla di cessate il fuoco, mossa propagandistica a meno che non sia andato a sondare gli ucraini per conto di Putin. Intanto negli Usa Nancy Pelosi abbandona Biden e lo stesso fanno cinque governatori democratici.
Tornando a casa nostra, il Fatto evidenzia le difficoltà di Tajani dopo l’attacco di Feltri sul Giornale, la famiglia Berlusconi più presente sulla linea d Forza Italia e i governatori di Forza Italia del Sud contrari all’autonomia differenziata.
Zaia, Cirio e Fontana intanto accelerano sulle materie da negoziare con lo Stato. Il Fatto invece scrive di “20 staterelli litigiosi” e di “anarchia differenziata”. Renzi dice a La Stampa che voterà a favore del referendum.
Travaglio per aiutare Conte spara a zero sul fronte popolare italiano: “basta foto-ammucchiate, ogni partito vada a caccia degli elettori più simili al suo target. I leader fino alle Politiche meno si fanno vedere insieme meglio è”.
Bonaccini vorrebbe rimanere vicesegretario del Pd e diventare vicepresidente del gruppo al Parlamento europeo. Schlein non è d’accordo.
La Consulta autorizza le intercettazioni a strascico, anche sui parlamentari (intanto la riforma di Nordio langue).
Si di Bruxelles a Ita-Lufthansa, stamattina conferenza stampa di Giorgetti.
Via libera alla quinta rata del Pnrr. Intanto il Fatto fa sapere che sono 107 i decreti scaduti, con 1,5 miliardi non utilizzati.
Unipol al 24,6 di Bper. Cimbri, secondo Domani, si porta a casa 20 milioni in azioni e guarda a Mps.
Il calo dell’inflazione fa aumentare il potere d’acquisto del 3,3 per cento. Poca roba, ma almeno non scende ancora.
Prete (Unioncamere) spiega al Corriere che ha ridotto le Camere di Commercio da 103 a 60 secondo i dettami di legge e vuole più emigrati formati.
Secondo il Sole nel 2023 negli imballaggi il tasso di riciclo è salito al 73,5 per cento e si conferma il superamento degli obiettivi Ue al 2030.
Cdp, l’assemblea slitta al 15 per i contrasti interni al Mef su chi del ministero deve entrare in Cda.
Donnarumma festeggia nel week end nella sua villa a Fregene la nomina alle Ferrovie con 200 ospiti.
Arrestato, ed era ora, Alessandro Lovato, l’imprenditore agricolo che non aveva portato all’ospedale Satnam Singh: omicidio doloso.
Il ministro dello Sport, Abodi, parla di “resa morale” dell’Italia con la Svizzera. Ma Spalletti e Gravina resistono, Buffon invece si dissocia e potrebbe dimettersi. Oggi il derby Sinner- Berrettini a Wimbledon.
