La rivalutazione delle pensioni è stata strutturata in modo da garantire il 100% dell’inflazione solo alle pensioni fino a 4 volte il minimo (2.272 euro lordi), mentre per le pensioni più alte è stata applicata una rivalutazione a scalare. Anche per il prossimo anno si prevede di replicare questo approccio
Il governo italiano sta pianificando di confermare, anche per il prossimo anno, la rivalutazione delle pensioni in base all’inflazione, adottando un approccio a fasce: rivalutazione totale per gli assegni più bassi e parziale per quelli più alti. Se il governo non intervenisse, dal 1° gennaio si tornerebbe ai più favorevoli scaglioni previsti dalle normative introdotte dai governi Prodi e Draghi. Tuttavia, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni preferisce continuare con un taglio delle rivalutazioni per il terzo anno consecutivo, allo scopo di risparmiare risorse e garantire a Bruxelles che i conti pubblici restino sotto controllo.
Oggi si è tenuto il primo importante incontro tecnico sulle pensioni dopo la pausa estiva. A guidare la discussione il sottosegretario leghista Claudio Durigon, accompagnato da esperti dell’INPS e del Ministero dell’Economia. La rivalutazione delle pensioni è solo uno dei temi sul tavolo; si discute anche di flessibilità in uscita, un tema caro alla Lega che continua a chiedere misure che permettano un’uscita anticipata dal mondo del lavoro, nonostante il fallimento di Quota 103, che ha visto solo 6.000 domande accolte rispetto alle 17.000 previste.
La proposta principale della Lega rimane Quota 41, che permetterebbe l’uscita dal lavoro con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. Secondo le simulazioni consultate dalla Lega, il costo sarebbe di “solo” 900 milioni di euro nel primo anno, il 2025. Tuttavia, ciò comporterebbe un ricalcolo contributivo che potrebbe ridurre gli assegni per coloro che hanno iniziato a lavorare prima del 1996. Aggiungendo ulteriori restrizioni, come l’obbligo di aver lavorato almeno un anno da minorenne, il costo potrebbe essere ulteriormente ridotto. Quota 41 è una proposta che la Lega vuole fortemente sostenere, considerandola una bandiera per il partito.
Dall’altra parte, Forza Italia, con il suo segretario Alessandro Cattaneo, insiste sull’aumento delle pensioni minime, una promessa fatta da Silvio Berlusconi di portarle a 1.000 euro. L’anno scorso, la Lega vinse il duello politico, imponendo Quota 103, ma quest’anno Forza Italia sembra meno disposta a fare concessioni, considerando l’aumento delle pensioni minime una priorità. Tuttavia, un intervento significativo sulle pensioni minime sarebbe costoso, e farlo per un solo anno comporterebbe rischi considerevoli se non venisse confermato successivamente.
Nel frattempo, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, pur facendo parte della Lega, è più preoccupato per le traiettorie di deficit e debito, in modo da evitare che l’Italia rimanga impigliata nelle maglie del nuovo Patto di Stabilità europeo. Lo scorso anno, Giorgetti è riuscito a confermare tutto il pacchetto previdenziale in scadenza—Ape sociale, Opzione donna, Quota 103—riempiendolo però di tante restrizioni che le pensioni anticipate sono crollate del 14% nei primi sei mesi di quest’anno.
Giorgetti ha anche introdotto incentivi per trattenere le persone al lavoro (bonus Maroni) e ha tagliato senza esitazione 21 miliardi di euro alle pensioni di varie categorie di dipendenti pubblici. La rivalutazione delle pensioni è stata strutturata in modo da garantire il 100% dell’inflazione solo alle pensioni fino a 4 volte il minimo (2.272 euro lordi), mentre per le pensioni più alte è stata applicata una rivalutazione a scalare. Anche per il prossimo anno si prevede di replicare questo approccio.