LEONARDO, IL PIANO INDUSTRIALE
Crescita. Leonardo ha dichiarato di prevedere che i nuovi ordini continueranno a crescere quest’anno fino al 2028, guidati dal suo core business dell’elettronica per la difesa e la sicurezza, in un momento di in un momento di escalation delle tensioni geopolitiche. Il gruppo aerospaziale e di difesa ha dichiarato martedì che i nuovi ordini dovrebbero aumentare a circa 22,6 miliardi di euro nel 2028 da 17,93 miliardi di euro nel 2023, con un totale di circa 105 miliardi di euro di ordini cumulativi per il periodo. L’anno scorso le attività di Leonardo nel settore dell’elettronica per la difesa e della sicurezza hanno fatto la parte del leone per quanto riguarda i nuovi ordini, con un contributo di 9,72 miliardi di euro sul totale. “Lo scenario geopolitico mondiale richiede un nuovo paradigma di sicurezza globale, nel quale intendiamo svolgere un ruolo proattivo nell’evoluzione del settore della difesa europeo”, ha dichiarato l’Ad Roberto Cingolani.
Sul Wall Street Journal
Leonardo punta sulle alleanze. L’amministratore delegato Roberto Cingolani vede buone prospettive e vuole pagare di più In vista dell’aumento della spesa per gli armamenti, la società italiana di armi Leonardo punta più che mai su progetti europei nei settori della costruzione di carri armati, della marina e dei viaggi spaziali. L’amministratore delegato Roberto Cingolani vuole che l’azienda sia coinvolta in tutti i principali progetti in Europa. Gli azionisti non dovrebbero essere esclusi da questo sviluppo: nonostante un calo degli utili del 25,4% a 695 milioni di euro, gli azionisti dovrebbero ricevere per il 2023 un dividendo di 0,28 euro per titolo, il doppio rispetto all’anno precedente. Cingolani ha annunciato all’Investor Day di Roma di voler aumentare ulteriormente la distribuzione nei prossimi anni. Inoltre non ha escluso programmi di riacquisto di azioni proprie. Vista la situazione geopolitica, Cingolani ritiene che sia urgentemente necessaria una cooperazione europea molto più forte nel settore. Oltre al settore spaziale, dove gli italiani lavorano con la francese Thales, questo vale anche per il settore navale, dove sono in corso trattative con Fincantieri. Nel settore terrestre, Leonardo cerca un’alleanza con il costruttore di carri armati franco-tedesco KNDS. Alla fine del 2023 è stata pubblicata una corrispondente dichiarazione d’intenti. Ma Cingolani è cauto sullo stato dell’attuale discussione sulla partecipazione o su un accordo concreto. Al momento non esiste un nuovo stato.
Su Borsen-Zeitung
Leonardo cerca un collegamento. L’azienda italiana vuole espandere il proprio business nel settore della difesa e sta sondando Germania e Francia. In futuro, le guerre saranno decise da una miscela di nuova tecnologia e materiale esistente, una combinazione di equipaggiamento originariamente civile e militare. Un drone relativamente semplice, che costa forse qualche migliaio di euro, potrebbe distruggere un carro armato che oggi vale 70 milioni di euro. E in futuro le nuove armi potranno essere controllate dalla tecnologia al livello di uno smartphone. Lo ha detto qualche settimana fa ai giornalisti stranieri l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, riferendosi all’esperienza della guerra in Ucraina. Martedì, il manager ha presentato la sua visione per l’azienda leader nella difesa italiana entro il 2028. “Bytes and Bullets” – capacità digitale combinata con attrezzature militari tradizionali – è uno dei suoi obiettivi centrali. “L’elettronica è il collante che tiene insieme i sistemi sulla terra, nell’acqua, nell’aria e nello spazio”, afferma Cingolani. Il suo gruppo è destinato ad espandersi in tutte queste aree. La novità è il suo progresso nel campo dei carri armati e dello spazio. Per quest’ultima Leonardo ha costituito una nuova business unit; Partner nel settore spaziale è il gruppo francese Thales nelle joint venture Thales Alenia Space e Telespazio. L’aspetto che dovrebbe avere il nuovo ordine deve ancora essere negoziato. La situazione è simile nel settore dei carri armati: qui Leonardo vorrebbe avvicinarsi al fornitore franco-tedesco KNDS; In quale forma si deciderà entro la fine dell’anno. Sono in corso trattative con gli azionisti KNDS Kraus-Maffei Wegmann dalla Germania e Nexter dalla Francia. Secondo le informazioni provenienti dagli ambienti negoziali, i partner sono pronti ad aprirsi agli italiani, ma il diavolo è nei dettagli.
