Il premier indiano non stravince come dicevano i sondaggi e affonda i mercati che hanno bruciato in un giorno 386 miliardi di dollari.
Narendra Modi alla fine è riuscito ad assicurarsi il terzo mandato, un record finora detenuto soltanto dal primo premier dell’India indipendente Jawaharlal Nehru. Governerá il paese per altri cinque anni ma la sua leadership e il suo partito il Bharatiya Janata Party (Bjp) dovranno fare i conti con un risultato che è stato decisamente deludente. La maratona elettorale durata sette settimane non ha infatti dato i frutti sperati. E governerá il paese guidando la Nda Alleanza Democratica Nazionale, coalizione, costituita da partiti alleati minori, che ha ottenuto complessivamente 291 seggi, 52 in meno rispetto al 2019. Il Bjp ha perso ben 63 deputati, cinque anni fa da solo ne contava 303 seggi (31 in più rispetto ai 272 necessari ad avere la maggioranza) con il 37,4% dei voti. Oggi, per effetto del maggioritario secco, a una percentuale simile (36,6%) corrispondono solo 240 seggi.
Quanto ai partiti raccolti sotto la sigla India (Indian National Developmental Inclusive Alliance), torneranno a rivestire un ruolo importante di opposizione parlamentare grazie a 234 seggi che si sono aggiudicati, 107 in più rispetto al 2019, con l’Indian National Congress, il principale partito della coalizione, che manderà a New Delhi 99 deputati, quasi il doppio di 5 anni fa. Molto ridimensionati i partiti non schierati con le due coalizioni: 18 seggi, 55 in meno del 2019.
L’esito delle elezioni indiane ha avuto ripercussioni anche sui mercati finanziari. Molti titoli infatti avevano scommesso su una ampia vittoria di Modi e del suo schieramento anche sulla base di sondaggi evidentemente fallaci e lunedí gli indici di borsa erano schizzati alle stelle per crollare il giorno successivo. Ieri il Sensex del Bombay Stock Exchange e il Nifty del National Stock Exchange hanno chiuso rispettivamente a -5,75% e -5,93%, bruciando 386 miliardi di dollari.
Gli Stati da quali sono giunti i dati più clamorosi sono stati Uttar Pradesh, Maharashtra e West Bengal. Del valore rispettivo di 80, 48 e 42 seggi. La sconfitta più simbolica del Bjp è senza dubbio quella di Faizabad, la circoscrizione che comprende Ayodhya, la città dell’Uttar Pradesh dove pochi mesi fa Modi ha consacrato personalmente, un grande tempio induista costruito sulle macerie di una moschea demolita illegalmente da una folla di estremisti vicini al suo partito. E a rivelarsi fallimentare per Modi é stata propria la decisione di puntare la seconda parte della campagna elettorale al conflitto interetnico e interreligioso si è rivelato per Modi fallimentare e perdente che si è andata ad aggiungere ad altri fattori, come l’aumento della disoccupazione, l’approfondimento del gap tra ricchi e poveri, le basse retribuzioni e una inflazione crescente. Lo stesso comunque Modi ha fatto buon viso a cattivo gioco e ha commentato a caldo il risultato dicendo: “La vittoria di oggi è la vittoria della piú grande democrazia del mondo”.
Ecco I risultati dei principali candidati e dei loro partiti
Narendra Modi
54,2% dei voti
Bharatiya Janata Party
612.970 voti
Ajay Rai
40,7% dei voti
Congresso Nazionale Indiano
460.457 voti
Ather Jamal Lari
3% dei voti
Partito della Società Maggioritaria
33.766 voti
Kolisetty Shiva Kumar
0,5% dei voti
Yuga Thulasi Party
5.750 voti
Gagan Prakash Yadav
0,3% dei voti
Apna Dal (Kamerawadi)
3.634 voti
Dinesh Kumar Yadav
0,3% dei voti
Indipendente
2.917 voti
Sanjay Kumar Tiwari
0,2% dei voti
Indipendente
2.171 voti
Nessuno dei precedenti
0,8% dei voti
8.478 voti
(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati