Nell’articolo per la pagina dei commenti del Sole 24 Ore l’apprezzamento per il lavoro di Dario Franceschini: “investire in cultura e’ uno dei fattori decisivi di crescita del Paese”
di Stefano Lucchini
Gli Stati generali della cultura, organizzati dal Sole 24 Ore, hanno offerto un riconoscimento della dimensione trasversale della cultura come componente strutturale della modernizzazione economica, ambientale, digitale e sociale del Paese.
“La cultura non è il superfluo, ma un elemento costitutivo dell’identità italiana”, ha affermato il Presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento. Oggi in Europa, in uno scenario che è precipitato all’indietro negli abissi della storia, dovremmo tutti aprire gli occhi e ricordarci che cultura è impegno civico nel rinnovare e difendere democrazia, libertà e bene comune e, insieme, aiuto ai più deboli.
Non si è cittadini di un Paese sovrano senza essere consapevoli della responsabilità di capire e di partecipare, senza il dovere civile di esserci e di contribuire a scelte che possono essere fondamentali per il futuro, senza preoccuparsi di far avanzare la società tutta e non solo la parte più fortunata di essa. La cultura resta la chiave per migliorare e rinnovare la “normalità” delle nostre vite occidentali con alcune fondamentali disruption: ad esempio, la cultura dell’ambiente sostenibile, del risparmio energetico (altra faccia dell’indipendenza di un Paese) e dell’educazione finanziaria, che serve sia in tempi di crisi economica e sia in tempi di ripresa. E tutte con l’obiettivo di aiutare i giovani, e non solo loro, a trovare la strada non solo professionale dopo la penalità della pandemia.
E’ dunque naturale che il compito di una grande banca italiana come è Intesa Sanpaolo sia quello di assecondare, alimentare e stimolare in ogni modo possibile la diffusione della cultura. Ma con punti fermi molto chiari su metodo e obiettivi, a cominciare da nuovi modelli di collaborazione tra pubblico e privato per inglobare e superare quello di responsabilità sociale di impresa, e dalla contemporanea nostra presenza al fianco di enti locali e istituzioni culturali anche pubbliche, imprese profit e non profit.
Con tutti, e ovviamente a cominciare dal ministero dei Beni Culturali (che sta operando per valorizzare sempre di più i giacimenti del nostro Paese), lavoriamo insieme con passione e profondità. Il contributo dato da una grande azienda come la nostra va ben oltre l’erogazione di risorse economiche, ma aggiunge quelle risorse operative, di comunicazione, di partecipazione alla vita comunitaria che sempre più spesso risultano decisive nella riuscita di un progetto.
Significativo è dunque l’impegno a rendere più efficienti e solidi i progetti sui quali lavoriamo. Il nostro apporto, soprattutto la sua continuità nel tempo, permette la creazione e il mantenimento di posti di lavoro, dando una prospettiva occupazionale concreta in un settore che negli ultimi tempi ha riconquistato tutta la sua strategia strategicità. Favorire un’offerta culturale di prossimità, la promozione dei siti culturali minori contribuisce alla riduzione delle disuguaglianze geografiche e della frammentazione, un tratto del nostro tessuto culturale che ne mina efficacia e ambizioni.
Non a caso la conoscenza ha nella sua etimologia il termine latino cum che significa non solo “attraverso” ma anche “insieme”, ciò a sottolineare la forza inclusiva della cultura. Abbiamo sviluppato strumenti che permettono di far crescere la solidità finanziaria e la stabilità organizzativa delle nostre imprese culturali, come una valutazione creditizia che tiene conto dell’eterogeneità e degli asset intangibili tipici di questo settore e la destinazione di una quota del nostro Fondo di solidarietà e sviluppo a realtà del mondo culturale piccole, periferiche e giovanili con difficoltà di accesso al credito.
Ha ragione li ministro Dario Franceschini dell’annoverare gli investimenti in cultura tra i principali fattori di crescita del Paese e nell’auspicare l’irreversibilità. Ed è questo l’approccio della nostra banca. Sono certo che la cultura oggi abbia un compito ancora più importante di prima: dobbiamo tutti fare una grande riflessione sui valori dell’Occidente sempre più messi in discussione, e da noi stessi talvolta considerati obsoleti disabitudine a difenderli. E dunque siamo noi oggi, più che in altri tre fasi storiche, che dobbiamo saper intendere cultura e bellezza come risorse fondamentali di progresso civile e sociale, e fonderle con l’energia dei giovani.
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