Su Frankfurter Allgemeine Zeitung
Leonardo scommette sulle guerre stellari. I cinquantacinque conflitti che oggi dilaniano il pianeta, tanti quanti nel 1945, hanno modificato radicalmente l’analisi del rischio. “Le guerre si combattono oggi con una combinazione di armi tradizionali e tecnologie digitali, applicazioni satellitari e droni”, spiega Roberto Cingolani, Ad di Leonardo. “Le guerre regionali hanno un impatto diretto sulla sicurezza globale. E nessun Paese europeo sarà in grado di affrontarle da solo. Se da un lato l’Europa avrà investito 110 miliardi di euro nella sua difesa entro il 2023, rispetto ai 250 miliardi di dollari degli Stati Uniti, dall’altro è soprattutto la frammentazione della spesa a rendere l’Europa ancora più debole”. Tre “lezioni dalla guerra” che hanno informato la strategia di Cingolani per Leonardo per il periodo 2023-2028. Una strategia pensata per trarre vantaggio dalla crescita (+4,5% all’anno da qui al 2028) della spesa militare globale.
Le Figaro
Digitalizzazione della Difesa. Roberto Cingolani ha presentato il suo primo piano industriale per il periodo 2024-2028. Tra le sue priorità, la “massiccia digitalizzazione” dell’azienda e le acquisizioni nel settore aerospaziale e della cybersecurity, per diventare un attore sempre più internazionale nel suo settore. Per l’amministratore delegato di Leonardo, il settore della difesa deve adattarsi rapidamente alle minacce in continua evoluzione. Con la crescente dipendenza dal cloud e dall’IA e la crescente necessità di cybersecurity, “gli scenari internazionali sono cambiati radicalmente, introducendo un nuovo concetto di sicurezza globale che va oltre il concetto tradizionale di difesa”. Il piano strategico non abbandona il cuore del suo business: la produzione di elicotteri, radar, aerei militari e aerostrutture. Ma il CEO punta ancora più in alto e vede il futuro del suo gruppo nello spazio e non solo nell’aria. “Lo spazio è fondamentale per la difesa e la sicurezza del futuro, sia in termini di satelliti che di servizi”, afferma. Il mese scorso il Ministero della Difesa italiano ha chiesto a Leonardo di studiare lo sviluppo del suo progetto di architettura spaziale militare cloud, il primo in Europa. “Insieme a Thales, crediamo nella nostra alleanza spaziale, che ha un enorme potenziale e potrà anche fare acquisizioni”, ha detto Cingolani, che intende cogliere ogni opportunità per stringere “alleanze internazionali e partnership strategiche”.
Su Les Echos
Il piano. 1 Leonardo ieri ha presentato i conti 2023 (col raddoppio del dividendo a 0,28 euro, mentre l’utile netto è diminuito del 29% a 658 milioni) e il piano industriale 2024-2028. Il titolo ha reagito con +6,2% a 21,09 euro, poi ha ripiegato a 20,01 (+0,81%). Su acquisizioni e cessioni nessuna decisione è stata presa. Ma a margine della presentazione sono emerse conferme, anche se l’Ad Roberto Cingolani non si è sbilanciato sulle operazioni Wass e Iveco Defence: «Le abbiamo lette sui giornali, ma non siamo noi la fonte delle informazioni. Con Fincantieri c’è un tavolo aperto per una potenziale collaborazione, ma al momento nulla di preciso». Oggi la convention dei dirigenti di Leonardo con l’intervento del ministro della Difesa.
Gianni Dragoni sul Sole
Il piano. 2 Cingolani ha illustrato il piano «bullets and bytes» con cui punta a far crescere la cybersecurity e lo spazio. Queste attività hanno un peso ridotto sui ricavi: su una previsione di 16,8 miliardi quest’anno, rispettivamente 600 e 900 milioni. Ma il tasso di crescita previsto è superiore al resto: nel 2028 il gruppo dovrebbe raggiungere i 21,3 miliardi di ricavi, di cui 2,5 da queste due divisioni (1,1 miliardi la cyber e 1,4 miliardi lo spazio). Nello spazio punta ad ampliare l’attività nei servizi, anche con acquisizioni attraverso la Space Alliance con Thales.
Gianni Dragoni sul Sole
Il piano. 3 Cingolani sollecita l’Antitrust europeo alla «flessibilità, perché in tempi di guerra la prima garanzia è quella della sicurezza dei cittadini». Non vuole investire nei lanciatori: «Abbiamo il 28% di Avio e va bene così». Altra area nevralgica è l’alleanza negli armamenti terrestri. Proseguono le trattative con Knds per una joint venture per costruire i carri armati Leopard. Leonardo cerca un’alleanza anche per i futuri blindati per l’Esercito, guarda alla tedesca Rheinmetall. Cingolani non esclude che possa essere coinvolta anche Kmw.
