L’accordo della Cina con le Isole Salomone, stop alle esportazioni di olio di palma, la Cina continua a investire nelle ferrovie, John Lee è il nuovo capo dell’esecutivo di Hong Kong
di Ilaria Maria Sala
Indonesia: stop alle esportazioni di olio di palma
Il Presidente indonesiano Joko Widodo ha imposto la sospensione all’esportazione di tutti gli oli da cucina, incluso quella dell’olio di palma, in seguito a numerose proteste studentesche contro il caro vita. L’Indonesia è il maggior Paese produttore di olio di palma, da cui dipende il 60% della produzione mondiale. I produttori di olio di palma, però, attratti dall’aumento del prezzo sul mercato internazionale avevano ridotto le vendite domestiche, a cui Widodo ha risposto con la messa al bando delle esportazioni. La chiusura indonesiana (che era solo parziale fino al mese di aprile) sta portando a rincari a catena negli altri Paesi consumatori, anche per tutti gli altri tipi di olio. La Malaysia, secondo produttore mondiale, non può supplire all’improvvisa scomparsa della produzione indonesiana per l’insufficienza di manodopera, esacerbata dall’aver bloccato l’immigrazione dalla stessa Indonesia nel corso della pandemia. L’Indonesia sta affrontando un’inflazione drammatica (con picchi vicino al 3%), e non può ancora contare sugli introiti provenienti dal turismo, per il perdurare delle difficoltà date dalla pandemia. I rincari nei costi del settore alimentare si stanno inasprendo, a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, dei cattivi raccolti nelle Americhe, e della chiusura di alcuni porti cinesi per mitigare i contagi da Covid. Ma la crisi alimentare si intreccia sempre più con le crescenti scosse politiche in Indonesia, legate alle intenzioni di Widodo di rimandare le elezioni presidenziali e restare al potere per un anno supplementare. Il problema richiederebbe una riforma del settore agrario indonesiano, sbloccando il monopolio dei conglomerati dell’alimentare, poco interessati alle problematiche domestiche quando i prezzi internazionali sono in rialzo. L’impatto di un blocco delle esportazioni, però, potrebbe danneggiare l’Indonesia stessa, dato che il consumo domestico non è in grado di smaltire la produzione nazionale – con potenziale disastroso per l’industria indonesiana.
VOTO 5: a misure economiche choc e superficiali invece di studiare riforme e innovazioni del settore agrario.
Cina: Pechino continua a investire nelle ferrovie
La Cina, che già da trent’anni sta portando avanti un programma di riallacciamento ferroviario capillare lungo tutto il Paese, e che ha anche esteso queste connessioni ai Paesi confinanti, con investimenti parte del progetto Belt and Road, è ora impegnata nello sviluppare nuovi treni ad altissima velocità: più di 600 km all’ora. Il nuovo treno, che funziona tramite levitazione magnetica (maglev) potrebbe essere operativo già nei prossimi tre anni, dopo che un prototipo funzionante è stato svelato a Chengdu, da He Chuan, vice-direttore dell’Università dei trasporti del sudest. La Cina ha già un maglev in funzione, che dal 2003 collega l’aeroporto di Shanghai con la città a 431 chilometri all’ora, ma con la nuova tecnologia sviluppata da Chuan, il treno potrebbe sostenere fino a 620 chilometri all’ora. In gennaio, era entrato in utilizzo un treno ad alta velocità capace di sostenere temperature fino a -40 gradi, per collegare Pechino a Harbin. La Cina ha già 37000 chilometri di ferrovie nel Paese, e continua a favorire lo sviluppo dei trasporti di terra ad alta velocità, considerati una priorità rispetto allo sviluppo dei servizi aerei nazionali – una preferenza che presenta la necessità di costruire infrastrutture capillari, ma che è molto meno inquinante, di accesso più ampio per la popolazione, e più sostenibile.
VOTO 8: puntare allo sviluppo del trasporto ferroviario ad alta velocità è un impegno a lunga distanza che denota lungimiranza
Cina: patto di sicurezza con le isole Salomone
L’accordo sulla sicurezza militare fra Pechino e Honiara, isole Salomone, non cessa di creare inquietudini sia negli Usa che in Australia, e Nuova Zelanda, dove l’espandersi dell’influenza cinese nel Pacifico comincia a destare un certo rancore. Non si hanno ancora tutti i dettagli precisi, ma l’accordo prevede che la polizia armata cinese possa essere di stanza alle isole, per “mantenere l’ordine sociale” e le forze cinesi potrebbero essere autorizzate a proteggere interessi cinesi nelle Solomon. Lo scorso novembre, delle violente sommosse anti-cinesi erano scoppiate nella capitale delle Salomone dopo che il Primo Ministro, Manasseh Sogavare, aveva deciso di spostare il riconoscimento diplomatico da Taipei a Pechino – in quello che si pensa essere stato un accordo multimilionario. La scarsa trasparenza, e una diffusa opposizione a questo nuovo riconoscimento, avevano portato alle sommosse, ed ora, alla richiesta cinese di avere una presenza di sicurezza nelle isole. Kurt Campbell, il consigliere Usa alla sicurezza nell’Indo-Pacifico, in visita a Honiara, ha detto che se la Cina dovesse avere basi permanenti nelle Solomon, gli Usa “risponderanno in egual moneta” – senza specificare. L’accordo ha però portato alla riapertura dell’Ambasciata Usa nelle isole.
VOTO 4: attenzione ai rischi di travestire come missione diplomatica un posizionamento militare imposto.
John Lee nuovo capo di Hong Kong
Il prossimo capo dell’esecutivo di Hong Kong sarà John Lee, 64 anni, ex Segretario alla sicurezza, ex poliziotto e principale esecutore della linea dura durante le manifestazioni del 2019. Lee prenderà dunque le funzioni di Carrie Lam il 1° luglio 2022. Quest’ultima, dopo aver portato a termine il suo primo mandato, non si è ripresentata per il secondo mandato per “passare più tempo con la famiglia”. Di nuovo, non si tratterà di una vera elezione, dal momento che solo 1200 persone hanno diritto al voto per la scelta del Capo dell’Esecutivo (incaricato di nominare i segretari e sottosegretari che formano il Governo locale). Con questa scelta, dunque, la Cina mostra di considerare Hong Kong come un territorio ancora instabile, ma che, lontano dal voler favorire un dialogo con la popolazione o rendere realtà le decennali promesse di rappresentatività politica, Pechino favorisce i controlli. Lee ha promesso di riportare Hong Kong ad essere una piattaforma finanziaria internazionale, ma dopo un anno di proteste represse con la Legge sulla sicurezza nazionale, e due anni e mezzo di isolamento da Covid Zero, l’impresa presenta molte incertezze.
VOTO 6: un nuovo esecutivo e un progetto di rilancio per Hong Kong ma sotto il segno del controllo e della repressione.
Testo e foto pubblicati per gentile concessione di Eastwest, magazine di geopolitica diretto da Giuseppe Scognamiglio www.eastwest.eu
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