LEONARDO
Super missili all’Ucraina? Rischioso. L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo di stato maggiore della Difesa, sostiene che la Russia non sta vincendo la guerra in Ucraina e che tutti gli obiettivi strategici prefissati sono falliti nel corso degli ultimi due anni. L’ammiraglio sostiene l’importanza del supporto internazionale all’Ucraina e richiede un forte impegno europeo per difendere i valori comuni. Cavo Dragone riconosce il potenziale di missili a lunga gittata come strumento nel conflitto, ma avverte del rischio di escalation e coinvolgimento civile. Sottolinea, infine, che non vi saranno invii di militari italiani, pur sottolineando la loro preparazione, e fa un appello alla diplomazia per una soluzione negoziale che eviti l’uso di armi nucleari e porti alla pace.
Fabrizio Caccia sul Corriere
Crosetto: non decide Macron. Il panorama politico italiano da destra a sinistra si oppone all’idea proposta dalla Francia di inviare truppe NATO in Ucraina, con un desiderio condiviso di prevenire l’escalation e mantenere la pace. I partiti politici italiani criticano Macron per discutere di operazioni militari, con Salvini che rilancia una linea pacifista e il M5S che evidenzia il rischio di una terza guerra mondiale. Il governo italiano evidenzia la necessità di sostenere l’Ucraina senza intensificare il conflitto, mentre l’opposizione richiede un ruolo politico più attivo dell’Europa per costruire una pace giusta.
Luca Monticelli sulla Stampa
Putin non attaccherà la Nato. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha dichiarato che la Russia di Putin non attaccherà la NATO, sostenendo che un simile attacco sarebbe un errore gravissimo, e ha sottolineato la necessità di unità europea e di non compiere azioni avventate in Ucraina. Ha menzionato l’importanza di distinguere tra l’aiuto militare all’Ucraina e un coinvolgimento diretto, rivelando che l’Ucraina non entrerà in NATO durante il conflitto con la Russia, ma confermando che l’Italia rispetterà l’articolo 5 del Trattato NATO in caso di attacco a un Paese membro. Tajani ha promosso l’accelerazione dell’integrazione della difesa europea, evidenziando la presentazione di un piano di difesa da parte della presidente Von der Leyen e ha espresso speranza nel buonsenso futuro di Putin, nonostante la durezza attuale della situazione.
Alessandro Farruggia sul QN
L’Europa non dia segnali di disunione. Il Ministro degli Affari Esteri italiano, Antonio Tajani, sottolinea l’importanza dell’unità europea nella gestione del conflitto in Ucraina, insistendo sulla necessità di continuare a fornire aiuti militari ed economici a Kiev per mantenere un equilibrio con la Russia. Tajani annuncia l’imminente presentazione al Consiglio UE di un programma chiamato “Food for Gaza” per affrontare la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, puntando sull’efficacia degli aiuti via terra o mare. In politica interna, Forza Italia mira al 20% nelle prossime elezioni politiche nazionali, e Tajani respinge la possibilità di un terzo mandato per i presidenti di Regione, promuovendo il dialogo da pari a pari con stati africani e riaffermando la solidarietà verso gli italiani detenuti all’estero, come Ilaria Salis in Ungheria.
Eugenio Fatigante su Avvenire
Genova per Leonardo. Il bilancio 2022 di Leonardo mostra ricavi in crescita a 15,3 miliardi di euro e ordini in aumento a 17,9 miliardi, segnando un’evoluzione aziendale verso una concezione più ampia di sicurezza che include difesa cibernetica, energetica e delle infrastrutture critiche, e una decisa digitalizzazione. Genova gioca un ruolo chiave nella strategia di Leonardo, ospitando centri di cyber security e l’academy dell’azienda, con oltre 2200 dipendenti nell’area e prospettive di ulteriore sviluppo nel piano industriale 2024-2028. La storia di Leonardo, precedentemente nota come Finmeccanica, è stata segnata da alti e bassi negli anni, ma oggi l’azienda sta vivendo una fase di crescita, ricordando i giorni in cui Elsag Bailey fu un colosso dell’automazione e un esempio di successo internazionale.
Aldo Lampani su Repubblica Genova
Macron ha munizioni per quattro giorni. Gli esperti Gaiani, Mini e Bertolini esprimono scetticismo sul ruolo delle truppe occidentali in Ucraina, dubitando della loro capacità di influenzare l’esito del conflitto, e sottolineano problemi di produzione di munizioni e la brevità delle scorte europee. Gli stessi esperti ritengono che l’idea di inviare truppe NATO in Ucraina non sia risolutiva, citando la limitata durata del sostegno bellico che i paesi europei potrebbero offrire basandosi su recenti rapporti militari. Nonostante le promesse di Macron e le tensioni politiche, alcuni vedono una via d’uscita nella possibilità che accordi tra vertici militari, simili a quelli avvenuti durante il conflitto in Kosovo, possano portare a una soluzione, con una crescente consapevolezza in Italia sulla non convenienza dell’invio di truppe e speranze di cambiamenti a seguito dei recenti movimenti ai vertici delle forze armate ucraine.
