In base al protocollo firmato dalla premier Giorgia Meloni ed Edi Rama, i richiedenti asilo otterranno una risposta entro quattro settimane: se il responso sarà positivo verranno trasferiti in centri di accoglienza in Italia altrimenti verranno rimandati al loro Paese di origine
La nave Libra della Marina Militare è salpata verso l’Albania, a bordo il primo gruppo di migranti diretti nei centri allestiti dall’altro lato dell’Adriatico dove verranno sottoposti alle procedure accelerate di frontiera. Sulle persone da trasferire, soccorse in mare, è stato fatto un primo screening per verificare che abbiano i requisiti previsti: provenienza da Paesi sicuri, maschi, non vulnerabili. È il ministero dell’Interno a gestire l’iniziativa e le procedure. Dalla scorsa settimana sono diventati operativi i due centri albanesi di Schengjin e Gjiader che dovranno accogliere i migranti trasferiti.
Il protocollo Italia-Albania
In base al protocollo firmato dalla premier Giorgia Meloni con il suo omologo albanese Edi Rama, i richiedenti asilo otterranno una risposta entro quattro settimane. Da qui due strade possibili e alternative: se il responso sarà positivo, i migranti verranno trasferiti in centri di accoglienza in Italia, altrimenti verranno rimandati al loro Paese di origine. Si tratta di una procedura che, rispetto a quelle previste fino ad oggi, è notevolmente accelerata. Alla prefettura di Roma spetta poi il compito di esaminare le richieste e i colloqui avverranno in collegamento video tra Italia e Albania.
La lista di “Paesi sicuri” e il costo dei centri
Tanti i dubbi e le polemiche sull’«operazione Albania», oltre alle questione giuridiche ed economiche che solleva. Da una parte, infatti, trasferire e trattenere i migranti nelle due basi di Schengjin e Gjader ha un costo notevolmente più alto rispetto al loro sbarco in Italia. Dall’altra, non si può ignorare la sentenza della Corte di giustizia europea che mette in dubbio l’elenco dei 22 Paesi che l’Italia considera «sicuri», tra cui figurano anche Egitto e Tunisia. La Corte ha specificato, infatti, che perché questo status sia ottenuto bisogna che nessuna categoria di cittadini sia bersaglio di discriminazioni e trattamenti inumani. Requisito che pochi dei 22 Paesi soddisfano. Rimane poi il nodo delle tempistiche: fino a oggi l’esame delle richieste di asilo ha impegnato ben più di quattro settimane, scaduto questo termine i migranti rischiano di dover essere riportati in Italia, non potendo essere lasciati liberi in territorio albanese.
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