Cairo nomina Biavardi direttore di Oggi al posto di Verdelli.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Sinistre e Macron: è boom di desistenze per il muro a Le Pen. Si ritirano in 218. La leader della destra: Bardella premier anche senza arrivare a 289 seggi. Confronto annullato: Bardella pretendeva che per la sinistra ci fosse Mélenchon. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)
È il caso di dirlo, les jeux sont faits. I partiti francesi avevano fino alle 18 di ieri per registrare i loro candidati al ballottaggio delle Legislative anticipate di domenica prossima, 7 luglio. Il primo turno del 30 giugno aveva permesso di assegnare 76 seggi sui 577 che compongono l’Assemblea: il ballottaggio si svolgerà quindi in 501 circoscrizioni. Le ultime 48 ore sono state frenetiche e i negoziati intesi, ma ormai i nomi sono scritti nero su bianco. Una corsa contro il tempo per il partito del presidente Macron, Ensemble, e per il Nuovo fronte popolare (Nfp), l’unione delle sinistre, per tentare di impedire al Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen, vincitrice del primo turno insieme al suo alleato Éric Ciotti della destra neo gollista Les Républicains, di ottenere la maggioranza assoluta in Assemblea (che parte da 289 seggi). Si trattava di risolvere il rompicapo delle “triangolari” e “quadrangolari” al ballottaggio, quei duelli a tre o quattro candidati resi possibile dal meccanismo di voto delle legislative. Il sistema maggioritario a due turni prevede infatti che, nelle circoscrizioni dove nessun candidato ha ottenuto il 50% dei voti più uno per essere eletto al primo turno, possano accedere al ballottaggio tutti i candidati che hanno raccolto almeno il 12,5% dei voti degli iscritti. Quindi in certi casi anche tre o quattro. Per evitare di disperdere voti, Ensemble e il Nfp dovevano negoziare dei désistements, la desistenza, delle rinunce strategiche, e costruire quello che viene chiamato il Fronte repubblicano: il candidato con meno voti al primo turno, arrivato terzo o quarto, accetta cioè di ritirarsi invitando i suoi elettori a votare lo sfidante che ha più possibilità di vincere contro il candidato Rn. (Luana De Micco, Il Fatto Quotidiano)
Marine alza i toni contro l’Eliseo. «Colpo di Stato amministrativo». Le nomine del presidente agitano i lepenisti. La replica: routine, dimostri sangue freddo. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)
Nasce il fronte repubblicano ma è rischio ingovernabilità. Le Pen: “Io ho già i ministri”. Il tentativo è stato fatto: ora non resta che aspettare domenica per vedere se, anche questa volta, funzionerà. Pur tra titubanze e distinguo dei macroniani, senza l’entusiasmo di altre stagioni, il Fronte repubblicano contro il Rassemblement national di Marine Le Pen ha comunque preso corpo anche a queste elezioni: ieri alle 18, alla scadenza dei termini, 218 aspiranti deputati si sono ritirati, tra cui 131 appartenenti al Fronte popolare e 82 tra i centristi della maggioranza presidenziale. Sommati ai due candidati gollisti e ai due del Rn che hanno fatto la stessa scelta – una delle quali costretta dall’imbarazzo della foto che ieri ha cominciato a circolare, in cui veste un cappello da nazista –, le desistenze fanno scendere le sfide “triangolari” del ballottaggio da oltre 300 uscite dal voto del primo turno a 95, e due quadrangolari. 190 i duelli tra due candidati. (Francesca Schianchi, LaStampa)
Spitz: “Difficile un gabinetto di crisi Le Pen e Mélenchon vogliono l’Eliseo”. Ma una coalizione che va dai gollisti a La France Insoumise non può reggere. (Daniele Castellani Perelli, Repubblica)
Un bisnonno algerino e un nonno musulmano. L’albero genealogico di cui Bardella non parla. La «Jeune Afrique»: il padre del padre vive a Casablanca. Il leader dell’Rn vorrebbe escludere i francesi con doppia nazionalità da alcuni incarichi sensibili. (Alessandra Coppola, Corriere della Sera)
Filonazisti, putiniani No vax e complottisti Allarme impresentabili. Nostalgici dell’Oas, islamofobi, antisemiti. Tutti candidati con le forze dell’estrema destra Costretta al ritiro una donna in posa col berretto della Wehrmacht. Ma gli altri restano in gara. Già eletta al primo turno una ex osservatrice al referendum costituzionale russo nel 2020. (Daniele Castellani Perelli, Repubblica)
Francia, cresce l’ipotesi del “Draghi d’oltralpe”. Caccia a un tecnico per superare lo stallo. Senza maggioranze chiare Macron tenterà un esecutivo non politico: Lagarde in pole. (Anais Ginori, Repubblica)
Lagarde avverte: “Daremo stabilità ma Parigi rispetti i vincoli del Patto”. Dopo la Brexit, le elezioni in Francia: ancora una volta il summit di Sintra diventa un crocevia della storia europea. Si allontana il prossimo taglio dei tassi, Lane: “Gli ultimi dati sull’inflazione non sono risolutivi”. (Tonia Mastrobuoni, Repubblica)
Il totopremier degli «altri». Glucksmann o un outsider per la «maggioranza plurale». Mélenchon non ha possibilità. Tra le ipotesi la leader dei Verdi o un centrista. A sinistra c’è chi pensa che, senza maggioranza, l’Nfp esploderà in Aula. (Stefano Montefiori, Corriere della Sera)
Bernard Guetta su Repubblica: La democrazia non è morta. Le brutte notizie sono talmente tante che non sappiamo vedere quelle buone. Le cattive, le conosciamo. Domenica prossima l’estrema destra francese potrebbe arrivare al potere.
