Il Consiglio di Amministrazione di Sogin ha annunciato in una recente nota di avere dato mandato all’Amministratore Delegato, Gian Luca Artizzu, di adire “tutti i mezzi previsti dal nostro ordinamento” per difendere la Società dagli attacchi mediatici subiti di recente, che – si legge nella nota – “ne minano l’immagine, ledendo la reputazione dell’azienda e dei suoi lavoratori, nonché la fiducia da parte dell’opinione pubblica, elemento essenziale in qualsiasi contesto di gestione del nucleare”.
Ma quali sono questi attacchi cui si riferisce il Cda? E in cosa consistono? In realtà più che alla Sogin sarebbero attacchi rivolti personalmente all’Ad Artizzu. Alcuni organi di informazione infatti riferiscono di vicende giudiziarie riguardati manager vicini proprio ad Artizzu e adombrano il perpetrarsi di nomine spartitorie. Vicende ancora tutte da chiarire, sulle quali è difficili esprimersi. Quello che appare invece sempre più evidente è proprio il ruolo stesso della Sogin che, a quanti riferiscono sia manager dell’azienda che fonti sindacali, è ogni giorno più lontana dal rispettare la sua missione costitutiva, lacerata da divisioni interne sempre più evidenti, e progressivamente quanto inesorabilmente più distante dalla possibilità di avere un ruolo nel futuro nucleare che pure il nostro paese sembra volersi ridare.
La SOGIN (Società Gestione Impianti Nucleari), lo ricordiamo, è una società statale italiana responsabile del cosiddetto “decommissioning”, vale a dire lo smantellamento, degli impianti nucleari e della gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi provenienti da attività industriali, di ricerca e mediche. Fondata nel lontano 1999, dal 2000 è controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ed è proprio al Ministro competente, Giancarlo Giorgetti, che ora toccherà stabilire cosa fare di una struttura che in questi 25 anni di vita non ha certo brillato né per i risultati prodotti, né per armonia di gestione. Come quest’ultimo ricorso ai legali sembra comprovare.
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