Lorenzo Giarelli sul Fatto
Difesa Europea. La guerra in Ucraina ha esacerbato le divergenze tra Francia e Germania su come aiutare militarmente il paese attaccato, con i governi che non trovano un accordo sul livello di supporto da fornire. La politica di difesa tedesca, post-bellica e pacifista, si scontra con l’approccio francese che è più bellicoso e geopolitico, riflettendo l’inclinazione della Francia a vedersi come una potenza globale. La crisi ucraina ha rivelato le difficoltà di Berlino e Parigi nell’elaborare una politica estera e militare congiunta, con ostacoli radicati nella loro specifica storia e percezione del proprio ruolo a livello internazionale. La sicurezza dell’Europa non può però rimanere prigioniera delle differenze storiche e ideologiche tra queste due potenze, e mentre un accordo franco-tedesco è necessario ora, potrebbe non essere sufficiente in futuro.
Sergio Fabbrini sul Sole
Lo stallo dell’Italia. L’Italia ha fornito all’Ucraina mezzi militari in gran parte datati attraverso otto pacchetti di aiuti approvati dai governi Draghi e Meloni, senza spesa aggiuntiva per il bilancio dello Stato, sfruttando risorse già in possesso delle forze armate italiane, per un valore stimato di circa 2,2 miliardi di euro, parte dei quali coperti da fondi europei. Con il passare del tempo, le riserve di armamenti si sono ridotte e non ci sono nuovi contratti in corso per la produzione di armi per Kiev, ponendo l’Italia in uno stallo rispetto al supporto militare in Ucraina. Il governo Meloni ha proseguito l’accordo con la Francia per il sistema antimissilistico Samp/T e ha permesso alla Germania di produrre un sistema antiaereo da donare all’Ucraina. L’Italia si è impegnata a non fornire armi offensive nell’ambito della NATO e attualmente è il solo grande paese dell’UE senza contratti attivi per armamenti verso l’Ucraina, mentre altri paesi europei continuano a investire in tale direzione.
Antonio Fraschilla su Repubblica
Ultima spiaggia. Con l’avvicinarsi di una possibile grande offensiva russa, gli stati maggiori occidentali valutano le intenzioni di Putin mentre l’Ucraina combatte con forze ridotte. L’Occidente considera armare l’Ucraina con tecnologia avanzata, come i missili ATACMS, per colpire obiettivi strategici russi a lunga distanza e neutralizzare i rifornimenti. Tuttavia, l’utilizzo di tali armi comporta rischi elevati, compreso il possibile confronto diretto con la NATO e la minaccia di rappresaglie russe, persino nucleari.
Gianluca Di Feo su Repubblica
Subito più armi all’Ucraina. Il generale statunitense David Petraeus sottolinea l’urgente necessità di inviare immediatamente maggiori forniture militari all’Ucraina, poiché la Russia potrebbe intensificare gli attacchi in primavera. Petraeus evidenzia i successi dell’Ucraina nel limitare la flotta russa nel Mar Nero e nel colpire l’industria energetica russa, ma segnala la carenza di soldati ucraini e la necessità di rivedere la coscrizione. Macron ha ventilato l’idea di truppe occidentali in Ucraina, ma Petraeus invita a chiederne i dettagli all’interessato. Mette in luce le relazioni transazionali tra Russia, Cina, Iran e Nord Corea, sottolineando che nonostante l’evoluzione del panorama politico globale, l’Occidente guidato dagli USA rimane il maggiore attore geopolitico.
Alberto Simoni sulla Stampa
Armi nucleari. L’India ha testato con successo il suo missile balistico intercontinentale Agni V dotato di veicoli di rientro multipli e indipendenti (MIRV), segnando un significativo progresso nelle sue capacità nucleari. L’introduzione dei MIRV offre all’India vantaggi strategici, tra cui la capacità di penetrare le future difese missilistiche cinesi e un modo più efficiente di consegnare carichi nucleari, incidendo potenzialmente sull’equilibrio nucleare in Asia. Tuttavia, questa tecnologia solleva preoccupazioni circa il potenziale di una corsa agli armamenti e di una destabilizzazione, poiché i MIRV possono rendere più fattibile un primo attacco “disarmante” e portare a lanci più rapidi in caso di crisi, ricordando le dinamiche della Guerra Fredda tra America e URSS.