Starmer, il premier in pectore. La politica, il calcio e la moglie Vic. Il leader che «aggiusta le cose». L’attacco: il venerdì stacca alle 18. Starmer lo fa perché la moglie è ebrea e c’è lo Shabbat. (Marco Imarisio, Corriere della Sera)
Danilo Taino sul Corriere: Londra-Ue, un legame necessario. La prima settimana di luglio potrebbe essere l’inizio della fase post-Brexit otto anni dopo il referendum che staccò il Regno Unito dal continente: la costruzione di una relazione nuova a beneficio di entrambe le parti.
«Temo estrema destra e Francia ingovernabile. Il motore con i tedeschi sarebbe in panne». Juncker: l’Italia continui a svolgere un ruolo costruttivo. Popolari, socialisti e liberali hanno ragione a non volere una coalizione formale con gli amici di Meloni. Visto che il voto è a scrutinio segreto non si può rifiutare il sì di alcuni rappresentanti di quei partiti. (Francesca Basso, Corriere della Sera)
«Dentro FdI non c’è spazio per razzisti e antisemiti». Meloni scrive ai dirigenti del partito: «Abbiamo fatto i conti con il ventennio fascista, fuori chi non ha capito». (Paola Di Caro, Corriere della Sera)
E qui già ci si chiede se uno dei motivi di questo “secondo tempo” nella sua reazione non sia dovuto proprio ai dubbi suscitati all’estero, in ambienti europei e americani. Tra l’altro, quando reagì a caldo prendendosela, appunto, con i «metodi da regime» di giornalisti, era reduce da un difficile Consiglio Ue nel quale aveva gestito l’esclusione dalla trattativa sulle posizioni apicali. E allora sarà anche l’atmosfera di Bruxelles, l’attesa per le elezioni francesi, ad averla indotta a un gesto di comunicazione necessario per chiarire il Dna del partito. Soprattutto perché queste grandi pulizie sono in atto altrove: basta guardare a Marine Le Pen e al suo divorzio da Afd, la formazione tedesca di estrema destra, ma anche la presa di distanza da Putin, così come ha colpito il viaggio di Orban (da sempre nello schieramento filorusso) a Kiev. (Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore)
Meghnagi: giusto condannare e fare pulizia fino in fondo. Questi giovani vanno educati. Il capo della Comunità ebraica milanese: ci sentiamo protetti da FdI. A sinistra. Perché non fanno sentire che cosa dicono degli ebrei nei luoghi della sinistra? Rispetto Segre ma non dobbiamo pensare di dover scappare. (Chiara Baldi, Corriere della Sera)
Massimo Franco sul Corriere: La scelta significativa della leader dopo l’errore iniziale. Affiora la determinazione a guardare in faccia e chiamare con il proprio nome l’esistenza di alcune sacche della destra.