Gianni Dragoni sul Sole
Il piano. 4 Il terzo filone di alleanze è l’elettronica. Leonardo è interessata ad ampliare la presenza nella Hensoldt. Nelle aerostrutture «è confermato l’impegno a raggiungere il break even a fine 2025». Nel periodo di piano il tasso di crescita medio dei ricavi è superiore a quello degli ordini (5,9% contro 3,9%). Non sono comprese nelle proiezioni le acquisizioni «di piccole e medie dimensioni» che il gruppo persegue nella cybersecurity, «abbiamo una dozzina di due diligence in corso», ha detto Cingolani. E per il titolo «c’è grande margine di crescita».
Gianni Dragoni sul Sole
Ordini a 105 miliardi. Un piano ambizioso nei numeri e negli obiettivi al 2028, quello presentato ieri da Roberto Cingolani, Ad di Leonardo. Ordini complessivi per 105 miliardi, ricavi a 95 mld, redditività a doppia cifra nel 2026, raddoppio del dividendo a 0,28 euro, con prospettive di miglioramento. La strategia è chiara: trasformare Leonardo da gruppo della difesa e della sicurezza a player internazionale fortemente tecnologico. Sullo sfondo l’idea di unire le forze in Europa «perché la guerra ha cambiato le prospettive»: «Peace must be defended» è il claim della presentazione.
Antonella Baccaro sul Corriere
Antitrust. Così l’Ad attacca l’Antitrust europeo: «Questo è un momento emergenziale, forse bisogna favorire le acquisizioni. È più importante garantire il libero mercato ai cittadini o la sicurezza in un momento di guerre?». Cingolani vedrebbe di buon occhio un piano europeo di investimenti per la difesa comune, giudica inconsistente il miliardo e mezzo messo a disposizione dall’Ue e pensa che l’attuale spesa europea, così «frammentata», sia «un elemento di fragilità». Allo stesso modo giudica buona l’ipotesi di un commissario Ue alla Difesa ma, con chi gli chiede se sarà lui, si schermisce: «Mi trovo meglio con viti e bulloni».
Antonella Baccaro sul Corriere
Spazio e Cyber. L’Ad ha già in mente il modello in cui sono le nuove tecnologie a rivitalizzare e connettere i settori, mentre i prodotti verranno razionalizzati. Una spinta propulsiva la darà la Divisione Spazio che si concentrerà sui segmenti ad elevato valore aggiunto. La divisione che nell’arco di piano fronteggerà la sfida più impegnativa è la Cyber, per cui si prevede una crescita di ordini, ricavi ed Ebita rispettivamente del 16%, 13% e 33%. In recupero la Aerostrutture, che vedrà il pareggio nel 2025. Così Cingolani intende attirare gli investitori.
Antonella Baccaro sul Corriere
Mercati. Ieri la Borsa ha promosso gli obiettivi: il titolo, dopo un eccesso di rialzo, ha toccato il massimo da 17 anni a 21,19 euro, per poi chiudere a +0,81%. Per Cingolani ci sono ancora margini di crescita. Il risultato netto ordinario ammonta a 742 milioni (+6,5%). Gli ordini, in crescita continua e strutturale, sfiorano i 18 miliardi, i ricavi +3,9%, l’Ebita +5,8%. E per il 2024 Leonardo stima una progressiva crescita di nuovi ordinativi per circa 19,5 miliardi.
Antonella Baccaro sul Corriere
105 miliardi. Leonardo cresce (+6,5% gli utili a 742 milioni), riduce i debiti (da 3 a 2,3 miliardi), aumenta la cassa (da 539 a 635 mln), raddoppia il dividendo (da 0,14 a 0,28 euro). Dopo un anno di pulizia di bilancio il gruppo guidato da Roberto Cingolani programma altri 5 anni all’insegna della crescita. «Leonardo è pronta ad affrontare le nuove sfide che comportano una trasformazione dal concetto di difesa a quello di sicurezza globale – spiega Cingolani -. Rafforzeremo il core business, le piattaforme devono essere competitive, razionalizzeremo il portafoglio, investiremo nelle tecnologie, nella ricerca e sviluppo e nella digitalizzazione». Nel prossimo quinquennio il gruppo stima di raccogliere 105 miliardi di ordini (con una crescita media annua del 4%) con ricavi stimati in 95 miliardi (+6% all’anno) che faranno lievitare l’incidenza dei margini: sarà del 10% nel 2026 e dell’11,5% nel 2028 (quando il margine salirà a 2,5 miliardi). Merito anche di nuovi tagli e razionalizzazioni stimati in 1,8 miliardi di euro nell’arco del piano (si parte con 150 milioni di sinergie nel 2024 per arrivare a 590 nel 2028) che faranno raddoppiare i flussi di cassa (dai 770 milioni del 2024 a 1,35 miliardi del 2028). Risultati che Leonardo conta di realizzare con le sue gambe, anche se non esclude operazioni straordinarie. Si parte da un importante ecosistema di alleanze e tecnologie condivise con alleati, come Fincantieri per il mare, Knds per i carri armati, Bell per gli elicotteri, Thales per l’areospazio. «Ci auguriamo sinergie con Fincantieri, i rapporti sono molto buoni», spiega Cingolani. Quanto alla possibile vendita di Wass «al momento non c’è nulla, stiamo ancora studiando i numeri».
