Stop alle auto a benzina dal 2035, Urso chiede la revisione del Green Deal

 Il pressing dell’Italia e il nuovo asse con la Germania: Il ministro sarà a Bruxelles per formalizzare la richiesta, condivisa da Confindustria ma non da tutti i sindacati

Dall’Italia la prima battaglia per smantellare, o perlomeno smussare, il Green Deal europeo. Nella giornata di oggi si tiene infatti a Bruxelles un vertice informale sull’auto elettrica e domani sarà la volta del Consiglio Ue sulla competitività. Sarà proprio in questa occasione che il ministro delle Imprese Adolfo Urso formalizzerà la richiesta del governo italiano: anticipare dal 2026 al 2025 la revisione del regolamento europeo che impone il divieto di vendere nuove auto a benzina e diesel a partire dal 2035. Richiesta che a quanto pare trova una sponda anche in Germania con Robert Habeck, vicecancelliere e ministro tedesco dell’Economia, nonché esponente dei Verdi, che ha annunciato che sosterrà la proposta del governo Meloni.

LE DICHIARAZIONI DI URSO

«C’è una crisi evidente in atto in Europa con il crollo del mercato elettrico e le difficoltà che incontrano le multinazionali dell’auto che ci obbliga a prendere le decisioni», ha detto due giorni fa il titolare del Mimit durante il vertice al ministero in cui ha illustrato a Confindustria e sindacati cosa intende fare il governo.”Non è solo italiano, è europeo”, ha detto il ministro sul problema in questione, citando il caso della Germania e di Volkswagen, il secondo produttore mondiale di auto, che ha ipotizzato – per la prima volta dopo 87 anni di storia – la chiusura di impianti di produzione di veicoli e di componenti “se non si interviene rapidamente”. Urso, poi, è entrato più nel dettaglio su ciò che intende chiedere in sede europea. Prima di tutto, un fondo europeo per sostenere le industrie e gli incentivi all’acquisto di auto ma anche la riapertura di un tavolo per discutere della reintroduzione di combustibili alternativi come i bio-fuels, ottenuti tramite il trattamento di residui organici di natura vegetale o animale. Una richiesta che tiene conto del fatto che l’Italia è leader in Europa in questo settore, si tratta tuttavia di una tecnologia ancora poco diffusa, principalmente a causa dei costi troppo elevati e dei dubbi sull’effettiva sostenibilità ambientale.

LA POSIZIONE DELLA GERMANIA

A far gioco alla proposta del ministro Urso in questo momento sono anche i dati di vendita delle auto elettriche che stentano a decollare. Forse è anche per questo motivo che il ministro tedesco dell’Economia, Habeck, dopo un incontro con i rappresentanti dei sindacati e delle case automobilistiche, ha fatto una conferenza stampa per annunciare che sosterrà la proposta del governo italiano: «Il desiderio della tavola rotonda era quello di sostenere che ciò avvenisse già nel 2025. Sono felice di appoggiare questa richiesta», ha detto Habeck.

DALL’EUROPA: PASSAGGIO GRADUALE MA SCADENZA APPROPRIATA

Anche la Commissione europea si è espressa sulla proposta di Urso, affermando che per ora esclude di anticipare al 2025 la revisione del regolamento che introduce lo stop alla produzione di auto a benzina e diesel dal 2035. Come ha fatto sapere un portavoce dell’esecutivo Ue, il riesame delle norme fissato per il 2026 «per il momento è appropriato». Il portavoce ha sottolineato anche che il percorso verso la scadenza del 2035 deve essere «graduale» e  che«c’è molto lavoro in corso per creare le giuste condizioni per la transizione».

IL PARERE DI CONFINDUSTRIA E DEI SINDACATI

Confindustria ha difeso la posizione del governo: solo pochi giorni fa, infatti, il presidente Orsini aveva fatto fronte comune con la premier Giorgia Meloni per attaccare il Green Deal e chiedere una revisione delle norme europee. Più titubanti, invece, i sindacati, con Pino Gesmundo, segretario confederale della Cgil, che ha attaccato l’esecutivo: «Allungare i tempi rispetto al green deal non è la soluzione, la soluzione è affrontare questo tema in maniera determinata. Dobbiamo recuperare il tempo perduto». Perplesso anche Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil, che ha sollevato il dubbio su quanto realmente la proposta di Urso sia davvero condivisa dai produttori, molti dei quali hanno già programmato investimenti e riconversioni in vista del passaggio all’elettrico previsto per il 2035. Il segretario confederale della Cisl, Giorgio Graziani, si è dimostrato più morbido dicendo che ritiene «condivisibile» l’intenzione del governo di «mettere in discussione le linee guida europee del Green Deal».

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