Zingaretti: “In Italia sull’unità del fronte popolare siamo più avanti dei francesi. E qui il Centro sta con noi”. Intervista all’ex segretario del Pd eletto all’Europarlamento: “C’è già una convergenza sui programmi. Grazie a Schlein si è aperta una fase nuova su un’agenda chiara che va dal lavoro ai diritti sociali”. (Giovanna Vitale, Repubblica)
Dai comunisti a Magi, la foto di Bologna: Nato, Israele, giustizia… il fronte impossibile. Può esistere un Fronte popolare italiano? E se sì, che programma avrà? L’ipotesi al momento difficile, sembra scaturire dalla serata organizzata dall’Anpi a Bologna e che ha riunito su uno stesso palco i leader di Pd, M5S, Avs, PiùEuropa, Prc. Le foto non sono mai casuali e vedere sul palco Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Maurizio Acerbo e Riccardo Magi, con il presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo a “officiare”, non può non rinviare all’ipotesi di una nuova alleanza (di centrosinistra? Progressista? Popolare?). (Salvatore Cannavò, Il Fatto Quotidiano)
Salvini abbraccia Orban e i “patrioti” putiniani. Meloni: un atto ostile. Il capo della Lega pronto all’accordo in Europa col leader ungherese e con gli ultranazionalisti cechi e austriaci. Un problema per la premier, che conferma la linea atlantista. Lo spettro di Trump. (Tommaso Ciriaco, Repubblica)
M5S, caccia a un gruppo in Europa. E chiede di entrare nella Sinistra. L’obiettivo è lasciare i «non iscritti». L’operazione coinvolgerebbe in totale 20 deputati. (Francesca Basso, Corriere della Sera)
Il documento programmatico del Ppe somiglia a un trappolone per Ursula. Saranno pure democristiani, ma mordono, eccome se mordono: il Ppe prepara un documento programmatico per la nuova legislatura europea che somiglia tanto a un trappolone per i socialisti ma pure per Ursula von der Leyen. Mentre il presidente incaricato cerca di raggranellare i voti sufficienti per non correre il rischio di essere trombata al voto di fiducia dell’Europarlamento il prossimo 18 luglio, rivolgendosi a sinistra ai verdi e trattando sottobanco a destra con i conservatori di Giorgia Meloni, il suo stesso partito, appunto il Ppe, pilastro principale della maggioranza con socialisti e liberali, mette nero su bianco una serie di paletti che complicheranno assai le trattative di Ursula con i Verdi e le faranno pure perdere consensi tra i socialisti. Il documento dei popolari somiglia tanto al programma del centrodestra italiano. (Carlo Tarallo e Mauro Bazzucchi, La Verità)
All’ombra di Marina Berlusconi cresce l’area liberal di Forza Italia. “Europeisti e per i diritti”. Tre vicecoordinatori su quattro si schierano con la primogenita del Cavaliere. (Matteo Pucciarelli, Repubblica)
Da Panetta a Schlein, i video-truffa che rubano l’identità a politici e star. Allerta di Bankitalia dopo il coinvolgimento del Governatore. Come riconoscere l’inganno. (Michela Rovelli, Corriere della Sera)
Autonomia, Musumeci frena Zaia. Spinta delle Regioni sul referendum. Il ministro: dal Veneto richiesta precoce. Domani l’incontro tra governatori di centrosinistra. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)
Gli altri temi del giorno
Orbán vola a Kiev: «Tregua subito». Ma Zelensky rilancia la «pace giusta». I portavoce del leader: prima il ritiro russo. Si lavora a un nuovo summit (questa volta con Mosca). (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)
Quella di Orban è una mossa ambiziosa – ricorda gli azzardi dei suoi primi passi sulla scena politica – e ha alle spalle una serie di valutazioni degne di nota. Innanzitutto la volontà di non svuotare di significato il semestre di presidenza ungherese, che in ragione della congiuntura europea rischiava di trasformarsi in una scatola vuota dal punto di vista legislativo. Attualmente infatti la commissione non è ancora ufficialmente in carica e tra l’estate, i tempi di formazione del gabinetto dei commissari, la nomina delle coimmissioni parlamentari, il passaggio delle audizioni in Parlamento, è possibile che prima di novembre il nuovo esecutivo non sarà a tutti gli effetti operativo. In una cornice del genere è maturata dunque la scelta, da parte dell’Ungheria, di dare al semestre, che si conclude a fine dicembre, una forte impronta politica, non potendo assolvere appieno quella legislativa. (Francesca Sforza, La Stampa)
La Nato invierà un alto funzionario a Kiev L’obiettivo è coordinare gli aiuti militari. La Nato è pronta a stabilire una presenza permanete a Kiev per rafforzare la cooperazione con l’Ucraina e renderla “a prova” di Donald Trump e del ritrovato vigore elettorale delle destre in Europa. L’Alleanza sta per inviare un alto funzionario civile nella capitale, nell’ambito di una serie di nuove misure progettate per rilanciare il sostegno a lungo termine dell’Ucraina.
