Taglio al cuneo, per i lavoratori un risparmio annuo che va da 50 euro a 10mila euro

di Emilia Morelli

Dopo l’introduzione del taglio al cuneo fiscale, intervento contenuto nel dl Aiuti Bis, approvato lo scorso 4 agosto, appaiono le prime proiezioni. La misura incrementa al 2%, per il secondo semestre del 2022, l’iniziale sconto contributivo dell’0,8% già in vigore dal 1 gennaio fino alla fine dell’anno. Secondo le stime l’esonero parziale dei contributi a carico dei lavoratori dell’1,2% si traduce per ogni dipendente in un valore da un minimo di 50 euro per le retribuzioni pari a 10 mila euro e un massimo di 125 euro per le retribuzioni pari a 35 mila euro. Ogni lavoratore beneficerà, quindi, mediamente di 13 euro in più al mese. Poco più di 7 euro netti per le fasce di retribuzione più basse e 18 euro per quella più alta.

Va da sè che il beneficio non comporterà una grande variazione per i lavoratori. Per i dipendenti che guadagnano tra 10 mila e 20 mila euro lordi anni, che equivale ad una retribuzione mensile di 1.150 euro lordi, il beneficio mensile netto si attesta tra i 7 e i 12 euro che si traduce in un netto complessivo annuo che si aggira tra 50 e 85 euro. Per le fasce di retribuzione prossima ai 30 mila euro la misura introduce un risparmio netto annuo di 127, 64 euro, che corrisponde a 18,23 euro al mese. E’ facile comprendere quindi che, di fatto, la disposizione vale meno del bonus di 200 euro erogato in busta paga a luglio.

Nel dettaglio, comunque, la disposizione inserita all’art 19 della bozza del Dl Aiuti Bis stabilisce che “per i periodi di paga dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2022, compresa la tredicesima o i relativi ratei erogati nei predetti periodi di paga, l’esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore di cui all’articolo 1, comma 121, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, è incrementato di 1,2% per cento”. La norma ha un ambito di applicazione ai soli rapporti di lavoro dipendente, escluso il lavoro domestico, con una retribuzione imponibile,  parametrata su base mensile per tredici mensilità entro l’importo mensile di 2.692 euro (maggiorato, per la competenza del mese di dicembre del rateo di tredicesima). Nulla cambia sul fronte pensionistico, in quanto la bozza della norma stabilisce che in considerazione dell’eccezionalità della misura, resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.

Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha fatto sapere che l’operatività della misura ha un costo di 1,2 miliardi di euro. I sindacati, sostenuti dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, hanno chiesto maggiori risorse invocando una tassazione più alta degli extraprofitti delle aziende energetiche. L’ipotesi appare poco realistica in quanto, al momento, il governo è concentrato sul recupero dell’importo non pagato della tassa. Peraltro, nella conversione in legge a settembre si prevede per il Dl un esame lampo.

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