S.B. su repubblica
Servono fusioni. Il primo piano industriale di Leonardo presentato dall’Ad Roberto Cingolani ruota sulla priorità di rafforzarsi a livello tecnologico per poi espandersi in ambiti come la cybersecurity e lo Spazio. Obiettivo: arrivare a 105 miliardi di euro di ordini complessivi, una crescita media annua del 4%, e ricavi cumulati per 95 miliardi, con un incremento medio annuo del 6%. L’orizzonte temporale è il 2028. «Tra 5 anni avremo una Leonardo molto digitale, alimentata dall’IA, con tecnologie che si parlano tra loro, una presenza nello spazio internazionale importante» sostiene Cingolani. Ma si punta anche a 1,8 miliardi di euro di risparmi lordi nell’orizzonte del piano e a una crescita organica. Il 70% degli 1,8 miliardi di euro di risparmi deriva da misure di efficientamento, il resto verrà per il 20% dalla ristrutturazione delle sedi corporate e per il 10% dalla cessione di attività o prodotti. Quanto alle acquisizioni, Leonardo ha al momento «alcune due diligence in corso su aziende di piccole medie dimensioni». Mentre «per iniziative più grandi ci vuole tempo, sono internazionali». Ma il gruppo «non ha partecipato alla manifestazione di interesse per Piaggio Aero» e «non ci sono trattative» con Iveco. Il focus dovrà essere una politica di difesa comune. «Lo scenario geopolitico impone un nuovo paradigma della sicurezza globale, dove vogliamo giocare un ruolo proattivo nell’evoluzione dell’industria europea della difesa». Cingolani considera «un primo passo positivo» la nomina di un commissario europeo per la Difesa, ma nega di poter essere il profilo giusto per il ruolo: «non fa per me». La Borsa reagisce con un +0,81%. Ma, assicura il manager, «c’è un grande margine di crescita, la nostra capitalizzazione è ancora bassa». Per il 2023, intanto, Leonardo ha chiuso con un utile netto di 695 milioni. Il cda ha proposto la distribuzione di un dividendo per azione di 0,28 euro, raddoppiato. E per il 2024 si prevedono ordini per 19,5 miliardi, ricavi per 16,8 e un ebita di 1,44.
Claudia Luise sulla Stampa
Un piano alza cedola. Ordini complessivi a 105 miliardi, ricavi cumulati a 95 miliardi, redditività a doppia cifra (del 10% nel 2026 dell’11,5% nel 2028), raddoppio del flusso di cassa a 1,35 miliardi grazie alla crescita dell’ebita: sono i principali numeri del piano industriale 2024-2028 di Leonardo, il primo firmato dall’Ad Roberto Cingolani, che guarda alla riorganizzazione del gruppo secondo il modello multi-domini: 4 macro-aree, Aria, Terra, Mare e Spazio, tutte attraversate dalla digitalizzazione. Le attività Spazio, come da attese del mercato, confluiranno in una nuova divisione, e nell’arco del piano, gli ordini, i ricavi e l’ebita del settore dovrebbero crescere, rispettivamente, del 10%, 11% e 16%. C’è poi il capitolo delle alleanze strategiche, delle fusioni e acquisizioni per crescere all’estero inglobando tecnologie emergenti. L’Ad ha confermato gli interessi convergenti con Fincantieri, pur senza sbilanciarsi sulla cessione di Wass. E c’è il capitolo della disciplina finanziaria, con risparmi lordi per 1,8 miliardi di euro. Dal Leonardo-day di ieri è arrivato anche l’annuncio che la remunerazione degli azionisti crescerà: il dividendo sul 2023 raddoppia da 0,14 a 0,28 euro, e si affaccia l’ipotesi di un programma di riacquisto di azioni proprie. Cingolani durante l’incontro con gli analisti ha anticipato che verrà valutato un buyback nell’orizzonte del piano. «Siamo consapevoli che al momento la remunerazione non è adeguata rispetto a quella dei nostri competitor», ha aggiunto la cfo, Alessandra Genco. Le attività di M&A internazionali, ha chiarito Cingolani, «daranno priorità ai target con alto potenziale di crescita». Si guarda alla Germania ma anche alla Gran Bretagna per consolidare nuovi partenariati strategici. Secondo Cingolani «lo scenario geopolitico mondiale impone un nuovo paradigma della sicurezza globale, dove vogliamo giocare un ruolo proattivo nell’evoluzione dell’industria europea della difesa». Per il 2024 Leonardo prevede ricavi a 16,8 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 16 del 2023 e oltre la stima del consenso a 16,1 miliardi, un ebita di 1,44 miliardi e nuovi ordini in aumento per circa 19,5 miliardi.