Le iniziative saranno annunciate al vertice Nato della prossima settimana a cui partecipano tutti i leader dell’Alleanza riuniti a Washington, dove 75 anni fa fu firmato il trattato costitutivo del Patto. L’invito però non è stato esteso a rappresentanti di Kiev.
Secondo quanto riferito dal Wall Street Journal, l’obiettivo è rafforzare le prospettive dell’ex repubblica sovietica di aderire all’Alleanza senza diventarne membro. (Francesco Semprini, La Stampa)
Negoziati ancora al palo. Dalla Nato 40 miliardi alla resistenza ucraina. Adesione lontana, ma pronte più di 30 intese bilaterali. Al prossimo summit dell’Alleanza il piano sarà un messaggio di forza al leader russo. (Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera)
Trump, rinviata la sentenza Daniels. Biden: immunità terribile per il Paese. Dopo il salvataggio della Corte il tycoon ha ottenuto lo slittamento al 28 settembre. (Andrea Marinelli, Corriere della Sera)
Elezioni Usa, Nancy Pelosi scarica il presidente: “Lecito mettere in discussione Biden”. L’ex speaker della Camera assesta il primo colpo. E i sondaggi confermano l’emorragia di consensi. (Paolo Mastrolilli, Repubblica)
Biden, il 72% degli americani è per il ritiro. Il presidente, che oggi incontra i governatori democratici, tira dritto forte dell’appoggio di famiglie e vertici Dem, seppur indebolito dai sondaggi. E con il fioccare di alcune defezioni eccellenti, come quella di Nancy Pelosi, che dice: «Mi chiedo se sia lui quello giusto». Nel primo della Cbs dopo il dibattito il 72% degli intervistati dice che dovrebbe fare un passo indietro, il 27% vuole che resti, rispetto al 35% registrato prima del dibattito. Quanto ai tre potenziali sostituti del presidente – la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, quello della California Gavin Newsom e la vicepresidente Kamala Harris –, tutti sarebbero in vantaggio di 5 punti rispetto a Trump. Secondo un altro sondaggio, Usa Today-Suffolk, il 41% dei democratici crede che Biden debba essere sostituito come candidato del partito. Per un terzo poll, a cura di Reuters/Ipsos, ci sarebbe la suggestione Michelle Obama, vista vincente in una ipotetica lotta contro Trump. La scarsa prestazione nel primo dibattito è stata dovuta alla «stanchezza causata dai viaggi in Francia e in Italia», ha detto Biden indicando come «non intelligente» aver fatto «il giro del mondo più volte» prima del confronto. (Francesco Semprini, La Stampa)
Le Nazioni Unite lanciano l’allarme per il nuovo di ordine di sgombero di massa arrivato dall’esercito israeliano per la città di Khan Yunis, nella Striscia di Gaza, che non farà altro che «aumentare le sofferenze dei civili e i bisogni umanitari». «La gente si trova di fronte alla scelta impossibile tra doversi trasferire, molti per la seconda o terza volta, in aree che a malapena hanno spazi o servizi o restare in aree in cui sanno che ci saranno pesanti combattimenti», ha denunciato ieri Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale dell’Onu. Due giorni fa i militari israeliani hanno ordinato lo sgombero del settore orientale di Khan Yunis e già ieri sono stati confermati raid. La coordinatrice umanitaria dell’Onu per Gaza, Sigrid Kaag, ha detto ieri al Consiglio di Sicurezza dell’Onu che 1,9 milioni di persone – su 2,3 milioni di palestinesi che vivono nella Striscia – sono sfollate nel territorio. (Il Sole 24 Ore)
