“Per mangiar bene in Inghilterra dovresti far colazione tre volte al giorno” (William Somerset Maugham)
La Gran Bretagna va a sinistra dopo 14 anni di governo conservatore e l’uscita dalla Ue, la Francia va a destra ma Le Pen difficilmente avrà, secondo i sondaggi, la maggioranza assoluta. Gli Stati Uniti viaggiano verso Trump anche a causa della debacle fisica di Biden la cui Casa Bianca viene raffigurata come un deambulatore dalla copertina dell’Economist. Keir Starmer oggi riceve da re Carlo l’incarico di formare il nuovo governo inglese. Secondo il Foglio, è stato in passato avvocato di Berlusconi. Lammy, futuro ministro degli Esteri, vuole un “nuovo patto con L’Europa”. Intanto Orban, presidente di turno dell’Europa fino a dicembre, va da Putin e Weber capo dei Popolari, lo attacca perchè sarebbe andato a Mosca senza mandato, ma nei giorni scorsi era stato anche da Zekensky. Tutti i giornali aprono sulla netta vittoria laburista, e ovviamente i giornali più vicini alla sinistra come Repubblica cavalcano l’”onda”, mentre a destra fanno quasi finta di nulla (Il Giornale titola “Londra si consegna alla sinistra”, Libero preferisce occuparsi di Salis).
Il Ppe chiude la porta all’alleanza con i Verdi, grazie anche alla posizione netta di Forza Italia. I (pochi) europarlamentari grillini ammessi in prova per sei mesi nel gruppo della sinistra con Fratoianni e Rackete (“Conte comunista in prova a Bruxelles”, titola Libero). Domani, il quotidiano di De Benedetti, “assegna” a Fitto il portafoglio della Coesione, oppure della Concorrenza. Il Sole ha un pezzo sul documento di Business Ue dove si parla di “transizione gestita” e “transizione frustrata” al green.
Salvini contro Mattarella parla di dittatura delle minoranze, poi si corregge ma per La Stampa è la notizia più importante del giorno, Meloni sta con il Colle. Il Foglio su Mattarella: è giusto parlare di dittatura della maggioranza, ma allora ci vuole anche uno scatto sui giudici. Via l’abuso d’ufficio ma torna il peculato per distrazione.
Parte il Forum in masseria di Bruno Vespa in Puglia con mezzo governo.
Il Fatto apre su Chico Forti che in carcere avrebbe chiesto ad un altro detenuto di “far tacere” Travaglio e Lucarelli, tra i pochi ad aver criticato Meloni per l’accoglienza tributata all’italiano condannato per omicidio negli Usa.
La Stampa legge il comunicato Istat sull’andamento delle tasse a marzo, salite dello 0,8 per cento da 36,3 al 37,1 rispetto allo stesso periodo del 2023. E scopre che il taglio del cuneo fiscale ha fatto passare alcuni redditi allo scaglione successivo, quindi sono stati tassati di più. Parliamo di pochi euro, ma si tratta di un effetto contrario all’obiettivo del taglio del cuneo.
Pronti i dazi alle vetture elettriche cinesi, possono arrivare al 48 per cento. Tedeschi freddi per non compromettere le esportazioni di Bmw, Mercedes e Audì in Cina.
Guidesi, assessore allo Sviluppo della Lombardia, auspica sul Corriere l’alleanza delle filiere automotive europee per contrastare il green deal.
Quest’anno in Italia Confimprese prevede l’apertura di 5580 nuovi negozi, con 33 mila nuovo posti di lavoro.
Si infiammano i titoli di Bper e Mps per le ipotesi di fusione, ma non c’è ancora nulla di concreto.
Il Sole confeziona apre sulle rinnovabili, sottolineando che la potenza installata sale del 10,4 per cento in un anno (anche se l’incidenza sul mix energetico resta più che bassa).
Landini presenta in Cassazione il quesito referendario per abolire l’autonomia differenziata.
Boccardelli, nuovo rettore della Luiss, vara il suo pacchetto di nomine, con pro rettori, dean e capi di dipartimento. Se ne occupano in particolare il Sole e il Messaggero.
