Morto Franco Ferrarotti, padre della sociologia italiana

Ferrarotti è morto all’età di 98 anni dopo aver subito un’operazione che sembrava avesse avuto un buon esito

ferrarottiÈ morto a Roma all’età di 98 anni Franco Ferrarotti, figura di spicco della sociologia italiana e fondatore della disciplina nel nostro Paese. Professore presso l’Università La Sapienza di Roma fino al 2002, Ferrarotti ha contribuito in modo fondamentale allo sviluppo della sociologia in Italia, sia come accademico che come politico, avendo ricoperto il ruolo di deputato nella terza legislatura per il Movimento di Comunità.

Ferrarotti e il suo lungo impegno nella sociologia

Franco Ferrarotti è considerato il fondatore della sociologia in Italia, divenendo nel 1960 il primo docente universitario della disciplina nel paese. Ha trasformato la sociologia da ambito marginale a disciplina riconosciuta nella cultura italiana, dando vita a un campo accademico che, come un albero dai rami frondosi, ha continuato a crescere e diversificarsi. Nato nel 1926 a Palazzolo Vercellese, in una famiglia di piccoli proprietari terrieri, Ferrarotti ha affrontato le sfide del Novecento con sicurezza e determinazione.

Gli Anni di Formazione e le Prime Influenze

Dopo le crisi economiche postbelliche, la famiglia Ferrarotti subisce gravi perdite finanziarie, e Franco viene mandato a studiare a Sanremo presso un istituto religioso. Durante questo periodo, Ferrarotti scopre l’amore per la lettura, entrando in contatto con la tradizione positivista della cultura italiana, influenzata da pensatori come Benedetto Croce e Giovanni Gentile, dominatori di un’epoca caratterizzata dall’ostilità verso la scienza e la tecnologia.

Nel 1944 Ferrarotti si iscrive alla facoltà di Filosofia a Torino, dove apprende l’inglese da autodidatta e inizia a tradurre per Einaudi autori come Theodor Reik e Thorstein Veblen. La sua audacia e il suo spirito critico attirano l’attenzione di Adriano Olivetti, che lo assume nella propria azienda dopo aver letto una lettera in cui il giovane Ferrarotti criticava il familismo del capitalismo italiano.

Gli Inizi della Carriera Accademica di Ferrarotti

Nel 1951, insieme a Nicola Abbagnano, Ferrarotti fonda i Quaderni di sociologia, assumendo il ruolo di direttore. Dopo pochi anni, decide di creare una propria rivista, La Critica sociologica, che diventa uno spazio di discussione culturale innovativo. Sempre nel 1951, Ferrarotti ottiene una borsa di studio da Olivetti per recarsi negli Stati Uniti, un viaggio che lo porta a osservare da vicino il mondo accademico americano e a sviluppare un approccio alla sociologia fortemente influenzato dal pragmatismo statunitense.

Negli Stati Uniti, Ferrarotti viene a contatto con una sociologia applicata alla realtà industriale e sindacale, distaccandosi dai paradigmi del marxismo classico. Pubblica nel 1954 Il dilemma dei sindacati americani, segnando l’inizio di una lunga carriera dedicata allo studio delle dinamiche sociali e industriali.

L’Esperienza Politica e l’Insegnamento Universitario

Oltre all’attività accademica, Ferrarotti partecipa alla vita politica italiana, entrando nel Movimento di Comunità di Adriano Olivetti. Dopo l’elezione di Olivetti in parlamento nel 1959, Ferrarotti ne assume il seggio, partecipando alla terza legislatura, quella che segnerà il passaggio al centrosinistra. A posteriori, Ferrarotti riflette su questa esperienza nel libro Nelle fumose stanze, pubblicato nel 2006.

Parallelamente alla carriera politica, Ferrarotti insegna presso la Sapienza di Roma, dove dirige anche collane editoriali e continua a recarsi negli Stati Uniti per ricerche e conferenze, consolidando il proprio ruolo di ponte tra la sociologia italiana e quella americana.

Il Contributo alla Sociologia delle Periferie e il Post-Sessantotto

Negli anni Sessanta, il sociologo si concentra sulle periferie urbane, pubblicando nel 1970 il libro Roma da capitale a periferia, in cui analizza i cambiamenti della società italiana. Sebbene fosse esterno ai movimenti di contestazione del Sessantotto, la sua attenzione per le problematiche urbane evidenzia il suo impegno per lo studio delle trasformazioni sociali. Con la scomparsa di Olivetti, tuttavia, il progetto utopico del noto imprenditore non trova successori, lasciando un vuoto nella tradizione culturale italiana.

La Maturità Intellettuale e il Ritorno al Pensiero Marxista

Nel 1975 pubblica un libro sul suo dialogo con il filosofo marxista Gyorgy Lukacs, un curioso ritorno di interesse per il pensiero politico da lui precedentemente criticato. La Critica sociologica resta un punto di riferimento culturale, ma negli anni Settanta il panorama intellettuale cambia rapidamente. Nonostante la sua apertura al dibattito, Ferrarotti rimane un pensatore legato agli anni Cinquanta, periodo durante il quale esprime il meglio della propria creatività e sperimentazione culturale.

L’Eredità di Ferrarotti

Ferrarotti ha rappresentato una figura essenziale per l’ammodernamento della cultura italiana, ancora legata al neoidealismo. Tuttavia, la mancanza di una teoria sociologica originale e un certo empirismo ne limitano l’influenza. Nonostante ciò, Ferrarotti ha svolto un ruolo fondamentale nell’accademia italiana e nell’editoria sociologica, con opere recentemente pubblicate da Marietti. La sua esperienza come “ambasciatore” di Olivetti negli Stati Uniti, nei sindacati e nelle università americane, è unica e lo ha reso un acuto osservatore della società del secolo scorso.

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