Pnrr, via libera alla quinta rata A maggio 17 mila posti in meno. L’Istat: cresce ancora l’occupazione femminile. Deficit giù all’8,8% nei primi tre mesi. (Claudia Voltattorni, Corriere della Sera)
Pnrr, quinta rata in arrivo. Anticipati due target fiscali. Si è sbloccato dopo sei mesi e l’ennesimo faticoso negoziato il complicato mosaico della quinta rata del Pnrr. Con un risultato che permette al Governo italiano, dalla premier Giorgia Meloni al ministro Raffaele Fitto, di cantare vittoria. Perché la nuova tranche di fondi comunitari in arrivo (entro quattro settimane il Comitato economico e finanziario darà l’ultimo via libera per l’erogazione) guadagna 400 milioni rispetto alla dote originaria, salendo da 10,6 a 11 miliardi di euro grazie al conseguimento in anticipo di due obiettivi relativi al contrasto dell’evasione fiscale previsti per la settima rata. Viene più che compensata, per questa via, la sospensione di 110 milioni a causa del congelamento della milestone M1C1-85, che prevedeva la riduzione del 10% del tempo medio tra l’aggiudicazione dei contratti pubblici e la realizzazione delle opere: certificare il raggiungimento di questa misura è risultato impossibile. Occorrerà dunque chiarire il sistema di misurazione da utilizzare. (Manuela Perrone, Il Sole 24 Ore)
Cdp, ancora un rinvio. Manca l’accordo sui nomi del Tesoro. Ancora un rinvio, il quarto a essere precisi, per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti (Cdp). L’assemblea degli azionisti di Cdp, si legge in una nota, «ha rinviato la decisione sulla nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione al 15 luglio» prossimo. Un rimbalzo che va avanti da maggio e che è raro inedito nella storia del braccio finanziario dello Stato che lo scorso anno ha impiegato risorse per 50,7 miliardi di euro e registrato un utile netto mai raggiunto in precedenza di 3,1 miliardi, in crescita rispetto all’anno precedente. (Laura Morelli, La Stampa)
Ex Ilva, sindacati contro la Cig: “Prima il piano”. Niente cassa integrazione senza il piano industriale. I sindacati bocciano la proposta dei commissari dell’ex Ilva. La richiesta di un periodo di ammortizzatori sociali per 5.200 addetti, di cui 4.400 a Taranto, viene giudicata irricevibile. La parola, adesso, passa a Palazzo Chigi. (Raffaele Lorusso, Repubblica)
Unipol più forte in Bper Mps, scade il vincolo sulle azioni del Tesoro. Da oggi il Mef ha le mani libere. Le mosse di Cimbri. Prima di eventuali nozze, Mps potrebbe salire al 100% della partnership con Axa. (Daniela Polizzi Andrea Rinaldi, Corriere della Sera)
Ita-Lufthansa, oggi il sì della Ue. Il piano di rilancio in tre fasi. Bruxelles approva le nozze (condizionate). Dagli slot di Linate agli Usa: ecco i paletti. (Leonard Berberi, Corriere della Sera)
Varádi (Wizz Air): “Ita-Lufthansa, deboli rimedi dall’Ue. Non escludo ricorso a Corte di Giustizia. Troppi ritardi nei voli”. Il cofondatore e ad della compagnia low cost ungherese: “Dopo la paralisi negli aeroporti due anni fa, abbiamo creato un modello molto più robusto. Ma i controllori di volo non hanno fatto altrettanto. Hanno poco personale e faticano a gestire le emergenze meteo”. (Aldo Fontanarosa, Repubblica)
