8 marzo. I costi sociali del Gender Pain Gap

Le donne vengono credute meno rispetto agli uomini se lamentano sintomi di dolore fisico, questo fenomeno comporta un importante ritardo diagnostico e un aumento dei costi sociali e privati di numerose malattie in rosa.

 

L’8 Marzo è la Giornata internazionale della donna, ricorrenza che è diventata emblema della lotta per il riconoscimento dei diritti delle donne contro le disparità di genere. Disparità non solo lavorative e salariali, se pensiamo al Gender Pain Gap, sicuramente meno conosciuto del Gender Pay Gap. 

Nonostante l’organismo femminile sia biologicamente più predisposto a sviluppare condizioni dolorose, infatti, continuano a esistere netti divari nel modo in cui il dolore fisico è valutato dal personale medico a seconda che a lamentarlo sia una donna o un uomo.  È quanto emerge da una revisione sistematica di 77 articoli scientifici.

 Ci sono maggiori probabilità, infatti, che alle donne vengano prescritti ansiolitici piuttosto che analgesici, perché considerate più suscettibili e meno “stoiche” degli uomini, il cui dolore invece viene correttamente indagato.

Questo fenomeno ha costi sociali elevati e ragioni storico culturali ben radicate. 

Gli antichi greci, infatti, ritenevano che un mal posizionamento dell’utero potesse causare la cosidetta isteria, termine oggi obsoleto e non figurante neppure nella più recente edizione del manuale dei disturbi mentali.

Proprio la parola isteria deriva dal greco Hysteron, che significa utero e nonostante non rappresenti più una diagnosi medica, continua a giocare fortissima influenza nel modo in cui il dolore femminile viene sottostimato e non creduto.

Da un sondaggio del 2020 sull’endometriosi, malattia cronica invalidante, è emerso che lamentare il sintomo caratteristico di questa patologia, il dolore ginecologico, invece che indirizzare più agevolmente verso un’adeguata terapia ha contribuito a diagnosi errate nella metà dei casi. Molte pazienti hanno ricevuto una diagnosi impropria di disturbi mentali prima di arrivare a quella di endometriosi.

Questa patologia colpisce 3 milioni di donne solo in Italia ma risulta ancora gravata da un ritardo diagnostico di 10 anni, proprio perché spesso i sintomi riferiti non sono considerati degni di ulteriori indagini.

La Comunità europea ha stimato che l’endometriosi comporta una spesa sociale annuale di 30 miliardi di euro in Europa, di cui il 75% è attribuibile a congedi malattia; per l’Italia i costi ammontano a 6 miliardi, di cui 33 milioni di euro per giornate lavorative perse, 126 milioni per i farmaci e 54 milioni per la chirurgia. L’endometriosi, infatti, se non trattata in tempo, porta spesso a ospedalizzazioni e interventi di chirurgia molto invasivi. Qualsiasi sindrome ginecologica, reumatologica e algica che non riceve tempestivamente un’appropriata terapia tende a cronicizzare e ad aggravarsi negli anni, aumentando i costi sociali, individuali, diminuendo la produttività delle pazienti e sovraccaricando il SSN. 

Basti pensare al dolore cronico, che ormai, secondo le ultime ricerche dei pain terapist, va considerato come patologia a sé stante, indipendentemente dal distretto corporeo interessato. 

A soffrirne, secondo le più recenti stime, sono 9,8 milioni di italiani con una netta prevalenza femminile e un costo sociale di 61,9 miliardi di euro l’anno. 

Per quanto riguarda la fibromialgia, sindrome dolorosa prevalentemente femminile ritenuta per anni psicosomatica, si stima un ritardo diagnostico di almeno 10 anni. È emerso da numerosi studi pubblicati su PubMed che i sintomi algici della fibromialgia, se non trattati con le corrette terapie, tendono ad aggravarsi esponenzialmente negli anni. Nonostante queste evidenze, una ricerca condotta dalla sociologa Janet Armentor proprio sulla fibromialgia, ha rivelato che la quasi totalità delle pazienti è stata accusata di esagerare o inventare i propri sintomi ed è stata trattata con sospetto dal personale sanitario. Altri studi hanno reso noto che molte pazienti preferiscono curarsi da sole e farsi carico di tutte le spese, arrivando a una perdita economica annua di 12 mila euro, pur di non veder nuovamente ridicolizzati i propri sintomi dagli addetti sanitari. 

Per le donne con patologie invisibili subire una costante invalidazione del proprio dolore è un fenomeno altamente frequente che spesso non viene denunciato per un meccanismo di interiorizzazione del senso di colpa e di vergogna. Abbattere il pregiudizio del mondo medico verso la psiche e il corpo femminile è il modo migliore per diminuire i costi sociali, individuali e sanitari di numerose patologie, evitare l’emarginazione delle donne e riabilitare la capacità lavorativa delle pazienti.

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