L’ex premier olandese subentra oggi al norvegese Jens Stoltenberg. Programma nel segno della continuità, anche se le incognite politiche sono molte, a cominciare dal risultato del duello americano tra Harris e Trump
Oggi, martedì primo ottobre, subentra Mark Rutte alla guida dell’Alleanza Atlantica. L’ex premier olandese, 57 anni, prende il posto del sessantacinquenne Jens Stoltenberg, rimasto per un decennio al vertice della Nato. Si tratta di un passaggio nel segno della continuità, proprio per questo motivo il presidente statunitense Joe Biden e gli altri leader hanno scelto Rutte: per garantire una linea stabile nel pieno del conflitto in Ucraina e in Medio Oriente.
Rutte ha esordito con un breve discorso in una cerimonia nel quartier generale di Bruxelles, elencando le «tre priorità» del suo mandato. Primo tra tutti convincere i Paesi a investire ancora di più nella difesa «per essere all’altezza delle sfide che ci attendono».
RAGGIUNGERE IL 2% DI SPESA PER LA DIFESA
In particolare, ci sono ancora otto Stati che non hanno raggiunto l’obiettivo del 2% della spesa per la difesa, fissato nel 2014 nel vertice Nato in Galles. Sono Belgio, Croazia, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia, Spagna, Canada e Italia. Rutte, che nei suoi anni da premier si è distinto per il suo rigore nella gestione dei conti pubblici, sia in Olanda che in Europa, assicura che eserciterà forti pressioni sui governi in ritardo nell’adempiere agli obblighi di spesa.
SOSTEGNO ALL’UCRAINA
Il secondo tema affrontato dal nuovo numero uno della Nato è stato il conflitto in Ucraina. Su questo punto Rutte assicura pieno sostegno a Volodymir Zelensky, «perché non c’è sicurezza per l’Europa senza un’Ucraina libera e indipendente». Su questa tematica il neo segretario dovrà giocare su due tavoli. Da una parte spingere i 32 partner dell’Alleanza a mantenere alto il livello di aiuti militari a Kiev; dall’altra frenare le richieste di Zelensky che chiede di accelerare l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. In ogni caso, Rutte è un convinto sostenitore della linea dura nei confronti di Vladimir Putin.
I RAPPORTI NATO-UE
Il terzo nodo tematico affrontato è il rapporto Nato-Unione europea. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha nominato un commissario alla Difesa che avrà il compito di coordinare gli apparati militari e la produzione industriale dei 27 Stati. Rutte, così come aveva fatto il suo predecessore Stoltenberg, immagina un apporto più consistente degli europei, senza che questo, però metta in discussione le strutture operative dell’Alleanza atlantica. Stando alle parole scelte da Rutte nel suo primo discorso come segretario Nato, si tratterà di rafforzare «il pilastro europeo» della Nato, non di duplicare i comandi o gli schieramenti dei soldati sul campo. Si tratta di una posizione largamente condivisa nelle capitali europee, dal momento che nessun leader pensa davvero che la difesa comune europea, se e quando prenderà forma, potrà fare a meno della Nato, e quindi degli americani. Naturalmente su questo tema pesa l’incognita delle elezioni statunitensi. Se Donald Trump dovesse essere il nuovo presidente Usa sono in molti a temere un allontanamento anche su questo fronte con il Vecchio Continente.
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