“I danni del clima pagati dai privati” Musumeci spaventa le assicurazioni. Il ministro: “Lo Stato non può intervenire per tutti”. Ania: nel 2023 esborso da 5,5 miliardi. (Federico Formica, Repubblica)
Bozzoli, la fuga all’estero in Maserati. Con lui anche la compagna e il figlio. Brescia, latitante dopo l’ergastolo per l’omicidio dello zio. I tentativi per convincerlo a rientrare. (Giusi Fasano, Corriere della Sera)
Satnam, arrestato il datore di lavoro «Poteva salvarlo, è stato disumano». Latina, l’accusa diventa di omicidio doloso. Nessuno ha prestato soccorso alla vittima. (F. Fia., Corriere della Sera) Si aggravano le accuse contro Lovato: “Da lui una condotta disumana”. La perizia medica: “Con i soccorsi il bracciante si sarebbe salvato”. (Clemente Pistilli, Repubblica)
Il tappo delle bottiglie di plastica da oggi è inamovibile: è più scomodo ma aiuta l’ambiente. La battaglia inizia con le chiusure delle lattine negli Usa. E nell’Italia campione d’Europa nella differenziata, sono i giovani a guidare la svolta green. (Giacomo Talignani, Repubblica)
Nasce Disability Pride. “Non siamo più invisibili la nostra lotta sui social”. Luglio è il mese scelto per rivendicare l’orgoglio della disabilità “Poste e scuole per noi inaccessibili, solo sul digitale non ci sono ostacoli”. (Eugenia Nicolosi, Repubblica)
Sul Corriere, il colonnello Bernacca viene raccontato dalla nipote Fulvia «Non avrebbe mai usato termini come bombe d’acqua».
Gli Anniversari
1608, Samuel de Champlain fonda Quebec City
1735, Carlo di Borbone re delle Due Sicilie
1886, Carl Benz prova in strada la prima automobile
1886, brevettato il nastro inchiostrato da macchina per scrivere
1944, i russi liberano Minsk dai tedeschi
1962, l’Algeria sceglie l’indipendenza dalla Francia
1964, Lyndon Johnson firma il Civil Rights Act
1971, Jim Morrison trovato morto a Parigi
1972, Firenze: nasce la Federazione unitaria Cgil, Cisl e Uil
1979, la Germania contro la prescrizione dei crimini nazisti
1985, Cossiga giura come ottavo Presidente della Repubblica
1985, Ritorno al futuro sbarca al cinema
1988, Guerra del Golfo: gli Usa abbattono un aereo di linea
1996, Eltsin confermato presidente della Russia
2001, bocciata in Europa la fusione tra GE e Honeywell
2002, Scajola si dimette dopo frasi su Marco Biagi
2003, ergastolo per gli assassini di Paolo Borsellino
2005, muore a Orvieto Alberto Lattuada
2010, camion cisterna esplode in Congo: 331 morti
2011, sanzioni: la Svizzera blocca 27 mln del clan Assad
2013, colpo di Stato in Egitto: al Sisi va al potere
Nati oggi
321, Valentiniano I
1423, Luigi XI di Francia
1883, Franz Kafka
1886, Giovanni Battista Caproni
1895, Marcello Canino
1911, Italo Pietra
1938, Adriano Aragozzini
1939, Nicola Acocella
1940, Ennio Doris
1941, Diana Bracco
1943, Vito Bonsignore
1951, Jean Claude Duvalier
1955, Walter Veltroni e Pierluigi Battista
1962, Tom Cruise
1963, Gianni Di Giovanni
1965, Flavio Insinna
1967, Catia Polidori
1971, Julian Assange
1987, Sebastian Vettel
Si festeggia san Tommaso
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