Il generale dei Carabinieri Oreste Liporace ai domiciliari per corruzione, gara truccata da 700 mila euro.
Il ministro Sangiuliano fischiato a Taormina, ma la Rai sostituisce i fischi con gli applausi quando manda in onda la trasmissione sul premio.
Daniela Santanche di nuovo rinviata a giudizio per i bilanci falsi di Visibilia.
Mentana rinnova con La7, Cairo secondo il Foglio è molto meloniano.
Il Giornale si occupa di Pizzaliks, un account Instagram e X che viene presentato come l’alternativa possibile a Dagospia.
Ed ecco alcuni dettagli/approfondimenti. Londra ha voltato pagina. Vittoria schiacciante per il Labour. Gli exit poll: ai progressisti 410 seggi. Umiliati i conservatori. Sorpresa Farage, crollano i nazionalisti scozzesi. (Paola De Carolis, Corriere della Sera)
Elezioni nel Regno Unito: storico trionfo laburista, con Starmer la sinistra riconquista la Gran Bretagna. Vittoria a valanga con 410 seggi su 650. Il nuovo premier: “Grazie della fiducia”. Per i Conservatori la sconfitta più grave dalla loro fondazione, nel lontano 1832. Il brexiter Farage eletto. (Antonello Guerrera, Repubblica)
«Keir più deciso di quanto sembra riaprire il capitolo Brexit? Forse in un secondo mandato». Viner, direttrice del «Guardian»: mai dare per spacciati i conservatori. Lui era così anti Brexit che trova arduo avviare ora la discussione: ma non significa che non accadrà. (Luigi Ippolito, Corriere della Sera)
Elezioni nel Regno Unito, Harris: “Con la Brexit i conservatori hanno umiliato il Paese e sono stati puniti. Oggi finisce l’incubo”. L’intervista allo scrittore inglese. “Dopo l’uscita dalla Ue, noi britannici non siamo stati più felici. Starmer non è un visionario, ma è una persona rispettabile, intelligente, competente: dovrà riaprire il capitolo dei rapporti con l’Ue”. (Antonello Guerrera, Repubblica)
Il trionfo di Sir Starmer. L’uomo che non fa promesse vuole cambiare il Paese. Leader minimalista, dice di non sognare: «È saporito come un brodino». (Marco Imarisio, Corriere della Sera)
Beppe Severgnini sul Corriere: Gran Bretagna, gli errori e la svolta: ecco perché i Tory sono stati spazzati via. Al potere dal 2010, hanno pagato la catena di errori, la superficialità e l’incapacità di risollevare l’economia, messa in ginocchio da Brexit. Il Regno Unito rientrerà nella Unione Europea, ma ci vorrà una generazione.
Enrico Letta: “In Gran Bretagna sconfitto chi vuole soltanto distruggere. La sinistra in Italia trovi la sua strada”. Intervista all’ex premier che oggi guida l’Istituto Jaques Delors: “La Brexit fu una gigantesca cavolata. Gli elettori inglesi hanno fatto finalmente mea culpa”. (Stefano Cappellini, Repubblica)
Si riaccende il dibattito a sinistra. Gentiloni: vittoria dei riformisti. Le reazioni in Italia. Anche per Renzi questo Labour «rottama» le visioni ideologiche. Il commissario Ue: «Dopo anni di radicalismo minoritario la sinistra britannica torna al governo». L’affondo di Bonelli. Il leader dei Verdi ricorda la sintonia di Meloni con Sunak: «Il suo alleato ha perso». (Valentina Santarpia, Corriere della Sera)
Le desistenze frenano la destra: si allontana la maggioranza assoluta. Nell’ultimo sondaggio di «Le Figaro» buoni i numeri dell’«alleanza plurale» moderati-sinistra. (S. Mon., Corriere della Sera)
Éric Ciotti, l’uomo del Sud che ha spaccato i gollisti per portarli a Le Pen: «Pronti a lavorare con Meloni». Noi e l’Italia abbiamo gli stessi problemi, le stesse preoccupazioni. Ma adesso l’Italia sta proteggendo bene le frontiere. (S. Mon., Corriere della Sera)
Tsunami Marsiglia, qui il macronismo è stato spazzato via. Nella città dove il presidente voleva costruire il suo nuovo feudo, ora l’urgenza è fermare l’estrema destra, arrivata in testa su cinque delle sette circoscrizioni. Ma il potere degli Insoumis è forte. (Anais Ginori, Repubblica)