Sull’Economist
Economia russa. Il presidente russo Vladimir Putin parla di una crescita economica senza precedenti nonostante le sanzioni internazionali, promettendo una Russia stabile e prospera fino al 2030, e mettendo in atto misure di sostegno sociale. Tuttavia, analisti come il politologo Nikolaj Petrov dubitano della realizzabilità di queste promesse, dato il crescente deficit del budget federale e le enormi spese militari previste per il 2024. Mentre il Cremlino privilegia il finanziamento della difesa, le fonti di reddito tradizionali come gas e petrolio contribuiscono meno al budget federale, alimentando speculazioni su possibili nuove tasse o l’aumento di quelle esistenti. Una guerra in Ucraina che divora risorse e un’inflazione crescente minano la sostenibilità dell’economia russa, causando incertezze che potrebbero rappresentare una sfida maggiore per l’economia rispetto ai risultati elettorali.
Antonella Scott sul Sole
Il club Nato. Alessandro Orsini smentisce la narrazione diffusa dai principali media italiani sull’ingresso automatico e semplicistico di uno Stato nella Nato. Secondo Orsini, vi è un processo di quattro fasi controllato dagli Usa, in cui prima si individua un Paese utile agli interessi americani e si costruiscono relazioni strategiche, poi si esercita pressione sugli altri membri per accettare il nuovo entrante, spesso con ricatti come nel caso del veto ungherese sull’Ucraina, per arrivare infine all’adesione ufficiale. Orsini enfatizza che la realtà dietro l’ingresso nella Nato è influenzata da dinamiche di potere e non da una semplice scelta libera e autonoma, contrariamente a quanto asserito da molti giornali e politici italiani.
Alessandro Orsini sul Fatto
Esercitazioni. La NATO ha potenziato le sue esercitazioni militari nell’Artico, un teatro divenuto più accessibile a causa dello scioglimento dei ghiacci, nell’ottica di limitare l’avanzata russa in quest’area strategica per vie navigabili e risorse. Con oltre 20.000 soldati, navi e aerei coinvolti, 13 nazioni alleate, tra cui l’Italia, hanno partecipato a manovre come Nordic Response 2024 per testare le difese nel settore settentrionale, fronteggiano la minacciata russa. La presenza russa è aumentata in Artico, con transiti di merci incrementati di dieci volte rispetto a cinque anni fa, puntando a un traffico di 190 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030. Oltre a dimostrazioni di potenza militare, vi sono interessi economici per l’esplorazione delle risorse naturali, mentre la Francia di Macron si allinea con le posizioni della NATO nelle regioni artiche, malgrado le sue critiche passate agli USA e all’Alleanza stessa.
Claudio Antonelli sulla Verità
Legge 185, chi vende armi è più sereno. Il governo italiano con il ddl 855 propone emendamenti alla Legge 185/1990 per rendere il processo di esportazione di armi più discrezionale e opaco, eliminando requisiti di trasparenza e indebolendo i controlli internazionali sull’esportazione di armamenti. Modificando la normativa vigente, il ddl reintroduce il CISD, un comitato politico che sostituirà organismi tecnici preesistenti nella supervisione dell’esportazione di armi, suscitando preoccupazioni per il mancato rispetto degli obblighi internazionali cui l’Italia ha sottoscritto. Inoltre, la proposta legislativa aumenta la segretezza bancaria nelle operazioni di finanziamento delle industrie di armamenti, diminuendo così la capacità di controllo parlamentare e facilitando finanziamenti senza trasparenza, contrariamente agli impegni internazionali e al dettato costituzionale italiano che ripudia la guerra.
Alina Carrozzini sul Fatto
Ancora guai per un 737. Un Boeing 737-800 di United Airlines ha perso un pannello esterno durante un volo da San Francisco a Medford, Oregon, ma è atterrato in sicurezza con 145 persone a bordo. United Airlines ha annunciato che effettuerà un’ispezione approfondita e le necessarie riparazioni prima del ritorno in servizio del velivolo, che ha 25 anni, ed esaminerà le cause del danno. Questo incidente si aggiunge alle attenzioni negative verso Boeing in seguito a un incidente di un 737-9 Max a gennaio, e la Federal Aviation Administration (FAA) sta indagando sull’accaduto.
