Abbandonare la politica del doppiopesismo è il primo passo che la Comunità Internazionale deve avere la forza di compiere. La sovrana mediorientale ha indicato i cinque principi intorno ai quali incardinare il piano per costruire una pace duratura tra israeliani e palestinesi
Una pace giusta, partendo da una base condivisa. Rania di Giordania da Cernobbio, dove ha partecipato al Thea Forum, ha lanciato il suo piano per porre fine alla guerra a Gaza tra israeliani e palestinesi facendo appello alla comunità internazionale ad agire e ad abbandonare la politica del “doppiopesismo” che caratterizza questo conflitto, con l’applicazione selettiva delle regole e i doppi standard, affinchè un giorno le famiglie palestinesi e israeliane possano vivere senza vuoti e dolore, fianco a fianco”.
“ La causa della guerra in corso è stato l’attacco di Hamas a Israele. L’attacco a Gaza, però, è stato disumano: 70mila tonnellate di bombe, il più grande numero di bambini amputati di sempre. Israele – ha sottolineato la regina – ha imposto ordine su oltre il 90% della Striscia e ostacolato l’accesso agli aiuti. Inoltre sono state disattese le indicazioni dell’Onu e della Corte penale internazionale”. “La sofferenza – ha continuato Rania – è diventata la normalità. Pensate a cosa vuol dire aver perso tutto a Gaza oggi. Hai spostato la tua famiglia più volte ma non c’è un luogo sicuro. Guardi al futuro e tutto è desolante. Aspetti il cibo, il cessate il fuoco. Cosa dice il mondo adesso? In Palestina si è resa normale una situazione irrazionale. Il mondo dice che la sofferenza palestinese non vale”.
Cosa si può fare? Rania ha indicato la via, richiamando tutte le parti coinvolte nel conflitto e nei negoziati a dare concreta attuazione a cinque principi fondamentali, sui quali incardinare il piano di pace.
“Il primo punto è che diritto internazionale -ha sottolineato la regina- deve prevalere senza eccezioni. Il secondo è che i diritti umani sono assoluti. La libertà dalle persecuzioni e dalle discriminazioni sono diritti umani non negoziabili”. “Per far prevalere la giustizia – ha aggiunto illustrando il terzo punto – serve assumersi delle responsabilità e garantire che qualsiasi illecito sarà sanzionato. A Gaza vediamo le conseguenze catastrofiche di questo squilibrio. Negli ultimi 57 anni Israele ha mantenuto l’occupazione di questi territori, quindi le parole non bastano. Senza assunzione di responsabilità parlare di diritti umani si riduce a vuota retorica”. “Il quarto punto è la realizzazione di una sicurezza reciproca” che riguarda anche Israele che “non avrà sicurezza permanente senza pace”. E, infine, c’è il quinto punto: “le voci estreme devono essere escluse e il futuro non può essere in ostaggio di coloro che sostengono gli stermini e le punizioni. Devono essere denunciati e zittiti. Incitare contro un’intera popolazione è una violazione di una decente condotta umana, non un esercizio di libertà di espressione”.