Il progresso cresce e con esso le problematiche legate all’impatto dei suoi mezzi e delle sue infrastrutture. Il mondo dell’arte non ne è immune. Come industria del settore culturale, ricopre un ruolo enorme nell’impatto ambientale che spesso viene negato, diventando l’elefante nella stanza che nessuno vede. Dalle abitudini errate del singolo artista agli sprechi delle fiere, c’è ancora molto da cambiare per ridurre ad esempio le emissioni di carbonio che, durante eventi come le fiere internazionali, prendono un’impennata vertiginosa. Aerei, treni, jet privati accompagnano i ricchi collezionisti d’arte a visionare opere già viste online e nella maggior parte dei casi già acquistate, rimanendo una parte indispensabile di un lifestyle di lusso da ostentare.
Molti passi sono già stati compiuti, anche grazie all’ente internazionale Gallery Climate Coalition che lavora per ridurre gli impatti ambientali del settore e ottenere un cambiamento sistemico, ma la strada è ancora lunga. Ne abbiamo parlato con Vincenzo de Bellis, direttore di Art Basel, la fiera più imponente a livello globale, per capire meglio quanto e come consuma una fiera d’arte e per sapere quali strategie sono state messe in campo negli ultimi anni per avviare un processo volto alla sostenibilità degli eventi del settore.
Quanto una fiera di mole internazionale come Art Basel impatta sull’ambiente?
Il problema ambientale è una questione urgente per le fiere d’arte internazionali e per il mondo dell’arte in generale. Art Basel è impegnata in iniziative volte a promuovere e diffondere modelli di produzione e consumo sostenibile. Ciò include la quantificazione in tempo reale delle emissioni di anidride carbonica delle nostre quattro fiere, che quest’anno è effettuata da MCH Group, la nostra società madre, e da my climate, una società di consulenza per le strategie climatiche.
Questa analisi in tempo reale ci consentirà di sviluppare strategie di sostenibilità mirate, basate su dati solidi e aggiornati. In qualità di membro attivo della Gallery Climate Coalition (GCC), un’importante iniziativa fondata da galleristi e altri professionisti del mondo dell’arte, operiamo, in stretta collaborazione con il collettivo, per adottare le migliori pratiche per ridurre il nostro impatto ambientale e contribuire ad un futuro più sostenibile.
In che modo si possono arginare i danni di un dispendio energetico e quali sono gli obiettivi a lungo termine di Art Basel in termini di sostenibilità?
Per ridurre il nostro impatto ambientale abbiamo adottato misure concrete per le nostre fiere e abbiamo compiuto importanti passi avanti, tra cui evidenziare l’importanza delle fonti di energia rinnovabili e della riduzione dei consumi energetici nelle discussioni con le sedi delle nostre manifestazioni, tenendo conto della diversità dei luoghi geografici.
Per esempio, per la nostra fiera a Basilea, la cui sede è di nostra proprietà, l’80% del fabbisogno energetico complessivo è coperto da energie rinnovabili. La struttura di Messe Basel copre inoltre il suo fabbisogno di energia elettrica con il 100% di energia rinnovabile generata da parchi eolici europei. Allo stesso modo, la seconda edizione della nostra fiera a Parigi si terrà al Grand Palais Éphémère, un edificio temporaneo la cui costruzione modulare utilizza un design ecosostenibile fin dalle fondamenta.
Grazie alla collaborazione con una società di consulenza sulla strategia climatica e con una task force dedicata, stiamo lavorando a una strategia di riduzione, a lungo termine, per le nostre quattro fiere e altre attività, che comprenda la riduzione delle emissioni di anidride carbonica in linea con con le azioni stabilite dall’iniziativa Science Based Targets (SBTi). Come dicevo gia’ prima siamo membri attivi di GCC, il cui obiettivo è quello di ridurre le emissioni di CO2 del settore artistico di almeno il 50%, nonché di ridurre in modo sostanziale la produzione di rifuti da qui al 2030, siamo determinati a diminuire la nostra impronta di carbonio.
