Raid israeliani nel sud del Libano: almeno 274 morti e 400 feriti. Netanyahu: “Preveniamo le minacce”

L”esercito israeliano (IDF) ha dichiarato di aver colpito oltre 300 postazioni di Hezbollah, motivando l’intervento con la necessità di fermare presunti preparativi del gruppo sciita per un attacco missilistico su larga scala contro Israele

Il conflitto tra Israele e Hezbollah ha raggiunto un nuovo picco di violenza con i devastanti raid aerei israeliani che hanno colpito il sud del Libano. Secondo il Ministero della Sanità libanese, il bilancio delle vittime è salito ad almeno 274 morti, tra cui 21 bambini, e oltre 400 feriti. Si tratta dell’attacco più letale dall’inizio delle ostilità, seguite agli eventi del 7 ottobre 2023. Tra le vittime si contano anche donne, bambini e soccorritori, mentre migliaia di famiglie stanno abbandonando il sud del Libano per evitare ulteriori bombardamenti. La crisi ha spinto numerose compagnie aeree a sospendere i voli per la capitale Beirut, rendendo sempre più concreta la possibilità di un’apertura del fronte di guerra a nord.

Raid israeliani e obiettivi militari di Hezbollah

Le operazioni aeree israeliane sono state descritte come “più estese e precise”, concentrandosi principalmente su obiettivi militari di Hezbollah situati nel sud del Libano e nella Valle della Beqa, nei pressi del confine siriano. L’esercito israeliano (IDF) ha dichiarato di aver colpito oltre 300 postazioni di Hezbollah, motivando l’intervento con la necessità di fermare presunti preparativi del gruppo sciita per un attacco missilistico su larga scala contro Israele. Fonti militari israeliane riportano che le esplosioni secondarie avrebbero rivelato la presenza di razzi e droni all’interno delle case attaccate, dimostrando, secondo Israele, l’intenzione di Hezbollah di utilizzare le abitazioni civili per stoccare armi destinate a colpire la popolazione israeliana.

Avvisi agli abitanti e guerra psicologica

Prima e durante i bombardamenti, Israele avrebbe tentato di avvisare gli abitanti delle aree interessate attraverso oltre 80.000 chiamate pre-registrate ai telefoni fissi, chiedendo di evacuare le proprie abitazioni. Questo massiccio tentativo di avviso è stato definito dal governo libanese come parte di una “guerra psicologica” volta a seminare panico e disordine tra la popolazione civile. Il presidente della compagnia telefonica libanese Ogero ha dichiarato che molte delle chiamate sembravano provenire da operatori di Paesi amici, un ulteriore dettaglio che contribuisce alla complessità della strategia israeliana.

La risposta di Israele e l’ipotesi di un’invasione terrestre

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha difeso gli attacchi, sottolineando il diritto di Israele di proteggere i propri cittadini dagli attacchi missilistici di Hezbollah. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ribadito la determinazione di prevenire minacce future attraverso raid preventivi. Tuttavia, l’IDF potrebbe non limitarsi agli attacchi aerei. Si fanno infatti sempre più insistenti le speculazioni su una possibile incursione terrestre nel territorio libanese, con l’obiettivo di neutralizzare le minacce di Hezbollah e garantire la sicurezza delle comunità israeliane evacuate dal nord del Paese.

Reazioni in Libano e ulteriori attacchi

Il primo ministro ad interim libanese Najib Mikati ha condannato gli attacchi, definendoli un “genocidio”. Beirut ha deciso di chiudere le scuole su tutto il territorio nazionale per due giorni, mentre molte di queste strutture vengono riconvertite in rifugi per le famiglie in fuga. Nel frattempo, Hezbollah ha risposto con una serie di attacchi missilistici contro il nord di Israele, colpendo comunità civili e basi militari. Tra gli obiettivi di Hezbollah figurano la comunità di Givat Avni e il kibbutz Lavi, mentre alcuni razzi hanno raggiunto basi militari israeliane, causando vittime e feriti.

Morte del leader di Hamas e attacchi mirati

Sul fronte palestinese, l’intelligence israeliana starebbe indagando sulla possibile morte del leader di Hamas, Yahya Sinwar, durante un’operazione militare a Gaza. Tuttavia, lo Shin Bet ha dichiarato che Sinwar è probabilmente ancora vivo, sebbene sia stato irreperibile nelle ultime settimane. Mentre l’IDF non ha confermato né smentito queste notizie, la situazione rimane incerta. Allo stesso tempo, Hezbollah ha rivendicato l’attacco a un carro armato israeliano Merkava al confine con il Libano, dichiarando che l’attacco ha causato morti e feriti tra i militari israeliani.

Conflitto in evoluzione e conseguenze umanitarie

Negli ultimi giorni, gli scambi di fuoco tra Israele e Hezbollah si sono intensificati, con centinaia di missili lanciati da entrambe le parti. Gli attacchi hanno colpito sia i civili del sud del Libano che le comunità nel nord di Israele, in particolare nell’area di Haifa. Sul fronte degli ostaggi a Gaza, il primo ministro Netanyahu ha confermato che metà dei 101 ostaggi prigionieri sono ancora in vita, mentre altri 35 sarebbero deceduti.

L’aumento delle operazioni militari ha aggravato la crisi umanitaria nella regione, con migliaia di civili in fuga e infrastrutture distrutte, inclusi complessi scolastici utilizzati come rifugi per sfollati.

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