Angela Zoppo su Mf
Verso i 100 miliardi. Ordini per 105 miliardi di euro, ricavi cumulati a 95 miliardi, redditività del 10% nel 2026 e dell’11,5% nel 2028: lo prevede il piano industriale 2024-28 di Leonardo. Atteso il raddoppio dei flussi di cassa grazie alla crescita dell’ebita, pur investendo in programmi chiave che rappresentano il futuro portafoglio prodotti e potenziando le capacità digitali e le infrastrutture. Il flusso di cassa operativo è stimato a un miliardo nel 2026 e a 1,35 miliardi alla fine del piano, il doppio rispetto al 2023. «Il piano industriale ha definito la strategia per sbloccare il potenziale di crescita del business di Leonardo, portando il gruppo a raggiungere una forte crescita nella top line, una redditività a doppia cifra entro il 2026 e raddoppiare il flusso di cassa operativo entro la fine del piano», ha riferito l’Ad Roberto Cingolani (foto). «Questo obiettivo sarà raggiunto attraverso una massiccia digitalizzazione e razionalizzazione di prodotti e servizi, iniziative di efficienza e riduzione dei costi a livello di gruppo, mirando a 1,8 miliardi di euro di risparmi lordi nell’orizzonte del piano, e la crescita inorganica. Lo scenario geopolitico mondiale impone un nuovo paradigma della sicurezza globale, dove vogliamo giocare un ruolo proattivo nell’evoluzione dell’industria europea della difesa».
Su Italia Oggi
Felice il Mef. Il gruppo ha anche proposto un dividendo pari a 0,28 euro in pagamento dal 26 giugno 2024. Questa decisione farà felice anche lo Stato che, attraverso il ministero del Tesoro, possiede il 30% della società. La decisione di Leonardo di raddoppiare la cedola «è un buon segnale agli azionisti», ricorda l’amministratore delegato Roberto Cingolani che ha fatto sapere che «se le cose procedono come previsto dovremo migliorare ancora», aggiungendo anche che le azioni del gruppo «non sono sopravvalutate».
Gianluca Baldini sulla Verità
Tv e Radio. Leonardo ha presentato il nuovo piano industriale.
Su Sky Tg24, su Rainews, su Radio24
LEONARDO
Nomine. Con la nuova tornata di nomine che entrerà nel vivo tra maggio e giugno il governo di Giorgia Meloni si prepara a chiudere l’era Draghi. La premier è reduce l’anno scorso da tre conferme fatte in continuità con la strategia dell’ex banchiere che l’ha preceduta a Palazzo Chigi: Claudio Descalzi all’Eni, Roberto Cingolani a Leonardo e Matteo Del Fante a Poste. Ora si cambia. La presidente del Consiglio ha già detto di volersi muovere «libera da condizionamenti», soprattutto da chi «pensa ancora di dare le carte», messaggio criptico che qualcuno nel centrodestra ha pensato fosse rivolto a Gianni Letta.
Luca Monticelli sulla Stampa
Boeing. Il colosso aeronautico è in piena turbolenza: fallite decine di prove di sicurezza, partono le prime cause penali. Trovato morto un ex dipendente conosciuto per avere sollevato dubbi sugli standard di produzione. La crisi reputazionale è costata in cinque anni 31,5 miliardi di dollari in danni, multe governative e ordini persi.
Mara Monti sul Sole
Qatar e Egitto. Fincantieri ha siglato due Memorandum of Understanding nel settore della difesa: uno con la Marina del Qatar e un secondo con il cantiere navale di Alessandria d’Egitto. Il gruppo guidato da Pierroberto Folgiero prosegue lo studio del mercato italiano ed estero alla ricerca di acquisizioni e partnership.