Aggressioni, cortei e polizia. Il voto blindato agita Parigi. Violenza, aggressioni, minacce. L’antivigilia elettorale in Francia corre su questi tre binari a testimonianza di un clima niente affatto sereno. Il team di Prisca Thevenot, speaker del governo, è stato attaccato da quattro estremisti mentre affiggeva manifesti elettorali mercoledì sera a Meudon, nell’Hauts-de-Seine, dove è candidata. La procura di Nanterre ha aperto un’indagine per «violenza commessa in un incontro contro un pubblico ufficiale eletto». Quattro persone, tra cui tre minori, sono state prese in custodia dalla polizia e la sua campagna elettorale è stata sospesa. (Francesco De Palo, Il Giornale)
Daniel Pennac, “Le Pen non si occupa dei deboli, offre solo un capro espiatorio”. L’intervista all’autore della saga di Malaussène. “A coloro che si sentono ai margini della società, il Rn dice che la colpa è degli immigrati, gli altri, i diversi”. (Fabio Gambaro, Repubblica)
Antonio Polito sul Corriere: L’occidente e le stagioni di rabbia. La politica e la rivolta: l’ira funesta che agita le democrazie è un sentimento manicheo, senza sfumature e che ignora la complessità.
Il sentiero «stretto» di Ursula. Stop del Ppe a un patto con i Verdi. FI: no a posizioni ideologiche sull’industria. Il M5S ammesso (con riserva) nella Sinistra. (Francesca Basso, Corriere della Sera)
Massimo Franco sul Corriere: Patriottismi agli antipodi sulle alleanze internazionali. I Conservatori sono a sostegno di Kiev e della Nato. Tra i Patrioti di Orbán posizioni filorusse e contro l’Alleanza atlantica.
Salvini e il rischio assolutismo: no, qui comandano le minoranze. Meloni: nessun attacco dal Colle. Un caso le frasi del leghista. Per il Quirinale corretta la valutazione della leader. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)
Salvini, con precisione chirurgica, si pone sul polo opposto a quello di Mattarella. «In Italia come in Francia – prosegue il segretario della Lega, che difende il suo «modello», Marine Le Pen – chi prende i voti governa, nel rispetto delle regole, della democrazia, delle minoranze, della trasparenza». Per lui, poi, «il richiamo del Quirinale poteva essere fatto ad altri, ma non sicuramente alla situazione italiana. Anzi – sottolinea ancora -, qui c’è la minoranza che spesso e volentieri si comporta da maggioranza, pretendendo di imporre alla maggioranza politica e culturale del Paese il suo modo di vivere e ragionare. Semmai, quindi, qua c’è il problema della dittatura delle minoranze, non il contrario». Meloni se ne tira fuori: «Francamente non ho letto, differentemente da altri, nel discorso del presidente Mattarella un attacco al governo». (Federico Capurso, La Stampa)
È praticamente sicuro che Meloni possa non essere contenta dell’ultimo intervento del capo dello Stato sulla necessità di mitigare i poteri, a cominciare da quello della maggioranza, in un sistema democratico, o sul silenzio fatto seguire dallo stesso Mattarella alla richiesta della premier di garantire la libertà della vita dei partiti dopo le rivelazioni dell’inchiesta di
Fanpage. Eppure Meloni ha taciuto: consapevole, certo, che una presa di posizione del presidente del Consiglio nei confronti del presidente della Repubblica delineerebbe una crisi istituzionale, certamente da evitare. (Marcello Sorgi, La Stampa)
Autonomia, scatta l’operazione referendum. Scatta questa mattina, in Corte di Cassazione a Roma, l’operazione referendum contro l’autonomia differenziata. I partiti di opposizione, la Cgil (ci sarà Maurizio Landini) e la Uil, le associazioni laiche e cattoliche, che compongono il comitato promotore, depositeranno il quesito abrogativo della legge firmata dal ministro Roberto Calderoli. Una domanda secca da sottoporre ai cittadini: «Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”?». Poi inizierà la lunga estate della raccolta delle firme, almeno 500 mila, a sostegno del referendum, da completare entro il 30 settembre. Quindi la parola passerà alla Corte costituzionale per l’ammissibilità del quesito. (La Stampa)
