Corea del Sud. La crisi apre un nuovo fronte caldo nel Pacifico, niente impeachment per il presidente

La crisi in atto a Seul è nefasta tanto più in un momento come questo segnato dal risveglio della Cina, e dal rafforzarsi della sua partnership strategica con Mosca, che sta rinsaldando anche la sua alleanza militare con la Corea del Nord. Se salisse al potere un esponente del Democratic Party, fronte opposto al Ppp, il paese finirebbe inevitabilmente sotto l’influenza di Pechino.

 

Ucraina, Medio Oriente… A questi due fronti incandescenti, che Donald Trump erediterà da Joe Biden, rischia ora di aggiungersene un altro  nel Pacifico: la Corea del Sud. Il paese, alleato di ferro degli Stati Uniti, dal  3 dicembre scorso è piombato nel caos e vive ore drammatiche. Con una mossa assolutamente imprevedibile il presidente Yoon Suk- Yeol, ha infatti proclamato la legge marziale senza preoccuparsi di avvisare Washington – il presidente era in Angola quando ha appreso la notizia-, l’ha poi revocata dinanzi alla rivolta delle opposizioni che si sono barricate in Parlamento e hanno organizzato massicce manifestazioni di piazza, ed infine è stato posto in stato di impeachment. Ma la richiesta non ha ottenuto in parlamento il quorum di presenze necessarie per esser votata, anche se in un primo momento lo stesso partito del presidente, il Ppp,  People Power Party, aveva preso ufficialmente le distanze da Yoon-

Abbandonarlo al proprio destino era sembrata ai suoi un’opzione inevitabile dopo che si era scoperto che Yoon aveva dato ordine al capo del controspionaggio di arrestare cinque leader politici, tra cui il segretario del suo partito. Una mossa che avrebbe facilitato la transizione e allentato  le fortissime tensioni politiche che il permanere di Yoon alla guida del paese rischia adesso di provocare , insieme  all’isolamento internazionale di Seul e al repentino deterioramento dell’influenza americana nell’area con Washington che dispone  sul territorio di 28.500 soldati. Intanto il leader del Partito democratico all’opposizione ha annunciato che la prossima settimana ripresenterà il provvedimento di impeachment affinchè vada al voto non più tardi di mercoledì.

Cosa sia davvero sia successo e quali siano le motivazioni dell’improvvisa svolta autoritaria impressa dal presidente al suo mandato non è ancora per niente chiaro. Yoon era una garanzia per gli Stati Uniti e la tenuta della giovane democrazia sudcoreana. Sembrava infatti essere in perfetta sintonia con Biden e aveva finanche ospitato nei mesi scorsi il Summit for Democracy sponsorizzato dagli americani. Non solo. Aveva fatto una calorosa telefonata a Trump per assicurargli la sua fedeltà.

Adesso tutto è stato rimesso in gioco. La crisi in atto a Seul è nefasta tanto più in un momento come questo segnato dal risveglio della Cina, e dal rafforzarsi della sua partnership strategica con Mosca, che sta rinsaldando anche la sua alleanza militare con la Corea del Nord. Se salisse al potere un esponente del Democratic Party, fronte opposto al Ppp, il paese finirebbe inevitabilmente sotto l’influenza di Pechino. Ed è per questo che i prossimi giorni e le prossime settimane saranno nodali per capire l’evoluzione o involuzione dello scacchiere estremo orientale, dove c’è già da sempre Taiwan a intorbidire lo scenario.

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