Sul Tempo
Dodici nuove navi per Intermarine. Il cantiere navale Intermarine di Sarzana sta ampliandosi per costruire dodici nuove navi su commessa miliardaria della Marina Militare, un progetto che attendeva il via da tre anni e che porterà alla realizzazione di unità avanzate di due diversi tipi, costiere e d’altura. Il cantiere, parte del gruppo Immsi di proprietà della famiglia Colaninno, prevede un aumento del personale di circa un centinaio di dipendenti per gestire il carico di lavoro derivante dalla costruzione delle nuove unità militari. Nonostante il trasferimento di una parte delle lavorazioni in seguito a un’alluvione, l’azienda ha mantenuto un alto livello occupazionale e si prepara per un’importante fase di produzione che inizierà con la consegna del primo cacciamine nel 2028.
Massimo Merluzzi sulla Nazione
ECONOMIA
Frenata. Nel primo trimestre del 2024, l’Italia si aspetta una crescita economica debole, con investimenti stagnanti e una domanda interna incerta, influenzata da fattori quali la situazione del Canale di Suez e la variazione dei tassi di interesse, nonostante una revisione positiva del PIL 2023. I servizi in Italia mostrano una moderata espansione e l’industria manifatturiera spera in una stabilizzazione, mentre per l’export persistono incertezze legate ai problemi del trasporto marittimo e i costi elevati. Le previsioni per il 2024 migliorano grazie agli effetti ritardati delle politiche di stimolo e un PNRR in accelerazione, mentre le pressioni inflazionistiche rimangono gestibili e i consumi privati e pubblici del 2023 hanno mostrato un’espansione, segnalando una prospettiva economica più positiva.
Nicoletta Picchio sul Sole
Prudenti. Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, intervenendo a Bergamo in occasione del giuramento degli allievi ufficiali della Guardia di Finanza, ha sottolineato la fase di “discreta vitalità” dell’economia italiana, che richiede di rafforzare ulteriormente la crescita mantenendo la prudenza sui conti pubblici. Ha evidenziato il ruolo cruciale della Guardia di Finanza nel garantire la legalità in un contesto di incertezza geopolitica e rilancio economico. Giorgetti ha messo in luce l’importanza di proseguire con le riforme strutturali avviate, incluso il riordino del sistema fiscale per renderlo più equo, efficiente e meno oneroso. Infine, ha rimarcato l’essenzialità del lavoro della Guardia di Finanza nel combattere l’illegalità economica e finanziaria, ostacoli alla crescita e allo sviluppo del paese.
Carmine Fotina sul Sole
Tim. Il CEO di Tim, Pietro Labriola, afferma che l’azienda è nuovamente competitiva e sta raggiungendo la normalità in termini di performance, citando la crescita dopo 22 mesi in calo. Di fronte alle sfide del debito e di un mercato difficile, Tim ha rifinanziato oltre 7 miliardi e si prepara per la copertura fino al 2029, mentre è in procinto di vendere la sua rete per 18,8 miliardi. Il piano “Free to run” per il 2024-2026 prevede che Tim si concentri sulla crescita domestica e sulla remunerazione degli azionisti, malgrado una reazione negativa della Borsa. Labriola resta fiducioso sulle prospettive future e sull’importanza dello scambio tra Tim e NetCo, che non porrà Tim in vantaggio ingiusto. Inoltre, sottolinea il valore di Vivendi come azionista e la possibilità di collaborare a livello di Cda.
Federico De Rosa sul Corriere
Confindustria. All’interno di Confindustria si è scatenata una polemica in seguito all’esclusione del candidato Antonio Gozzi, rappresentante dell’industria siderurgica, dalla corsa per la presidenza dell’associazione. La Commissione di designazione ha ammesso solo Edoardo Garrone ed Emanuele Orsini, provocando la protesta dei sostenitori di Gozzi che in una lettera hanno accusato la commissione di pregiudicare il loro diritto di voto e di compromettere la governance democratica. Se non ci sarà un ripensamento sulla decisione di esclusione, i presidenti delle associazioni territoriali e di categoria stanno considerando azioni legali e hanno chiesto di rinviare il Consiglio generale previsto per il 21 marzo
Diego Longhin su Repubblica
Tensioni su Stm. L’accordo tra Italia e Francia sulla governance di ST Microelectronics è in tensione, poiché l’Italia, sotto il governo Meloni, ha espresso disaccordo riguardo alla riconferma di Jean-Marc Chery come CEO, citando una “francesizzazione” dell’azienda. Il comitato esecutivo dell’azienda ha visto una diminuzione della presenza italiana e una crescente influenza francese. Questo viene attribuito anche alla decisione di Chery di chiudere il settore automotive, spostando alcune produzioni di chip innovativi vicino a Grenoble con massicci investimenti francesi, a fronte di finanziamenti molto minori destinati allo stabilimento di Catania in Italia. L’assemblea di maggio sarà cruciale per la riconferma di Chery, con l’Italia che chiede un dialogo per equilibrare la situazione prima dell’evento. La storia di ST è stata segnata da una guida italiana fino al 2018, quando Chery ha assunto la direzione.
