Mentre è in corso l’emergenza, è scoppiata una polemica politica riguardante la gestione dei fondi destinati alla prevenzione delle catastrofi naturali. In particolare il ministro per la Protezione Civile. Nello Musumeci, ha affermato che non tutti i fondi disponibili sono stati utilizzati
Dopo aver causato gravi danni e vittime in Europa centro-orientale, il ciclone Boris è giunto in Italia, colpendo in particolare l’Emilia Romagna. Le piogge intense durante la notte hanno rapidamente ingrossato i fiumi, causando allagamenti, frane e tracimazioni. Oltre un migliaio di persone sono state costrette a lasciare le loro abitazioni nelle province di Ravenna e Bologna, rispondendo agli appelli dei sindaci che hanno consigliato di rifugiarsi ai piani alti e di evitare scantinati e garage. Il presidente della Repubblica Mattarella esprime vicinanza e ringrazia i soccorritori. Ma infiamma la polemica politica per le parole del ministro della Protezione civile. Priolo: “Figliuolo si dissoci”
Misure di sicurezza e evacuazioni
In molte aree della regione, il traffico ferroviario è stato sospeso come misura precauzionale, con treni ad alta velocità cancellati. Le scuole sono rimaste chiuse, e alle persone è stato consigliato di lavorare da remoto per ridurre i rischi legati agli spostamenti. Le situazioni più critiche si registrano nelle province di Ravenna, Bologna e Forlì. A Castel Bolognese, il fiume Serio ha esondato, allagando il centro della città. A Faenza, il fiume Marzeno ha invaso ampie aree, costringendo oltre 800 persone a evacuare. Nel Bolognese, il fiume Sillaro ha superato gli argini, e altre aree come Modigliana e Castrocaro sono state gravemente colpite.
La gestione dell’emergenza
Durante la notte, a Faenza è stato allestito un centro di accoglienza nel palazzetto dello sport per ospitare gli sfollati. Le frane continuano a rappresentare un grave rischio nell’Appennino, in particolare a Modigliana, dove si è verificata una prima tracimazione già nella serata precedente. I sindaci hanno lanciato numerosi appelli attraverso altoparlanti e social media, esortando i cittadini a rimanere ai piani alti delle abitazioni.
Impatti sulla rete ferroviaria
A causa del rischio di esondazioni, la circolazione ferroviaria è stata sospesa in vari tratti, inclusi quelli tra Forlì e Faenza, Ravenna e Castelbolognese, Ravenna e Ferrara, e Ravenna e Faenza. La piena dei fiumi è sotto stretta osservazione, poiché si attende il passaggio del colmo in molte zone già duramente colpite dall’alluvione del maggio 2023.
Situazione nelle Marche
L’emergenza maltempo ha colpito anche le Marche, dove ad Ancona è straripato il torrente Aspio, portando alla chiusura di molte strade e all’isolamento delle frazioni di Paterno e Montesicuro a causa di frane.
La polemica politica: i fondi non utilizzati
Mentre l’Emilia Romagna affronta l’emergenza, è scoppiata una polemica politica riguardante la gestione dei fondi destinati alla prevenzione delle catastrofi naturali. Il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, ha dichiarato in una conferenza stampa che, sebbene il commissario generale Figliuolo stia lavorando con grande responsabilità, non tutti i fondi disponibili sono stati utilizzati. Musumeci ha sottolineato che i piani speciali per il territorio sono redatti dal commissario, ma l’esecuzione spetta alla Regione.
La replica della Regione Emilia-Romagna
Immediata è stata la risposta di Irene Priolo, presidente ad interim della Regione Emilia-Romagna, che ha definito le accuse come “sciacallaggio” e ha elogiato lo sforzo massimo da parte dei sindaci e degli amministratori locali. Priolo ha dichiarato che sono stati avviati numerosi cantieri e che tutta la manutenzione dei fiumi è stata effettuata. Ha inoltre sottolineato l’importanza di mantenere l’unità in questi momenti di crisi, evitando polemiche che non aiutano né i cittadini né le istituzioni.
Differenze rispetto all’alluvione del 2023
Rispetto all’alluvione del maggio 2023, che ha visto l’esondazione di 23 fiumi, quest’anno gli eventi riguardano un numero inferiore di corsi d’acqua, tra cui l’Idice, il Senio, il Lamone e, in parte, il Montone e il Marzeno. Secondo Priolo, gli interventi fatti hanno migliorato la resistenza dei bacini, sebbene la situazione rimanga critica.
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