Le difficoltà di Sogin per i depositi di rifiuti radioattivi: Viterbo insorge, no agli insediamenti

Alessandro Romoli

Il presidente della provincia di Viterbo, Alessandro Romoli, ha evidenziato che, per ogni sito individuato, emergono criticità specifiche che rendono difficile l’approvazione di una scelta definitiva. Il parere negativo sostenuto anche da Fratelli d’Italia

di Carlo Longo

Il processo di individuazione di un sito per il deposito nazionale di rifiuti radioattivi e il relativo parco tecnologico continua a incontrare notevoli difficoltà, in particolare nella zona della Tuscia, dove sono stati individuati 21 potenziali siti. Questi siti ricadono su 14 comuni della provincia di Viterbo, ma la proposta sta suscitando forti resistenze a livello locale, come dimostrato dalla recente delibera approvata all’unanimità dal consiglio provinciale, che ha espresso un ulteriore no all’insediamento sul territorio. Il parere negativo è stato sostenuto anche dal gruppo di Fratelli d’Italia, che ha presentato un emendamento che sottolinea l’importanza di valutare opzioni alternative.

Il presidente della provincia, Alessandro Romoli, ha evidenziato che, per ogni sito individuato, emergono criticità specifiche che rendono difficile l’approvazione di una scelta definitiva. Secondo Romoli, è essenziale procedere con un’analisi approfondita di ciascun sito, incaricando esperti tecnici per una valutazione puntuale, come già alcune amministrazioni comunali – ad esempio quella di Tuscania – stanno facendo. Queste verifiche richiederanno tempo e risorse, ma sono considerate indispensabili per affrontare la situazione in modo adeguato.

In particolare, la provincia ha espresso la ferma convinzione che il deposito non possa essere realizzato nella zona di Viterbo. La delibera approvata ribadisce la contrarietà alla proposta avanzata da Sogin, l’ente responsabile della gestione del ciclo dei rifiuti radioattivi, che ha individuato i 21 siti come potenzialmente idonei. Il documento impegna il presidente Romoli a partecipare attivamente a tavoli tecnici con tutti gli attori coinvolti, con l’obiettivo di rimettere in discussione le scelte fatte finora, alla luce delle criticità emerse durante il seminario nazionale e dei contributi di tutti gli stakeholder.

Inoltre, è stato richiesto un incontro con Sogin, convocato tramite una “cabina di regia” composta da rappresentanti del consiglio provinciale, sindaci locali, tecnici delle amministrazioni comunali e regionali, per esporre la reale situazione del territorio e per prendere in considerazione soluzioni alternative. Questo incontro potrebbe essere cruciale per far emergere nuove prospettive e per sensibilizzare ulteriormente sul tema.

L’emendamento proposto dal gruppo Tuscia Tricolore, che fa capo a Fratelli d’Italia, ha portato un ulteriore elemento di discussione: il capogruppo Luca Giampieri ha sottolineato la necessità di rivedere le normative vigenti in materia di localizzazione dei siti, argomentando che è fondamentale considerare opzioni alternative al deposito unico, soprattutto alla luce delle recenti dichiarazioni del ministro responsabile, che ha aperto a soluzioni differenti. Giampieri ha quindi chiesto al presidente Romoli di promuovere iniziative volte a rimettere in discussione non solo la Cnapi (Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee) e la Cnai (Carta Nazionale delle Aree Idonee), ma anche di riflettere sulle nuove posizioni politiche, che sembrano orientarsi verso la ricerca di soluzioni più condivise con i territori.

L’assemblea dei sindaci ha ratificato ufficialmente la delibera, confermando la posizione contraria all’insediamento del deposito in provincia di Viterbo e l’impegno a intraprendere tutte le azioni necessarie per salvaguardare il territorio. La situazione si presenta complessa, con Sogin che dovrà affrontare una forte opposizione locale e una crescente attenzione alle problematiche sollevate dalle amministrazioni e dalla cittadinanza. Il futuro del progetto, dunque, appare ancora incerto, con un quadro di difficile soluzione e una continua tensione tra le esigenze di sicurezza nazionale e la tutela degli interessi locali.

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