Da un lato Giorgetti ha fatto sapere che la manovra richiederà gli sforzi di tutti e, dall’altro, si assiste a un dietrofront in tema di accise
Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, durante l’evento Bloomberg Future of Finance Italy, ha dichiarato che la prossima manovra economica richiederà sacrifici generalizzati, sia da parte degli individui che delle imprese, senza esclusione di categorie. Giorgetti ha spiegato che l’obiettivo è tassare i profitti, non come “extraprofitti”, ma come contributo equo da parte di coloro che hanno beneficiato di condizioni favorevoli. Il ministro ha chiarito che questo approccio è in linea con l’articolo 53 della Costituzione, che stabilisce che tutti devono contribuire in base alla propria capacità economica.
Tuttavia, il sottosegretario al MEF Federico Freni ha cercato di rassicurare che non ci saranno nuove tasse per i singoli cittadini, sottolineando che non è intenzione del governo aumentare la pressione fiscale. Le imprese più grandi, specialmente quelle attive in settori come la difesa, saranno chiamate a contribuire in misura maggiore a causa dei benefici derivati dalle attuali condizioni geopolitiche.
Le reazioni all’annuncio di Giorgetti
Questa linea ha generato reazioni diverse: la CGIL ha criticato la manovra, temendo un ciclo di austerità che penalizzerà i soliti noti, mentre Confindustria appoggia l’intento di alleggerire il debito pubblico, pur sottolineando la necessità di dettagli sul piano fiscale. La CISL ha chiesto interventi più equi, concentrati sulle grandi rendite e sulla finanza speculativa. Forza Italia, dal canto suo, ha ribadito la propria opposizione a qualsiasi aumento della tassazione.
Cambio di rotta sulle accise
Il governo italiano ha annunciato l’intenzione di riallineare le accise sul diesel a quelle, più elevate, della benzina, come riportato nel Piano strutturale di bilancio (PSB) pubblicato il 28 settembre. Attualmente, l’accisa sul gasolio è di 62 centesimi al litro, rispetto ai 73 centesimi applicati alla benzina. Questa disparità, legata a storiche agevolazioni fiscali sul diesel, verrà eliminata, portando un gettito stimato di 3,1 miliardi di euro.
Il riallineamento è legato alla volontà di eliminare i sussidi ambientalmente dannosi, come indicato dal Ministero dell’Ambiente. Il diesel, infatti, ha un impatto ambientale negativo e beneficia di un trattamento fiscale più favorevole, che ha contribuito all’inquinamento atmosferico in Italia.
Questo provvedimento rappresenta un cambiamento di rotta per il governo guidato da Giorgia Meloni, che in passato aveva promesso di ridurre, se non abolire, le accise sui carburanti. Ora, l’aumento delle accise sul diesel potrebbe avere pesanti ripercussioni per settori come l’autotrasporto, il cui costo del carburante aumenterà notevolmente. Assotir, l’associazione degli autotrasportatori, ha già espresso la propria opposizione, definendo la misura un “salasso ingiustificato” e ricordando le promesse elettorali dell’attuale maggioranza.
Nonostante le proteste, alcuni esperti, come Matteo Leonardi di Ecco, un think tank per il clima, ritengono che questa misura sia inevitabile nel contesto della transizione energetica verso veicoli elettrici, che ridurranno significativamente il consumo di carburanti fossili e, di conseguenza, le entrate fiscali. Leonardi ha sottolineato la necessità di accompagnare questa modifica con strumenti di supporto per i consumatori, per garantire una transizione più sostenibile.
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