Nomina dei Commissari europei e voto in America: settimane cruciali per l’Europa

 

di Guido Talarico

Non so se quella che si sta preparando, politicamente parlando, sia per l’Europa la tempesta perfetta, una di quelle, con fulmini, tornado e saette, che il cambiamento climatico sempre più spesso fa vivere anche al vecchio continente. Certo è che l’Europa sta attraversando settimane cruciali, sia sul fronte interno che su quello internazionale, vivendo momenti di profonda incertezza politica e di minacce geopolitiche, le più forti dalla fine della seconda guerra mondiale. Da un lato, l’Unione Europea in queste ore è immersa nel processo di nomina dei nuovi Commissari, con le audizioni dei candidati scelti da Ursula von der Leyen. Dall’altro, gli Stati Uniti si avvicinano a una delle elezioni presidenziali più divisive della loro storia, con conseguenze che si rifletteranno inevitabilmente sugli equilibri globali e sul futuro stesso dell’Europa. Allora vediamo più da vicino di capire come si articolano questi scenari dagli esiti contrapposti e quali possibili conseguenze comportino.

 

Il Rischio di una Crisi Politica in Europa

A Bruxelles, le nomine dei nuovi Commissari europei rappresentano una prova politica delicatissima per la Commissione von der Leyen, che affronta due settimane di audizioni in cui ogni candidato dovrà ottenere l’approvazione dell’Europarlamento. Il voto, previsto per il 12 novembre, determinerà la stabilità della leadership dell’UE in un periodo storico di particolare fragilità. Se uno dei candidati dovesse fallire, potrebbe innescare una reazione a catena, con rappresaglie politiche che rischierebbero di destabilizzare l’intera struttura della Commissione. In questo contesto, il sostegno dell’Italia a Raffaele Fitto, proposto come vicepresidente, è una questione spinosa. Un’eventuale bocciatura del candidato italiano potrebbe portare a un’escalation di tensioni tra i gruppi politici europei e a una spaccatura interna al Partito Socialista Europeo, con divisioni sempre più marcate tra i sostenitori della leadership di von der Leyen e coloro che vorrebbero un cambio di rotta.

Le Elezioni USA e la Sfida di Kamala Harris

Sul versante opposto dell’Atlantico, l’America si trova davanti a una sfida storica, che forse non è esagerato definire epocale. Kamala Harris potrebbe diventare la prima donna nera a ricoprire la carica più alta degli Stati Uniti, spezzando il soffitto di cristallo della politica americana. Tuttavia, Harris deve fare i conti con una società che mostra ancora ampie resistenze nei confronti delle donne in posizioni di potere. Sebbene i progressi in termini di parità di genere siano evidenti, con un raddoppio delle governatrici di stato negli ultimi otto anni, gli Stati Uniti occupano ancora il 75º posto mondiale per la rappresentanza femminile in parlamento, molto al di sotto di altri paesi occidentali e persino di nazioni come Ruanda e Cuba.

Questa sfida elettorale riflette tensioni sociali profonde, accentuate dalla presenza del fenomeno della “misoginia nera” – un pregiudizio specifico verso le donne nere – che potrebbe influenzare negativamente il supporto di alcuni elettori afroamericani. Barack Obama stesso, che nelle ultime settimane si è molto speso per Kamala (come del resto la maggior parte dello star system),  ha riconosciuto la complessità della situazione, esortando la comunità maschile afroamericana a superare le proprie riserve nei confronti di una leadership femminile e sostenere Harris.

Europa e Stati Uniti: Destini Interconnessi

Le elezioni negli Stati Uniti avranno inevitabilmente un impatto diretto sull’Europa, già provata dalle crisi in Ucraina e in Medio Oriente. E’ sempre stato così, ma questa volta peseranno ancora di più. Un’America politicamente instabile o concentrata sulle proprie divisioni interne potrebbe lasciare l’Europa esposta a minacce sempre più pressanti ai propri confini. L’Unione Europea, infatti, si trova ad affrontare due conflitti che rischiano di destabilizzare l’intero continente: la guerra in Ucraina, che continua a richiedere il supporto occidentale per contrastare l’avanzata russa, e il conflitto in Medio Oriente, i cui effetti si ripercuotono in termini di crisi migratoria e di sicurezza per molti Stati membri.

Insomma, appare del tutto evidente come tanto l’esito delle nomine europee e delle elezioni americane influenzerà la capacità del Vecchio Continente di mantenere una posizione unitaria e forte in politica estera. Una crisi interna all’UE al contrario potrebbe rendere l’Unione più vulnerabile e meno influente nei consessi internazionali, così al contempo l’esito delle elezioni americane, ridefinendo comunque la linea di politica estera degli Stati Uniti, produrrà effetti cruciali sul sostegno che Washington sarà in grado di garantire ai suoi alleati europei.

In questo scenario complesso e incerto, Europa e Stati Uniti si trovano dunque a un bivio. Da un lato, c’è la possibilità di rafforzare l’alleanza transatlantica e affrontare le sfide globali con una visione comune; dall’altro, il rischio di fratture interne che potrebbero minare la capacità di risposta alle minacce globali. E’ per queste ragioni che le prossime settimane rappresenteranno un momento di verità, con l’Europa e l’America che dovranno fare i conti con le proprie fragilità politiche e sociali mettendole comunque in linea per ripensare ciascuno al proprio futuro.

E’ per questo che più di un osservatore spiega che le nuove prospettive della democrazia occidentale e della stabilità globale dipenderanno dalle scelte che verranno prese a Bruxelles e a Washington nei prossimi giorni. E a giudicare a una certa arietta che tira tra gli elettori americani e in certe stanze di Bruxelles le sensazioni non inducono all’ottimismo. Ma speriamo di sbagliarci.

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