Giovanni Pons su Repubblica
Chip strategici. Il Ministro per le Imprese Adolfo Urso, dopo aver partecipato al G7 italiano dedicato a Industria e tecnologia, sottolinea il passaggio da competizione a collaborazione internazionale nel settore dei chip, con la formazione di un gruppo di lavoro tra i sette grandi. Sebbene Urso non commenti specificatamente su StM (STMicroelectronics), ribadisce la volontà del governo italiano di aumentare la produzione di microelettronica nel Paese, con 4,7 miliardi di euro destinati ad incentivare tali investimenti, nonostante le risorse limitate rispetto a Francia e Germania. Nel settore siderurgico, Urso evidenzia il potenziale degli impianti italiani in un contesto geopolitico trasformato, con accordi recenti che confermano interesse internazionale. Per quanto riguarda l’industria automobilistica, il ministro manifesta l’intento di attrarre un secondo grande produttore in Italia e discute progetti con aziende internazionali, incluse quelle cinesi, a condizione che producano localmente. Egli contrasta anche la politica di incentivi che favoriscono prodotti esteri, sostenendo la necessità di incentivi alla produzione europea e, in conclusione, assicura che non ci saranno ostacoli legali per i futuri investimenti industriali nella nazione.
Filippo Santelli su Repubblica
Debito Usa. Il debito pubblico degli Stati Uniti è cresciuto notevolmente negli ultimi dieci anni, passando dal 60% al 120% del PIL e superando i 34.000 miliardi di dollari, con un ritmo di crescita attuale di 1.000 miliardi ogni 100 giorni. L’aumento del debito ha sostenuto la crescita economica durante la pandemia e gli investimenti in ambito militare e green, ma si pone la questione della sostenibilità a lungo termine e del rischio di un possibile boicottaggio strategico del debito da parte di attori internazionali come la Cina. La tendenza alla nazionalizzazione dei detentori di debito sovrano si riflette nel calo di proprietà estera dei Treasuries Usa, con la Cina e il Giappone che hanno ridotto la loro esposizione e anche i ricchi Paesi arabi che stanno seguendo questa tendenza, presentando un rischio potenziale per il futuro dell’economia statunitense.
Alessandro Graziani sul Sole
Debito comune. La Commissione europea stima che per raggiungere l’obiettivo di emissioni CO2 nette zero entro il 2030, l’Europa necessiti di investimenti aggiuntivi per circa 480 miliardi di euro all’anno nel periodo 2021-2030, con una strategia che vada oltre la sola imposizione di una tassa sul carbonio. Affrontare efficacemente la transizione energetica e mantenere la competitività richiederà una collaborazione più stretta tra i paesi europei, l’integrazione dei mercati, e un uso intelligente di risorse sia pubbliche sia private, pur affrontando la resistenza degli Stati nazionali all’idea di cedere parte della propria sovranità.
Lucrezia Reichlin sul Corriere
POLITICA ITALIA
Egitto, miliardi, aiuti e migranti. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, accompagnata da leader europei tra cui la premier italiana Giorgia Meloni, è in visita in Egitto per portare un pacchetto di aiuti che ammonta a 7,4 miliardi di euro entro il 2027. Questa iniziativa segue il modello dell’accordo UE-Tunisia, e si inserisce in un contesto di calo degli sbarchi in Italia del 67% entro il 15 marzo 2024, ma permane l’ansia per la situazione nella Striscia di Gaza e le potenziali ripercussioni sui flussi migratori. Ci sono critiche da parte di alcuni membri del Parlamento Europeo e della segretaria del PD, Elly Schlein, riguardo alla collaborazione con regimi autocratici. L’Egitto è un crocevia chiave nel Medio Oriente, e le tematiche del summit includono la crisi mediorientale e l’energia, tra cui interessi italiani nel settore del gas naturale, come il recente ritrovamento di Eni. La missione si propone di elevare a partenariato strategico le relazioni UE-Egitto e coprirà anche il delicato dossier migranti.
Adalberto Signore sul Giornale
Missione in Egitto. Il primo ministro italiano Giorgia Meloni e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen si sono recati in Egitto per discutere una serie di accordi bilaterali, tra i quali il controllo delle rotte migratorie e il rafforzamento del partenariato strategico e globale con l’Egitto che prevede aiuti europei per 5 miliardi di euro, nonostante le preoccupazioni per i diritti umani e il caso irrisolto di Giulio Regeni. Il Partito Democratico (Pd), attraverso Elly Schlein, esprime severa opposizione alla missione, ponendo in dubbio la cooperazione con un regime accusato di violare i diritti fondamentali e prevede di sollevare la questione al Parlamento europeo, mentre la Lega di Matteo Salvini critica indirettamente Meloni per il suo avvicinamento ai socialisti in vista delle elezioni europee. Giorgia Meloni mira a fermare l’afflusso di migranti irregolari dall’Egitto attraverso accordi bilaterali, promuovendo lo sviluppo industriale e infrastrutturale dell’Egitto con il cosiddetto “Piano Mattei”, nonostante i timori di un aumento degli sbarchi irregolari e la limitata attenzione data al fenomeno migratorio nei documenti ufficiali.