«Un armistizio con Schlein? Mai dichiarato guerra. Sull’Autonomia ha fatto bene, ora uniamo i progressisti». De Luca: lavorare insieme anche senza essere d’accordo su tutto. L’opposizione alza la tensione? È il governo a farlo, basta guardare ai fondi di coesione. Modernizziamo l’Italia evitando di presentarci come difensori dello status quo. (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)
Via l’abuso d’ufficio, è lite sul nuovo reato. L’Anm contro Nordio. Sì della Camera. L’opposizione: il dl carceri lo reintroduce. Sotto accusa il peculato per distrazione. Le toghe: è una pezza. Il ministro: no, è diverso. (Paola Di Caro, Corriere della Sera)
Non decolla la spesa Pnrr: 49,5 miliardi, il 25% del totale. Nel primo giorno della terza edizione di “Missione Italia”, l’evento annuale promosso dai sindaci dell’Anci per fare il punto sul Pnrr dei Comuni, emergono i numeri che spiegano la preoccupazione espressa mercoledì in cabina di regia dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Il contatore aggiornato della spesa per i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, come indicano i dati dell’Ispettorato generale per il Pnrr del Mef guidato da Carmine di Nuzzo, è fermo a 49,5 miliardi (appena 3,9 miliardi in più rispetto ai 45,6 miliardi di fine 2023), di cui quasi 30 miliardi legati ai crediti di imposta automatici per i bonus edilizi e gli incentivi alle imprese. Gli investimenti pubblici veri e propri, insomma, restano a quota 20 miliardi circa. Un livello deludente, quello offerto dal censimento ufficiale della piattaforma ReGis, che fa crescere ulteriormente la montagna di spesa necessaria per completare tutti gli interventi del Piano entro la scadenza ad oggi fissata del 30 giugno 2026. (Manuela Perrone e Gianni Trovati, Il Sole 24 Ore)
Caporali e ghetti nei campi, il governo è rimasto all’anno zero. L’esecutivo ha perso un anno e mezzo per spendere i 200 milioni lasciati da Draghi. Manca il via libera ai piani di azione fatti dai Comuni. Fumata nera alla cabina di regia con Fitto, Calderone e Giorgetti. (Giuseppe Colombo, Repubblica)
L’Ue impone i dazi alle auto cinesi. Urso: “Ora l’accordo con Pechino”. Sussidi pubblici per le auto elettriche, la Commissione europea passa alle vie di fatto applicando i dazi annunciati. Da oggi scattano i sovra-costi aggiuntivi fino al 37,6%, che si vanno ad aggiungere a quelli del 10% già in vigore. Le tre settimane concesse a Pechino per convincere a non imporre le tariffe sull’import delle quattro ruote ecologiche non servite a fugare dubbi né, tanto meno, trovare soluzioni. Via alle tariffe per tutte le importazioni, siano esse «made in China» o di produttori europei attivi in Cina. Non si guarda in faccia a nessuno, neppure a quei Paesi come la Germania contrari all’iniziativa di Bruxelles. L’Italia sembra invece caldeggiare la decisione. «I dazi sono talvolta lo strumento necessario per ripristinare le condizioni di mercato che evidentemente siano state accertate e violate», sostiene il ministro per le Imprese e il made in Italy, Adolfo Urso, che da Pechino, dove si trova in missione, auspica «una soluzione negoziale» prima che sia troppo tardi. (Emanuele Bonini, La Stampa)