Anna di Rocco su Mf
SCENARI E GEOPOLITICA
Italia e Francia devono agire insieme. “Sono passati due anni da quando Mosca ha attaccato Kiev – spiega marco Minniti, presidente della Fondazione Med-Or -. Nessuno pensava che tale guerra sarebbe durata così tanto. Poi si è aggiunta quella tra Israele e Hamas. Come se non bastasse, gli Stati Uniti si apprestano ad affrontare un delicato momento di transizione. Le presidenziali americane segneranno una nuova fase storica dei rapporti tra Washington e il resto del mondo, a prescindere da chi verrà eletto. Se vincerà Joe Biden il cambiamento sarà più lento, se avrà la meglio Donald Trump sarà più traumatico. A ogni modo il prossimo presidente dovrà gestire il crescente desiderio dei connazionali di anteporre in maniera assoluta il proprio paese al pianeta (America first). Tutto ciò rende più che mai il Mediterraneo un teatro cruciale per gli equilibri geopolitici globali”.
Marco Minniti intervistato su Limes
Kiev senza armi e senza uomini. Nel bilancio del Pentagono, l’Amministrazione Biden trova 300 milioni di dollari – crediti legati a contratti con l’industria militare – e li destina all’Ucraina. Ma quel denaro basterà per poco. Mosca produce il triplo dei proiettili, Kiev può sparare solo duemila colpi al giorno contro 10mila. Biden: lo Zar va fermato o attaccherà altri Paesi
Alberto Simoni sulla Stampa
Il governo mette un miliardo sull’IA. A pochi giorni dal G7 sul digitale in programma a Trento, il governo imposta le prime iniziative di sistema sull’intelligenza artificiale. La premier Giorgia Meloni, con un intervento video a un evento organizzato dal Dipartimento per la trasformazione digitale, parla di un programma di lavoro che punterà molto sul contributo di Cdp Venture Capital, con un intervento da 1 miliardo. L’Ad della società, Agostino Scornajenchi, spiega poi che l’investimento sarà declinato nel piano industriale di aprile, attraverso i vari fondi di Cdp Venture, con un effetto di attrazione sul mercato di altri 2 miliardi, per un totale di 3 miliardi mobilitati, e con 3 aree di intervento: trasferimento tecnologico, finanziamento di operazioni early stage e creazione di un campione nazionale per il large language model italiano.
Carmine Fotina sul Sole
ECONOMIA
Investimenti: un anno perso. «Con la legge di bilancio abbiamo lamentato la mancanza di stimoli alle imprese, ci è stato detto di aspettare, che sarebbe arrivato l’intervento 5.0. Siamo a marzo e 5.0 ancora non c’è: non è che poi il decreto arriva e fai gli investimenti, se un imprenditore vuole investire occorrono mesi di tempo per programmare. Il 2024 come stimolo agli investimenti ormai l’abbiamo perso», afferma Carlo Bonomi. «Ciò non vuol dire che gli imprenditori non investano lo stesso: siamo al 5,5% considerando quelli del 2023. Mai tedeschi hanno messo a disposizione 200 miliardi per la stabilità, i francesi pagano l’energia un quarto in meno. È difficile competere, è come correre con un peso agganciato. Chiediamo di poter operare nelle stesse condizioni degli altri, almeno in Europa».
Nicoletta Picchio sul Sole
Case green. II Parlamento europeo ha approvato in via definitiva con 370 voti a favore, 199 contrari e 46 astenuti la direttiva sulle case green, che ha l’obiettivo di migliorare l’efficienza energetica degli edifici per ridurre progressivamente le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di energia nel settore edilizio, rendendolo climaticamente neutro entro il 205o. Per diventare legge, però, il testo ha ancora bisogno del via libera formale del Consiglio (i Paesi Ue): è atteso all’Ecofin del 12 aprile.
Francesca Basso sul Corriere
Pil sopra la media europea. Le prospettive per il futuro restano incerte, la crescita rimane moderata, ma l’economia in Italia cresce più velocemente, e l’inflazione scende più rapidamente, rispetto alla media degli altri paesi europei. Nel 2023 il prodotto interno lordo italiano, favorito dagli investimenti e dalle esportazioni, è salito dello 0,9% e la crescita già acquisita per quest’anno è di 0,2 punti, ha detto ieri l’Istat.
Mario Sensini sul Corriere
Inflazione Usa. L’inflazione statunitense è aumentata inaspettatamente al 3,2% il mese scorso, evidenziando la sfida che la Federal Reserve deve affrontare nell’”ultimo miglio” della sua lotta contro l’aumento dei prezzi. Gli economisti si aspettavano che l’inflazione annuale dei prezzi al consumo rimanesse al 3,1% di gennaio. Ma l’aumento di ieri, in gran parte alimentato da servizi come l’assicurazione auto e la sanità, ha scatenato l’allarme che la Fed potrebbe dover aspettare più a lungo del previsto prima di tagliare i tassi di interesse dai massimi di 23 anni.