Alla fine della fiera, che fine fanno gli scarti dei booth? Vengono smaltiti o riutilizzati nelle successive edizioni?
Il sistema di pareti per le nostre quattro fiere è completamente riutilizzabile e viene spedito in ogni luogo con una nave. La durata di vita è di 7-10 anni, dopodiché viene riutilizzato per altre fiere/eventi del gruppo. Lavoriamo inoltre con specialisti del riciclaggio e dei materiali, per comprendere al meglio come ridurre i rifiuti prodotti dalle fiere, con lo scopo di arrivare ad un livello di rifiuti quasi pari a zero entro il 2030, quando le strutture lo permettano.
A questo proposito, in occasione dell’ultima edizione di Basilea, in collaborazione con GCC e reusecity, abbiamo implementato un protocollo di differenziazione e riciclaggio dei rifiuti, insieme a un webinar educativo destinato alle gallerie e ai trasportatori sulla gestione dei rifiuti e sugli imballaggi sostenibili. I rifiuti prodotti da Messe Basel confluiscono nella SRS (Swiss Recycling Services), una società di proprietà di Helvetia Environment.
Una fiera muove anche un numero esorbitante di persone, addetti ai lavori e visitatori del flusso turistico. Ciò comporta un incremento di spostamenti con auto, treni e aerei. L’istituzione fieristica può in qualche modo intervenire in questa situazione?
Sebbene le fiere d’arte, per loro natura, attirino un gran numero di persone provenienti da tutto il mondo, contribuendo in modo positivo al turismo e all’economia della città che le ospita, arricchendo la scena culturale locale e il mercato dell’arte in generale, il loro impatto ambientale è innegabile. Ci siamo quindi impegnati a promuovere viaggi consapevoli tra i nostri interlocutori, dagli espositori al pubblico in generale.
L’anno scorso, ad esempio, in occasione della fiera di Miami Beach, abbiamo lanciato un’iniziativa di car pooling per promuovere il car sharing tra i nostri ospiti. Abbiamo preso a carico i costi del parcheggio per coloro che hanno condiviso l’auto con 2 o più persone e abbiamo offerto loro un biglietto giornaliero gratuito per la fiera. Naturalmente ci sono ancora molti progressi da fare e ci impegniamo a cooperare attivamente con il CCG per affrontare questi problemi insieme ai nostri colleghi e partner nel mondo dell’arte.
Storicamente le attività digitali non sono state al centro della nostra attività, ma se pensiamo all’evoluzione delle fiere d’arte e del nostro settore in generale, è essenziale valutare attentamente la loro integrazione e il loro impatto ambientale. Il settore dell’arte e le fiere d’arte in particolare, essendo ancora incentrati sulla presenza fisica e sull’aggregazione, hanno un ruolo unico in questo processo di sviluppo ed è fondamentale che la questione ambientale sia al centro di queste discussioni.
Eseguiamo audit di sostenibilità sia per le nostre iniziative fisiche che per quelle digitali, ed è importante che consideriamo l’impatto ambientale del nostro lavoro nello spazio digitale come parte delle nostre strategie di riduzione a breve e a lungo termine. Il mondo dell’arte prosegue nel suo percorso di innovazione digitale e, laddove Art Basel collabora con infrastrutture digitali, ci assicuriamo che le problematiche di sostenibilità siano integrate nel loro modello. Ad esempio, nel 2022 la nostra società madre MCH Group e la LUMA Foundation hanno lanciato Arcual, una blockchain privata che offre contratti intelligenti per le royalties di artisti e gallerie, pagamenti efficienti e registrazioni digitali di autenticità, con l’obiettivo di mettere al centro gli artisti nell’ecosistema dell’arte. Arcual lavora per implementare la tecnologia blockchain tenendo conto dell’impatto ecologico, evitando algoritmi di consenso ad alto consumo energetico o di risorse, come ad esempio il proof-of-work. È un esempio di piattaforma digitale che si impegna per una configurazione tecnica efficiente dal punto di vista informatico e sostenibile dal punto di vista ambientale, indipendentemente dalle sue dimensioni.