La visita in Europa di Fumio Kishida è servita al Primo Ministro del Giappone per confrontarsi con gli alleati nel Vecchio Continente — Italia compresa e l’incontrò con Mario Draghi — sulla guerra in svolgimento in Ucraina, ma anche per fare un passo in avanti nelle relazioni del suo Paese con partner quali il Regno Unito, che diventa centrale nella politica difensiva di Tokyo.
Se finora il Giappone aveva sottoscritto simili accordi solo con gli Stati Uniti, un agreement di massima per la produzione congiunta di aerei da combattimento con il Regno Unito cambia inequivocabilmente il corso della storia, che vedrà protagonisti la britannica BAE Systems e la giapponese Mitsubishi Heavy Industries. Londra e Tokyo svilupperanno, secondo quanto si apprende, fighters jet con sistemi che integreranno radar e missili, che sarebbero i successori degli F-2, aerei da combattimento entrati in funzione nel 2000 ma criticati per gli alti costi di manutenzione e scarse performance.
Gli F-2 seguono a loro volta l’evoluzione degli F-16 Fighting Falcon, costruiti in joint venture da Mitsubishi e la statunitense Lockheed Martin. Se l’accordo dovesse essere finalizzato, per la prima volta in 70 anni il Giappone siglerebbe un agreement con un partner diverso dagli Usa, il primo in Europa. Motivo per il quale prima delle discussioni tra Kishida e Johnson, il Ministro della Difesa giapponese Nobuo Kishi si è confrontato con il collega statunitense Lloyd Austin nel corso di un incontro avvenuto a Washington il 4 maggio.
Kishi ha spiegato ad Austin la natura della cooperazione con il Regno Unito, e che entro fine anno verrà chiarita l’interoperabilità anche con aziende degli Stati Uniti: la britannica Rolls-Royce si occuperebbe dei motori del nuovo velivolo, la statunitense Lockheed Martin dei componenti e dei sistemi di comunicazione per permettere ai jet di operare insieme alle forze Usa. Il Giappone avrebbe allocato 663.2 milioni di dollari da destinare al progetto per i prossimi due anni.
I due capi della difesa giapponese e statunitense hanno, a loro volta, valutato l’espansione della cooperazione tra “like-minded partners”, discutendo sia dell’invasione della Russia in Ucraina che di Indo-Pacifico, altro quadrante caldo delle relazioni internazionali che vede il Giappone — per questioni geografiche — e gli Usa — per aspetti geopolitici — direttamente interessati nel contenimento della Cina, perché, si legge nella nota del Pentagono, “c’è bisogno di un Indo-Pacifico libero e aperto che assicuri pace e prosperità per tutti”.
Testo e foto pubblicati per gentile concessione di Eastwest, magazine di geopolitica diretto da Giuseppe Scognamiglio www.eastwest.eu
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