Claire Jones sul Financial Times
Competitività. Per la produzione industriale il 2023 è stato archiviato con una flessione del 2, 9% rispetto al 2022. In particolare nella metalmeccanica il quarto trimestre caratterizzato da un andamento «sostanzialmente stagnante», si è chiuso con una diminuzione tendenziale dell’1% e un lieve incremento congiunturale (+0,6% sul trimestre precedente). Ma il persistere delle criticità che sono all’origine di questa frenata – le tensioni geopolitiche crescenti, le ripercussioni negative sulle catene di approvvigionamento, i costi del credito ancora elevati – rappresentano un segnale tangibile di come le difficoltà per le imprese non sono finite.
Giorgio Pogliotti sul Sole
POLITICA ITALIA
Manifesto antitasse. «Non si disturba chi produce ricchezza. Uno Stato che vessa, che è visto come nemico, che non collabora quando ti vede in difficoltà, è uno Stato di cui è più difficile fidarsi». Giorgia Meloni toglie l’allarmato elmetto operaio pre-voto in Abruzzo e calza il compiaciuto tocco liberal post-vittoria marsicana. Con Salvini ormai nell’angolo e Tajani da marcare, la premier risfodera così il vecchio vocabolario berlusconiano. Non si spinge fino a promettere di non «mettere le mani nelle tasche degli italiani», ma sceglie il profondo Nordest per lanciare il suo manifesto della deregulation economica e fiscale.
Giampaolo Visetti su Repubblica
Priorità. Chiuse le campagne elettorali per Sardegna e Abruzzo, Giorgia Meloni ha fretta di rimettersi al lavoro sui dossier nazionali e internazionali. «Ho la testa soltanto sul governo», ripete in queste ore la presidente del Consiglio a chi le chiede dettagli sulla sua agenda politica. A Trento per la firma dell’ennesimo patto di coesione con i territori, la leader di Fratelli d’Italia ha voluto fugare il sospetto che la sfida per il consenso, che tanto le sta a cuore, possa frenare l’approvazione delle riforme: «Vorremmo che la cifra di questo governo fosse concretezza e velocità».
Monica Guerzoni sul Corriere
Propaganda russa. La Lega? «Noi vediamo che ci sono certe forze che approfittano della situazione di incertezza e saltano sul carro della propaganda russa. Noi dobbiamo spiegare ai cittadini cosa sta succedendo, cosa sta succedendo in Ucraina, e perché è necessario che si faccia un fronte unico» per Kiev. A precisa domanda dell’eurodeputato Fabio Massimo Castaldo, la vicepresidente della Commissione Ue Vera Jourova commenta così i rapporti tra Lega e Russia e il pericolo che queste relazioni rendano inefficace l’azione dell’Unione contro la propaganda di Mosca in vista delle Europee.
Emanuele Lauria su Repubblica
Spioni. A giudicare dalle dichiarazioni che gli esponenti di governo, Salvini in primis, continuano a rilasciare sull’indagine di Perugia, e ancor più dalla lenzuolata di convocazioni messe in calendario dalla Commissione parlamentare Antimafia, il centrodestra sta seguendo una precisa strategia mediatica: parlare di dossieraggi. Di spionaggio ai danni dei loro politici e, dunque, di “mandanti”. In altre parole: tenere le presunte scorribande nei database del finanziere Pasquale Striano all’ordine del giorno, producendo rumore di fondo che vorrebbe anestetizzare gli scandali scoperti negli anni dalla stampa e incolpare l’opposizione. Solo in quest’ottica acquista un senso la lista di 50 e più nomi che i parlamentari hanno deciso di convocare alla Commissione Antimafia.
Giuliano Foschini su Repubblica
Tajani. Il leader di Fi chiede di indagare: «Vanno scoperti regista e cupola». E sul boom elettorale rilancia: «Obiettivo? Il 20% alle politiche». Siamo in guerra? «La missione Aspides rientra nella difesa europea. Oggi il cacciatorpediniere Caio Duilio ha abbattuto questi due droni, un altro lo aveva abbattuto due giorni fa. Proteggiamo il diritto internazionale e le nostre navi mercantili che passano attraverso il Mar Rosso. È un’azione difensiva che non esita a usare le armi quando c’è un attacco, che venga dal cielo, da terra o dal mare».
Dario Martini sul Tempo
Divisi non si gioca. Elly Schlein insiste: «Uniti si vince o si perde, ma divisi non si gioca proprio la partita. E io preferisco avere perso con una coalizione unita perché non abbiamo preso abbastanza voti, piuttosto che perdere per le divisioni nel campo delle opposizioni». Dopo la sconfitta in Abruzzo, però, il futuro del campo largo non è roseo.
