La riforma, definita dalla ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini come un “passo storico”, elimina il tradizionale test d’ingresso e introduce una nuova modalità di selezione basata su sei mesi di valutazioni durante il primo semestre universitario
La recente riforma dell’accesso a Medicina, che ha ricevuto il via libera dalla Commissione Istruzione al Senato, ha suscitato forti critiche da parte della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI). La riforma, definita dalla ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini come un “passo storico”, elimina il tradizionale test d’ingresso e introduce una nuova modalità di selezione basata su sei mesi di valutazioni durante il primo semestre universitario. Tuttavia, la CRUI, guidata da Giovanna Iannantuoni, ritiene che questa modifica sia insostenibile con le attuali risorse.
Critiche principali della CRUI alla riforma che elimina i test d’ingresso a Medicina
Sostenibilità economica:
Iannantuoni ha sottolineato che le risorse destinate all’accoglienza e formazione di 20.000 studenti non possono essere sufficienti per gestire i 40.000-60.000 nuovi candidati previsti con la riforma. La presidente della CRUI ha parlato di una situazione “impensabile” con le risorse attuali, che per il 2024-2025 sono in calo. Si è anche lamentata del taglio di circa il 10% del bilancio universitario, che ha ridotto di 800 milioni di euro i fondi a disposizione .
Impatto sulla formazione sanitaria:
La CRUI teme che l’aumento di iscritti in Medicina possa sottrarre candidati ad altre professioni sanitarie, come quella infermieristica, dove i laureati sono già carenti. Questo potrebbe aggravare ulteriormente la già critica carenza di infermieri nel sistema sanitario nazionale .
Formazione specialistica:
Iannantuoni ha evidenziato che, pur avendo un maggior numero di laureati in Medicina, il problema non è tanto il numero complessivo di medici, ma la carenza di specialisti, in particolare nelle aree di emergenza e urgenza. Ha avvertito che l’aumento del numero di studenti oggi non garantirà un numero adeguato di specialisti domani .
La risposta della ministra Bernini
La ministra Bernini ha difeso la riforma sostenendo che eliminerà i test di ingresso a crocette, che non riflettono adeguatamente le competenze degli studenti, offrendo invece sei mesi di preparazione e valutazione. Questo approccio, secondo Bernini, risolverà anche il problema del “turismo formativo”, ovvero la tendenza degli studenti italiani a cercare opportunità di studio all’estero a causa delle limitazioni imposte dal numero chiuso .
In sintesi, mentre il governo promuove la riforma come una misura storica che amplia l’accesso alla formazione medica, i rettori delle università la vedono come insostenibile a causa della mancanza di risorse finanziarie e dell’impatto negativo che potrebbe avere su altre professioni sanitarie e sulla qualità della formazione.
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