Monica Guerzoni sul Corriere
L’Agi passa di mano? L’editore-deputato Antonio Angelucci, già proprietario di giornali come Il Giornale, Libero e Il Tempo, è in fase avanzata per acquistare l’agenzia di stampa Agi dall’Eni. La chiusura dell’accordo è prevista subito dopo le elezioni europee, e l’acquisizione dovrebbe avvenire in un momento in cui Agi sta riducendo il proprio organico tramite prepensionamenti. Nel frattempo, la redazione dell’Agi vive un clima di tensione, in attesa di discutere in assemblea la potenziale vendita e la situazione lavorativa, aggravata dal controverso cambio di direzione un anno prima. Esiste preoccupazione per un conflitto d’interessi, sollevato anche dal senatore Antonio Nicita con un’interrogazione parlamentare, ma il governo deve ancora rispondere ufficialmente sulla questione della vendita.
Tommaso Rodano sul Fatto
Demografia. In Italia, il 58% del territorio è classificato come “aree interne”, caratterizzate da una minore disponibilità di servizi essenziali, il che spinge i residenti, in particolare i più giovani, a trasferirsi altrove, lasciando dietro una popolazione sempre più anziana. Regioni come Basilicata, Molise, Calabria e Sardegna sono particolarmente colpite dallo spopolamento, ma anche aree del Nord come la Liguria sono a rischio. Gli sforzi di ricerca e le strategie per contrastare questo fenomeno richiedono un miglioramento della dotazione di servizi e infrastrutture, anche attraverso l’adozione di tecnologie digitali.
Carlo Marroni sul Sole
POLITICA MONDO
Asse Parigi-Berlino. Il panorama geopolitico europeo cambia con un nuovo focus sul triangolo Parigi-Berlino-Varsavia, che vede l’asse franco-tedesco avvicinarsi alla Polonia di Donald Tusk a discapito delle relazioni con l’Italia. Le tensioni sono palpabili, soprattutto a causa della prospettiva che l’Italia, guidata da Giorgia Meloni, risulti marginale nel contesto delle discussioni europee sull’Ucraina e per i rapporti con la Russia. L’approccio ambiguo dell’Italia alle alleanze preoccupa gli alleati europei, che richiedono fiducia reciproca specie davanti alla minaccia russa. In più, vi sono timori per un eventuale ritorno di Trump alla Casa Bianca, con l’Italia che non sembra offrire garanzie di mediazione, nonostante le potenziali capacità di Meloni evidenziate durante trattative recenti con Orbán.
Anais Ginori su Repubblica
Meloni e l’asse Usa-Ue. In Russia si vota in un clima di tensione, con timori di un’escalation in Ucraina mentre la politica italiana si oppone all’idea del presidente francese Macron di inviare truppe NATO a Kiev. Il governo italiano, durante la sua presidenza del G7, cerca di rafforzare una strategia comune con Stati Uniti e Regno Unito e mostra fastidio per le tensioni interne suscitate da commenti allarmistici. Mentre il vertice del “Triangolo di Weimar” (Germania, Francia, e Polonia) ha destato preoccupazioni in Italia, si valuta il ruolo del “Quint NATO” (USA, Regno Unito, Francia, Germania e Italia) come più efficace per affrontare la situazione in Ucraina, nonostante le divergenze tra i membri dell’UE sulla fornitura di aiuti militari a Kiev.
Federico Capurso sulla Stampa
Plebiscito. Durante le elezioni presidenziali russe, l’Ucraina ha attaccato con droni impianti petroliferi di Rosneft nella regione di Samara, provocando incendi e possibili danni significativi all’industria energetica russa. Mentre in Ucraina si contano presunti 7.000 “desaparecidos” nelle aree occupate dai russi, a Belgorod sono stati effettuati raid che hanno causato chiusure e due decessi. Le critiche russe verso le azioni ucraine vengono respinte da Kiev, che ricorda le difficoltà subite sotto gli attacchi russi dell’inverno precedente, e i volontari russi dissidenti collaborano con l’Ucraina in azioni di resistenza contro la Russia.
