Libertà di stampa, al voto il parere sul divieto di pubblicazione di atti giudiziari

Il testo delle due commissioni Giustizia spinge Palazzo Chigi ad agire per rafforzare il divieto. Si propone infatti di estendere il divieto a tutte le misure cautelari personali e ad altri provvedimenti che comportano la valutazione di gravi indizi di colpevolezza. Il testo insiste sulla necessità di sanzioni economiche per chi trasgredisce

pubblicazione atti di indagine Come anticipato da La Repubblica, il progetto di limitare la pubblicazione degli atti giudiziari, proposto da Enrico Costa (Forza Italia), si fa ancora più rigido. Oggi e domani, le commissioni Giustizia di Camera e Senato voteranno il parere presentato dai relatori di Fratelli d’Italia, Sergio Rastrelli (Senato) e Andrea Pellicini (Camera). Il parere chiede al governo di applicare il divieto di pubblicazione non solo per le ordinanze di custodia cautelare, ma anche per altri atti d’indagine, consentendo solo il riassunto. Chi violerà la norma sarà soggetto a sanzioni, sia disciplinari che economiche, che colpiranno non solo i giornalisti ma anche gli editori.

Il ruolo delle commissioni e la richiesta di nuove sanzioni

Il testo delle due commissioni Giustizia spinge Palazzo Chigi ad agire per rafforzare il divieto. Si propone infatti di estendere il divieto a tutte le misure cautelari personali e ad altri provvedimenti che comportano la valutazione di gravi indizi di colpevolezza. Il testo insiste sulla necessità di sanzioni economiche per chi trasgredisce. Le commissioni sollecitano l’introduzione di strumenti di controllo, compreso il decreto legislativo 231 del 2001, che regola la responsabilità amministrativa di società e organizzazioni.

Le reazioni: critiche dalla Federazione della Stampa

La Federazione della Stampa, rappresentata dalla segretaria Alessandra Costante, ha criticato duramente il provvedimento. Secondo Costante, il governo nasconde dietro l’etichetta del garantismo una limitazione alla libertà di informazione, sancita dall’articolo 21 della Costituzione. Ha inoltre evidenziato come le sanzioni economiche previste colpiscano non solo i giornalisti ma anche gli editori, rendendo ancora più grave l’attacco alla libertà di stampa.

Nuove misure: verso sanzioni più dure

Il parere delle commissioni Giustizia richiede che il governo valuti ulteriori misure sanzionatorie per garantire il rispetto del divieto di pubblicazione integrale degli atti. Seppur escludendo pene detentive, il parere sottolinea la necessità di sanzioni economiche più severe rispetto a quelle previste dall’articolo 114 del codice di procedura penale. Si mira a introdurre multe più consistenti non solo per i cronisti, ma anche per le testate giornalistiche.

Un quadro più ampio: bavaglio anche su altri atti giudiziari

Il divieto non si limita alle ordinanze di custodia cautelare, ma riguarda anche altri atti come i decreti di perquisizione o sequestro, che già ora, secondo l’articolo 684 del codice penale, non possono essere pubblicati integralmente. Il provvedimento ripristina così una norma caduta in disuso, che vieta la divulgazione letterale degli atti legati alle indagini preliminari, per evitare danni all’indagato, che potrebbe essere assolto in futuro.

La posizione del governo e il dibattito parlamentare

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sarà chiamato a decidere come dare seguito alle proposte delle commissioni. Il Partito Democratico si oppone fermamente alla norma, definendola un colpo duro alla libertà di stampa, mentre il Movimento 5 Stelle ha criticato il provvedimento come una violazione del diritto costituzionale all’informazione. Enrico Costa, difensore della norma, ha invece ribadito che non si tratta di censura, ma di tutelare la presunzione d’innocenza.

Conclusioni: attesa per le decisioni di Nordio

Il destino di questa proposta è ora nelle mani del Guardasigilli Carlo Nordio. Se la norma venisse applicata, molte importanti inchieste, come quelle su Giovanni Toti o Luca Palamara, non sarebbero state rese pubbliche. Si attende di capire come e quando il governo tradurrà in legge queste sollecitazioni, e se verranno introdotte ulteriori modifiche al quadro normativo che regola la cronaca giudiziaria in Italia.

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