Il vertice dei Brics si è aperto con Putin in videoconferenza che ha annunciato la fine dell’era del dollaro. XI Jinping ha inteso rassicurare sulla tenuta dell’economia cinese e al contempo ha invitato a intraprendere la strada del dialogo per la fine della guerra in Ucraina. Nel frattempo, però, a Washington Sullivan ha presentato il modello opposto, quello voluto da Biden a G20, per il rilancio del sud del mondo
di Emilia Morelli
Nella città sudafricana di Johannesburg è iniziato il vertice del noto quintetto Brics -Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica – che rappresenta un quarto dell’economia globale e il 42% della popolazione mondiale. L’obiettivo che appare palese è che Pechino e Mosca intendano trasformare i Brics nel rivale geopolitico del G7, creando così un blocco antagonista a quello dei Paesi occidentali ed in particolar modo agli Usa. Quello a cui abbiamo assistito nelle scorse ore, dunque, altro non è che una vera e propria sfida all’egemonia mondiale.
Il summit si è aperto col presidente russo Vladimir Putin che ha in collegamento da Mosca annunciato la fine dell’era del dollaro. Putin, che non si è recato in Sudafrica per non essere arrestato per i crimini di guerra commessi in Ucraina, ha esordito affermando che “il comportamento irresponsabile di alcuni Paesi provoca l’inflazione mentre le sanzioni illegittime calpestano tutte le norme del libero commercio”. Quindi ha aggiunto che “un processo equilibrato e irreversibile di de-dollarizzazione dei nostri legami economici sta prendendo piede”. Quindi come di consueto il discorso di Putin si è risolto in un attacco ai Paesi occidentali, alle loro politiche economiche e alle sanzioni.
Putin ha poi proseguito affermando che tornerà all’accordo per l’esportazione del grano sui porti del Mar nero, purchè vengano rispettate le condizioni di Mosca a partire dall’eliminazione degli ostacoli alle sue esportazioni di cereali e fertilizzanti. La colpa delle crisi alimentari nel mondo non è della Russia, ha insistito Putin, denunciando tra l’altro che solo il 3% del grano esportato grazie all’accordo è andato ai Paesi più bisognosi. E in segno di buona volontà ha annunciato che Mosca fornirà gratuitamente migliaia di tonnellate di cereali a sei Paesi africani. Un segnale, questo sì, lanciato al Sud del mondo, verso il quale la Russia intende continuare a presentarsi come alternativa ai Paesi occidentali di cui denuncia le politiche neocoloniali. perchè di fatto di rende conto che da un lato corteggia il sud del mondo, ma dall’altro impedendo le esportazioni di grano acuisce la crisi alimentare.
Xi Jinping invece ci ha tenuto a sottolineare che l’economia di Pechino “ha una forte capacità di recupero, un grande potenziale ed è piena di vigore”. Incontrando sudafricano Ramaphosa ha ribadito che i due paesi sollecitano dialogo e negoziato come unica via d’uscita possibile all’invasione dell’Ucraina.