
di Emilia Morelli
“Faremo del nostro meglio per uno Stato ebraico, democratico, buono, forte e fiorente, perché questo lavoro è più grande di ciascuno di noi”, queste le parole pronunciate durante il discorso di insediamento da Yair Lapid, il nuovo primo ministro di Israele a capo del governo provvisorio in carica fino alle elezioni di novembre. Durante il suo primo giorno in carica Lapid ha in programma di incontrare il capo dello Shin Bet – l’agenzia di intelligence per gli affari interni dello stato di Israele – quindi tenere un incontro sulla questione dei prigionieri di Hamas. Il premier uscente, Naftali Bennett, ha invece fatto sapere di non aver alcuna intenzione di concorrere nuovamente alla carica, ma rivestirà un ruolo all’interno del governo in qualità di responsabile delle politiche del Paese in relazione all’Iran.
Yair Lapid ha alle sue spalle una carriera di successo in qualità di giornalista in tv, è divenuto famoso in Israele come il volto di Channel 2. Non ha specifica esperienza politica nè un titolo di scuola superiore, da ragazzo aveva aspirazioni nel pugilato coltivate però solo a livello amatoriale. E’ autore di molti libri di vari generi, tra cui gialli e libri per bambini, e ha anche rivestito un ruolo da attore. Nel 2012 Lapid ha fondato il partito centrista e laico Yesh Atid. L’esordio in politica è arrivato, però, nel 2013 quando ha conquistato 19 seggi, che gli sono valsi la nomina a ministro delle Finanze nel governo di Benjamin Neranyahu. L’esperienza come ministro dura poco, fino al dicembre 2014 quando è stato licenziato dal premier.
Alle elezioni del 2020 lo Yesh Atid, il partito di Lapid, è il secondo partito di Israele e ha conquistato 17 seggi. In questo modo Lapid si è assicurato la permanenza al governo attraverso un’ampia coalizione, è nato così un esecutivo ibrido, che ha compreso esponenti di tutte le fazioni politiche incluso – per la prima volta nella storia di Israele- un partito arabo-israeliano: gli islamisti conservatori di Ra’am. In questo contesto Lapid ha stretto un accordo con Naftali Bennett che prevede una premiership alternata e Bennett, nonostante avesse solo 7 deputati, ha ottenuto l’incarico per primo.
In poco più di un anno di vita del governo sono state affrontate numerose crisi ma la partnership tra Lapid e Bennett ha retto bene alle pressioni inferte dai partiti di destra nazional- religiosa cui fa capo Netanyahu. Ed è stato proprio al fine di non consentire a Netanyahu di tentare di far cadere il loro governo che hanno scelto di sciogliere anticipatamente la Knesset, il parlamento monocamerale di Israele, onorando così inoltre l’impegno alla rotazione della premiership. In questo modo, Lapid auspica, evidentemente, di presentarsi alle elezioni di novembre forti del loro operato.
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