L’indiscrezione arriva da Il Foglio, secondo cui al pari di Maurizio Lupi, il suo sarebbe un profilo ideale per il centrodestra, specialmente in vista di un eventuale accorpamento tra amministrative e politiche nel 2027, qualora il governo Meloni concludesse la legislatura.
Ricompare il nome di Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, giornalista legato a Silvio Berlusconi e biografo della premier Giorgia Meloni, tra i possibili candidati, pensati da Matteo Salvini per restituire Milano al centrodestra: quel «sindaco con la S maiuscola» che il leader della Lega ha evocato durante il suo primo discorso meneghino dopo l’assoluzione nel processo Open Arms. L’indiscrezione arriva da Il Foglio, secondo cui Sallusti rappresenterebbe, al pari di Maurizio Lupi, un profilo ideale per il centrodestra, specialmente in vista di un eventuale accorpamento tra amministrative e politiche nel 2027, qualora il governo Meloni concludesse la legislatura. Salvini avrebbe già discusso il nome di Sallusti con Giorgia Meloni, ottenendo il suo sostegno, confidando che il giornalista, figura simbolica della milanesità, possa accettare questa volta l’investitura come sindaco.
Non è la prima volta che il nome di Sallusti viene associato alla guida di Milano. Le prime ipotesi risalgono al 2015, mentre nel 2021 la possibilità sembrava più concreta, salvo poi sfumare con il rifiuto del giornalista e la scelta del pediatra Luca Bernardo, che però fu sconfitto nettamente da Giuseppe Sala.
Se Sallusti scendesse in pista davvero il prossimo scontro per Palazzo Marino potrebbe vedere protagonisti due giornalisti. Infatti, lo stesso Sala ha ventilato l’ipotesi di una candidatura di Mario Calabresi, ex direttore de La Stampa e di Repubblica: «Potrebbe suscitare interesse», aveva dichiarato il sindaco lo scorso ottobre. Il profilo civico di Calabresi si affiancherebbe a quello del rettore del Politecnico, Ferruccio Resta, nel caso in cui le candidature di esponenti del Partito Democratico come Pierfrancesco Majorino, vicino alla segretaria Elly Schlein, o dell’ex assessore Pierfrancesco Maran e della deputata Lia Quartapelle non dovessero decollare.
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