“Gli Egizi e i doni del Nilo”, dal primo agosto fino al 2 febbraio sarà possibile visitare al Fortino Leopoldo I di Forte dei Marmi la mostra dedicata ad alcuni reperti provenienti dal Museo Egizio di Torino. E’ una esposizione unica per ripercorrere la storia millenaria dell’antico Egitto che nasce dal rapporto tra la Fondazione Villa Bertelli e dal Comune di Forte dei Marmi con il Museo Egizio, settimo museo più visitato in Italia e seconda realtà nel mondo dedicata alla civiltà nilotica, che quest’anno celebra il suo bicentenario con un ricco programma di iniziative, tra queste anche la mostra di Forte dei Marmi.
L’inaugurazione si terrà giovedì 1° agosto alle ore 18 alla presenza del sindaco di Forte dei Marmi, Bruno Murzi, dell’assessore alla Cultura e al Turismo, Graziella Polacci, del presidente di Villa Bertelli, Ermindo Tucci, del direttore del Museo Egizio, Christian Greco, e del curatore e coordinatore scientifico delle mostre itineranti dell’Egizio, Paolo Marini. Per tutta l’estate e fino ad inverno inoltrato, residenti e turisti potranno approfondire le arti, le tecniche, le professioni e i materiali utilizzati della grande civiltà sviluppatasi sulle rive del Nilo. Un percorso di visita pensato per tutti – adulti, famiglie, bambini e ragazzi – con visite guidate e laboratori didattici riservati alle scuole di ogni ordine e grado. In preparazione anche una speciale audioguida, con la voce dello scrittore fortemarmino Fabio Genovesi.
“La mostra intende – ha commentato Christian Greco, direttore del Museo Eigizio di Torino – sollecitare la curiosità, illustrando la complessità di quello che presentiamo. Gli oggetti esposti ci parlano di cultura funeraria, non perché gli Egizi fossero ossessionati dalla morte. Noi conosciamo la loro cultura materiale principalmente per aver scavato in necropoli e questa è la nostra principale chiave di accesso alla cultura dell’antico Egitto. Il racconto che facciamo qui, grazie ad un approccio prosopografico, vuole invece presentare le persone, oltre l’oggetto. Sono quindi felicissimo che, oltre coloro che potranno visitare la mostra d’estate, la comunità si possa appropriare di questa esposizione e la possa utilizzare per capire come quella memoria materiale, che proviene da un luogo distante, in realtà predetermini chi siamo noi oggi e ci proietti in quest’ottica mediterranea, dove la civiltà nilotica ha avuto un ruolo fondamentale”.
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