I produttori tedeschi: «Misura dannosa». «I tempi della decisione della Commissione Ue sono sbagliati a causa della debolezza della domanda per di veicoli a batterie elettriche, in Germania e in Europa». Lo dichiara Volkswagen, la più grande casa automobilistica europea, criticando duramente i dazi proposti dalla Commissione europea sui veicoli elettrici prodotti in Cina. Non è una fase facile per tutta l’industria tedesca. Nel mese di maggio gli ordini sono diminuiti, in modo inatteso, dell’1,6% rispetto ad aprile, facendo segnare – secondo i dati diffusi da Destatis – il quinto calo congiunturale consecutivo. Su base tendenziale gli ordini all’industria si sono contratti invece dell’8,6 per cento. Molto preoccupato anche il commento della Vda, l’Associazione dei produttori di auto tedesca, della quale fanno parte anche Mercedes e Bmw. «Cina e Commissione Ue devono fare ogni sforzo per trovare una soluzione attraverso un dialogo aperto e costruttivo. Un potenziale conflitto commerciale globale deve essere scongiurato». (Il Sole 24 Ore)
Gli altri temi del giorno
«Orbán a Mosca da Putin». L’alt della Ue: nessun mandato. Le mosse a sorpresa del leader. Le indiscrezioni sulla visita del premier ungherese (presidente di turno dell’Unione). Il presidente del Consiglio europeo Michel: nessuna discussione senza Kiev. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)
Orbán, missione da Putin. L’ira Ue: «Non può farlo». Orban sarà accompagnato dal ministro degli Esteri Péter Szijjartó, che ha visitato la Russia più di cinque volte da quando Mosca ha invaso l’Ucraina. La notizia era stata anticipata nel primo pomeriggio dal giornalista investigativo Szabolcs Panyi, ma ufficialmente mai confermata dal Cremlino, né tanto meno dalle stanze di Karmelita kolostor. A soli tre giorni dalla visita a Kiev in cui aveva definito l’impegno sull’Ucraina «la questione principale dei prossimi sei mesi di presidenza ungherese dell’Ue», Orban ha preso una decisione che spiazza tutti e che di sicuro avrà ripercussione nella sfera degli equilibri diplomatici, non solo europei. (Luigi Guelpa, Il Giornale)
Biden rassicura i governatori dem. E in radio: «So di aver sbagliato». Il presidente: sto bene, non lascio. Trump in un video : «L’ho sbattuto fuori». Male i sondaggi. (Andrea Marinelli, Corriere della Sera)
Al di là delle dichiarazioni di facciata, Kamala Harris sarebbe oggetto di manovre in vista di una possibile successione a Joe Biden. Il tutto mentre si consuma lo strappo tra i vertici del partito, che rinnovano il sostegno al presidente, e un congruo numero di donatori che, assieme a una stretta minoranza dell’Asinello chiedono le dimissioni. Harris si recherà in Louisiana, Texas e Indiana a luglio per partecipare a eventi a sostegno del “suo principale”, rivolti ad alcuni gruppi di elettori chiave come i neri, le donne e i giovani. Tuttavia, essendo considerata con sempre maggiore insistenza la “prima scelta” in caso di ritiro di Biden i suoi “vecchi amici”, ovvero i donatori che l’hanno sostenuta e finanziata in vista di una sua corsa in Usa 2020 (dove ha dovuto cedere il passo all’attuale inquilino della Casa Bianca ancor prima delle primarie) stanno discutendo in privato i dettagli di una sua candidatura. (Giulio D’Antona, La Stampa)
Biden non molla. E Trump lo insulta. Decisamente più complessa è la situazione con i donatori. Reed Hastings, co- fondatore di Netflix e uno dei maggiori finanziatori del partito, gli ha chiesto di ritirarsi dalla corsa, sottolineando in una email al New York Times che «deve farsi da parte per consentire a un forte leader dem di battere Trump e mantenere gli Usa sicuri e prosperi». Hastings e sua moglie, Patty Quillin, hanno donato oltre 20 milioni di dollari per sostenere i dem negli ultimi anni, di cui 1,5 milioni per Biden durante la corsa presidenziale del 2020 e 100mila dollari la scorsa estate. Kamala Harris, intanto, in queste settimane andrà in missione in Louisiana, Texas e Indiana per conquistare elettori chiave come i neri, le donne e i giovani. (Valeria Robecco, Il Giornale)
L’equazione, secondo i retroscena circolati ieri, è questa: da un lato rinuncia al ricorso e paga le sanzioni sul Pandorogate, dall’altro si augura maggiore clemenza sul caso delle uova di Pasqua. L’influencer Chiara Ferragni (o meglio le sue società Fenice Srl e Tbs Crew) era infatti stata sanzionata per 1 milione di euro dall’Antitrust per il Pandorogate, il caso del dolce natalizio col suo nome e una “spruzzata di beneficenza” che però si era dimostrata distante da quanto pubblicizzato (per cui è anche sotto indagine per truffa aggravata). Ora ha depositato la richiesta di ritiro del ricorso al Tar del Lazio perché – stando a quanto raccontava ieri il Messaggero citando fonti vicine al team milanese di Ferragni – ci sarebbe “un’intesa informale” con l’Authority per la concorrenza. Se stessero così le cose, l’influencer avrebbe quindi risolto, pagando, anche la vicenda uova di Pasqua. (Il Fatto Quotidiano)
Bozzoli, la fuga in Spagna. «Ha dormito in un albergo». Il 30 giugno la registrazione in un hotel. Il suocero: «Torna e costituisciti». (Giusi Fasano, Corriere della Sera)
Roberto Saviano sul Corriere: Le bugie di Francesco «Sandokan» Schiavone per salvare il clan: l’inganno e il bacio. Il finto pentimento del boss per aggirare gli ergastoli, il ruolo dei figli. Ora torna al carcere duro 41 bis.
La telefonata al figlio: torno subito. Manuela, uccisa con una fucilata. Roma, l’ex compagno si costituisce convinto da un’altra ex: «Voleva togliersi la vita». (Fulvio Fiano e Rinaldo Frignani, Corriere della Sera)
Premio Strega a Di Pietrantonio. “Ma resto un’intrusa”. La scrittrice trionfa con “L’età fragile” che racconta un duplice femminicidio nelle montagne del suo Abruzzo. Sul podio Dario Voltolini e Chiara Valerio. Grande assente il ministro Sangiuliano. (Raffaella De Santis, Repubblica)
Il Corriere intervista Edoardo Vianello, il cantante ha appena compiuto 86 anni: «Il testo dei Watussi lo cambio solo se buttano giù il Colosseo. Ero caruccio, nel periodo d’oro arrivavo a 100 donne l’anno».
Gli Anniversari
1294, eletto papa Celestino V
1687, Isaac Newton pubblica i suoi Principi di Matematica
1811, il Venezuela indipendente dalla Spagna
1830, l’esercito francese occupa Algeri
1841, Thomas Cook inventa il primo viaggio organizzato
1865, costituito a Londra il Salvation Army
1865, in Inghilterra la prima legge sui limiti di velocità
1884, la Germania prende possesso del Camerun
1943, battaglia di Kursk tra russi e tedeschi
1946, a Parigi debutta il bikini
1959, ucciso a Castelvetrano il bandito Giuliano
1951, Giorgio La Pira sindaco di Firenze
1951, inventato il transistor a giunzione bipolare
1975, le isole di Capo Verde indipendenti dal Portogallo
1975, Arthur Ashe primo nero a vincere Wimbledon
1982, Spagna: l’Italia elimina il Brasile
1986, riaperta al pubblico la Statua della Libertà
1992, manovra: prevista la privatizzazione di Iri Eni Enel
1993, ordine di custodia cautelare per Salvatore Ligresti
1994, tangenti a Milano: arrestati quattro ufficiali GdF
1996, clonata a Edimburgo la pecora Dolly
1998, anche il Giappone invia una sonda verso Marte
2002, il governo italiano vara la rottamazione delle auto
2004, prime elezioni presidenziali in Indonesia
2005, prima donna arbitro nel calcio professionistico maschile
2007, presentata al Quirinale la nuova 500
2012, Londra: apre lo Shard più alto grattacielo d’Europa
2016, la sonda spaziale Juno entra nell’orbita di Giove
2017, muore a Roma Navarro Valls
Nati oggi
1554, Elisabetta d’Asburgo
1810, Phineas Taylor Barnum
1889, Jean Cocteau
1904, Harold Acton
1907, Ruggero Orlando
1911, Georges Pompidou
1947, Giancarlo Magalli
Si festeggia Sant’Antonio Maria Zaccaria
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