Lorenzo Cremonesi sul Corriere
Sotto le bombe. Belgorod, una città russa vicino al confine ucraino, vive sotto la costante minaccia degli attacchi di Kyiv, con strade deserte e negozi chiusi, e nonostante i raid aerei e le gravi ripercussioni su civili e infrastrutture, il sentimento patriottico e il sostegno a Putin sembrano rafforzarsi. Anche durante il periodo di votazione, i bombardamenti hanno continuato, costringendo i funzionari elettorali a cercare rifugio e interrompendo temporaneamente il processo, ma nonostante gli attacchi, l’affluenza alle urne è stata alta, superando il 50% già nel primo giorno. La narrazione propagandistica del Cremlino e il patriottismo locale hanno contribuito a mantenere forte il sostegno a Putin, con molti cittadini che lo vedono come una figura chiave per la protezione della Russia e l’incarnazione del suo orgoglio nazionale, noncuranti delle tensioni create dall’invasione dell’Ucraina e della percezione internazionale delle azioni della Russia.
Giovanna Pigni sulla Stampa
Protesta Navalny. Le elezioni presidenziali in Russia si concludono oggi tra proteste e richiami alla figura di Aleksej Navalny, il leader dell’opposizione morto in carcere. La giornata è segnata dall’appello degli eredi di Navalny a votare a mezzogiorno e invalidare intenzionalmente la scheda elettorale come forma di dissidenza contro Putin e la guerra in Ucraina. L’azione, denominata “Mezzogiorno contro Putin”, è stata rilanciata dalla vedova Yulia e la squadra di Navalny, nonostante tentativi di boicottaggio tramite minacce e disinformazione. Ruslan Shaveddinov, dirigente dell’organizzazione anti-corruzione Fbk e fedele a Navalny, conduce gli sforzi dalla forzata distanza, invitando il mondo a non riconoscere Putin come presidente legale e a trattare il suo regime come una gang mafiosa. Sottolinea che dietro le presunte elezioni si celano frodi e intimidazioni, e promette di lottare per portare davanti alla giustizia i responsabili della morte di Navalny.
Rosalba Castelletti su Repubblica
Putin non è eterno. Stefano Stefanini, ex rappresentante dell’Italia presso la NATO, analizza le elezioni russe dove si prevedono un’alta percentuale di affluenza e consenso per Putin, ma con dubbio sulla genuinità dei risultati e su eventuali segnali di protesta suggeriti da Navalny. Stefanini discute la preparazione interna per la successione di Putin, con la possibilità del suo ritorno dopo sei anni, e sottolinea ruoli chiave come quello del primo ministro in tale contesto, considerando la transizione dinastica e le conversioni di figure politiche. Dopo il voto, affronterà la sfida in Ucraina, che vede tre possibili scenari: un attacco decisivo sfruttando i ritardi negli aiuti occidentali, l’attesa delle elezioni USA sperando in divisioni e un Trump rieletto, o un improbabile negoziato di pace, mentre la minaccia alla NATO rimane latente con l’attenzione sui paesi ex sovietici e un riconoscimento del fallimento geopolitico nel Baltico con l’ingresso di Finlandia e Svezia nella NATO.
Marco Ventura sul Messaggero
Un plebiscito per riaccendere la guerra. Vladimir Putin sfrutta un referendum artificiale come mezzo per cercare consenso popolare e giustificare un’intensificazione dell’invasione dell’Ucraina, trasformata da operazione militare speciale a conflitto duraturo, con gravi costi umani ed economici. La campagna elettorale è senza reali avversari, e Putin mantiene le minacce e le azioni aggressive mentre tenta di sfruttare il calendario politico a suo vantaggio, mirando ad un attacco finale in Ucraina prima delle elezioni europee e statunitensi. L’Europa e la NATO, secondo il ministro della Difesa Crosetto, devono mantenere fermezza e unità nella risposta all’aggressione russa senza cadere nelle provocazioni di Putin, difendendo così i principi fondamentali dell’Alleanza Atlantica.
Paolo Garimberti su Repubblica
Paura di primavera. L’Ucraina si confronta con una possibile grande offensiva russa durante l’estate, periodo favorevole per i combattimenti, dopo il “disgelo primaverile” che ha reso il terreno fangoso e difficile da percorrere. Gli Stati Uniti avvertono che senza nuovi rifornimenti di armi, soprattutto quelle a lungo raggio, le difese ucraine potrebbero collassare, come già accaduto parzialmente nell’ottobre 2022. Kiev, carente in sistemi di difesa aerea, ha ridotto la sua capacità di intercettazione contro attacchi missilistici, portando a perdite civili a Odessa, lontana dal fronte, ma importante strategicamente e oggetto di rivendicazioni da parte russa. Le mosse ucraine contro il territorio russo, inclusi attacchi a raffinerie, hanno un impatto principalmente politico, dimostrando resistenza e causando problemi economici alla Russia.
Daniele Raineri su Repubblica
Gaza. Gli Stati Uniti e Israele stanno considerando Majed al Faraj, capo dell’intelligence dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), per la gestione di Gaza dopo il conflitto, puntando su uomini fedeli a Fatah per addestrarli e armatarli per la sicurezza della regione. Il piano per il dopo guerra include l’addestramento e l’armamento di 4mila-7mila uomini fedeli a Fatah in Giordania con il sostegno di USA e ANP, con al Faraj come figura chiave nella successione dell’attuale presidente palestinese Mahmoud Abbas. Le tensioni interne palestinesi si acuiscono con la nomina unilaterale di un primo ministro da parte di Abbas e l’opposizione di Hamas, mentre in Israele ci sono contrasti tra il primo ministro Netanyahu e il ministro della difesa Yoav Gallant sulla gestione della sicurezza e del futuro di Gaza.
Francesca Caferri su Repubblica
Basta Hamas. Ahmad Amer, abitante di Tulkarem in Cisgiordania, non è riuscito a riaprire il suo negozio a causa del ventesimo raid israeliano notturno nella città dal 7 ottobre, causando distruzione e sconvolgendo la vita quotidiana dei residenti palestinesi. Mentre infrastrutture essenziali sono danneggiate e l’economia locale è compromessa dalle politiche finanziarie israeliane che riducono i fondi all’Autorità Palestinese, la popolazione palestinese subisce una situazione di crescente disoccupazione e restrizioni alla mobilità a fronte di una quotidianità inalterata per i coloni israeliani. I raid israeliani, percepiti dai palestinesi come punizioni collettive, aumentano il sostegno ai gruppi armati e il desiderio di resistenza, specialmente tra i giovani, in un contesto di esasperazione e disperazione fra le due popolazioni, e grida di protesta contro la violenza da entrambe le parti emerge anche dai civili stessi, come mostra la rabbia di Abdulrahman, un anziano abitante.
Francesca Mannocchi sulla Stampa
Patto Hamas Houthi. L’Iran sembra essere il regista dietro l’alleanza tra Hamas e i ribelli Huthi dello Yemen, che hanno tenuto un summit a Beirut per coordinare azioni contro Israele, incluse promesse di attacchi a navi nel Mar Rosso e Golfo di Aden. Israele si trova in una situazione di tensione su più fronti, compresi Libano, Siria, Palestina e minacce dallo Yemen, mentre sta approvando piani per un’operazione militare nella Striscia di Gaza, con possibili azioni a Rafah. Nonostante le difficoltà, gli aiuti umanitari verso Gaza aumentano e continuano i tentativi di negoziati per una tregua tra Israele e Hamas, anche se le posizioni sull’alto al fuoco permanente restano lontano.
Mirko Molteni su Libero
Potere multietnico. La Gran Bretagna si sta affermando come una società multietnica al potere, con la recente elezione di Vaughan Gething come primo ministro del Galles, che si aggiunge agli altri leader non bianchi delle nazioni britanniche, Rishi Sunak in Inghilterra e Humza Yousaf in Scozia. Gething, di origine africana, ha fatto la storia diventando anche il primo leader nero di una nazione europea e spera di ispirare altri neri in politica. Nonostante alcune controversie nella sua campagna elettorale, la sua elezione è stata vista come un segno di cambiamento verso un Regno Unito più inclusivo. Il suo governo si impegnerà a fronteggiare le sfide in Galles migliorate dai fondi europei persi a seguito della Brexit, con piani per sviluppare l’economia e migliorare i servizi pubblici.
Antonello Guerrera su Repubblica
Repubblicani. Il Partito Repubblicano americano, un tempo rappresentato da figure come Fiorello La Guardia e Ronald Reagan, ha subito una trasformazione profonda, influenzato da un crescente fanatismo religioso e dalla dottrina dell’unilateralismo con il diritto alla guerra preventiva, consolidatasi durante la presidenza di George W. Bush. Con la propria storia di attenzione ai problemi sociali, il GOP ha virato verso una politica intrecciata con il fondamentalismo cristiano, esemplificata dalla fusione tra politica e religione e dalla persecuzione di una guerra preventiva e dell’agenda conservatrice su scala nazionale. Questo radicale cambiamento ha culminato con l’ascesa di Donald Trump, segnando un’era di estrema destra e un partito che si allontana dai suoi principi liberali originari, lasciando gli Stati Uniti con un Congresso confuso e un Partito Repubblicano trasformato.
Furio Colombo su Repubblica
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