Maria Teresa Meli sul Corriere
Cinquestelle spaccati. Campo largo, alleanza strutturale con i dem o mani libere? II Movimento si interroga e scopre, con sorpresa, di non essere un monolite. Almeno su questo tema. Diverse sono le voci e diverse le sensibilità. C’è chi desidererebbe un ritorno alle origini per catturare il voto moderato, la maggioranza ormai vede come indeclinabile il campo progressista. Ma con contorni da definire. Il problema è la presenza o meno di Italia viva e Azione nell’alleanza.
Emanuele Buzzi sul Corriere
FI più attrattiva. Da un lato c’è la delusione del campo largo, dove molti elettori dell’area centrista (Azione, Iv, +Europa) hanno cercato casa, o sono tornati, nel centrodestra (mentre i 5 Stelle si rifugiano nell’astensione). Dall’altro c’è il consolidamento di un equilibrio interno al centrodestra: dove il perno resta, ovviamente, Fratelli d’Italia, ma intorno è l’area moderata di Forza Italia a risultare più attrattiva rispetto alla Lega. Tendenze che emergono dall’analisi dell’Istituto Cattaneo sul voto in Abruzzo di domenica scorsa.
Renato Benedetto sul Corriere
Fi ruba voti alla Lega. Tra Forza Italia e Lega si è innescato un duello che, con un lavoro di timido cesello, ha portato, come in Abruzzo, il partito azzurro a ri-ereditare parte dei voti da Salvini. I consensi si spostano all’interno delle coalizioni, pochi passaggi tra i poli.
Alessandra Ghisleri
POLITICA MONDO
Mar Rosso. La nave Duilio abbatte due droni lanciati dallo Yemen e questo basta agli Houthi per accusare l’Italia di «essere schierata con i nostri nemici», anche se in qualche modo non ci considerano ancora bersagli diretti. Tutte le imbarcazioni che transitano al largo delle coste yemenite sono nel mirino del gruppo sciita armato dall’Iran. Così gli oltre duemila chilometri tra Eilat, la città israeliana sul Mar Rosso, e gli stretti di Tiran si riducono allo stesso conflitto: nella volontà degli estremisti l’offensiva a Gaza contro Hamas diventa scontro globale.
Davide Frattini sul Corriere
La Marina abbatte due droni. Ieri mattina il cacciatorpediniere Caio Duilio della Marina italiana ha abbattuto due droni lanciati dagli Houti, come prevede la missione europea Aspides che ha il compito di proteggere la navigazione delle navi mercantili. I droni yemeniti sono capaci di portare testate da 18 kg di esplosivo e l’unità militare italiana ha sparato per autodifesa. Il 3 marzo era arrivato un attacco identico, e in quell’occasione il Caio Duilio aveva abbattuto un singolo drone a sei chilometri di distanza con quattro colpi del cannone di bordo.
Daniele Raineri su Repubblica
La missione non cambia. L’ultimo attacco degli Houthi al cacciatorpediniere Caio Duilo è stato lanciato dalla costa sullo stretto di Bad el-Mandab. La «porta del lamento funebre» fra il Mar Rosso meridionale e il Golfo di Aden. Due droni, probabilmente di fabbricazione iraniana, hanno puntato di notte con rotte differenti verso il tratto di mare dove si trovava la nave militare impegnata nella missione Aspides, che in quel momento non aveva mercantili intorno nel raggio di alcuni chilometri. Per questo si ritiene che l’obiettivo potesse essere proprio il cacciatorpediniere italiano. Fatto sta che i due droni sono stati abbattuti dai sistemi di difesa dell’unità della Marina militare. Nessun danno per la Caio Duilio che incassa i complimenti del ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Rinaldo Frignani sul Corriere
Putin va fermato. È l’ultima fornitura Usa se i 60 miliardi di dollari per l’Ucraina resteranno bloccati al Congresso. A luglio consegna dei primi F-16. I soldi stanziati in passato sono finiti, ma il Pentagono ha scoperto di aver risparmiato su alcune forniture precedenti, costate meno del previsto. Così ha recuperato i 300 milioni del nuovo pacchetto, che comprende gli Atacms.
Paolo Mastrolilli su Repubblica
Guerra partigiana. I paramilitari russi filo-ucraini si infiltrano e prendono il controllo di due villaggi. Droni colpiscono raffinerie e fabbriche. Il fronte interno rovina la festa a Putin. I blitz organizzati in vista delle elezioni, il sindaco di Kursk chiude le scuole.
Giuseppe Agliastro sulla Stampa
(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati