Tetto agli stipendi dei manager statali: 120 mila euro annui

L’elenco delle società e delle agenzie controllate dallo Stato, compilato annualmente dall’Istat e pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, fornirà la base per decidere quali enti saranno interessa

 

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Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro dei Trasporti Matteo Salvini durante le comunicazioni in vista del Consiglio europeo, presso il Senato, Roma, 15 ottobre 2024, ANSA/VINCENZO LIVIERI

Uno dei temi centrali della Legge di Bilancio 2025 riguarda la riduzione degli stipendi dei manager di aziende finanziate o controllate dallo Stato. Il provvedimento, firmato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha sollevato un ampio dibattito, anche se l’impatto reale sui grandi numeri sarà limitato. Il taglio ridurrà gli stipendi da un massimo di 240.000 euro a 120.000 euro annui, un valore pari al 50% del trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione. Questa cifra è in linea con lo stipendio della premier Giorgia Meloni.

Le categorie coinvolte

Nel testo della manovra si identificano tre categorie di manager che vedranno i loro stipendi ridotti. Tuttavia, non tutte le aziende pubbliche saranno soggette a questo provvedimento. L’elenco delle società e delle agenzie controllate dallo Stato, compilato annualmente dall’Istat e pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, fornirà la base per decidere quali enti saranno interessati. Tale lista sarà successivamente sottoposta a un decreto della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, su proposta del ministro Giorgetti. Sono escluse dal taglio le autorità amministrative indipendenti e quelle società per le quali i compensi sono regolati da specifiche leggi.

Tagli per enti e fondazioni pubblici
Oltre alle grandi società pubbliche, la riduzione degli stipendi colpirà anche enti, organismi e fondazioni che ricevono un contributo “significativo” dallo Stato. Il testo prevede che debba essere stilato un elenco di queste istituzioni entro 90 giorni. Nel frattempo, i tagli saranno immediatamente applicati a chi percepisce almeno 100.000 euro annui. Inoltre, la legge stabilisce che un rappresentante del Ministero dell’Economia e delle Finanze sieda nei collegi di revisione o sindacali delle società coinvolte.

Tagli proporzionali in base al fatturato delle aziende
Le aziende pubbliche con un proprio fatturato saranno soggette a una riduzione degli stipendi basata su fasce, determinate in funzione delle dimensioni economiche dell’impresa. Il taglio non sarà uniforme ma proporzionale alla dimensione dell’azienda stessa. La norma fa riferimento ai “vertici amministrativi”, ovvero i consigli di amministrazione, i direttori generali e i revisori dei conti. Tuttavia, ogni statuto aziendale potrà prevedere organi analoghi che verranno inclusi nella riduzione degli emolumenti.

Limiti al cumulo degli incarichi e compensi aggiuntivi
Un’ulteriore parte del testo si concentra sulla limitazione del cumulo degli incarichi. Coloro che assumono cariche di vertice pur essendo già dipendenti dello Stato, anche se in aspettativa, non potranno percepire per il nuovo ruolo più del 25% del loro precedente stipendio. Chi ricopre più incarichi, con l’eccezione delle società quotate, non potrà comunque superare la soglia massima stabilita dalla legge.

Categorie escluse dai tagli agli stipendi
Dopo diverse pressioni politiche, soprattutto da parte di Forza Italia, alcune categorie di dirigenti sono state esentate dai tagli agli stipendi. Tra questi vi sono i dirigenti ministeriali e i vertici di alcune grandi aziende pubbliche. Non saranno colpiti dal provvedimento gli organi costituzionali, le regioni, le province autonome di Trento e Bolzano, gli enti locali e i loro organismi strumentali. Esclusi anche i dirigenti del Servizio sanitario nazionale e i vertici di enti come Istat, Inail, Inps e le agenzie fiscali.

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