Il Ministero degli Esteri italiano, insieme all’ambasciatrice a Teheran Paola Amadei, sta lavorando per chiarire la situazione legale di Sala e garantire il suo benessere
La giornalista italiana Cecilia Sala, 29 anni, è stata arrestata a Teheran il 19 dicembre 2024 mentre svolgeva il suo lavoro con un visto giornalistico regolare. Attualmente, è detenuta in isolamento nel carcere di Evin, noto per ospitare prigionieri politici e dissidenti.
Sala, collaboratrice de Il Foglio e autrice del podcast “Stories” per Chora Media, era in Iran per realizzare reportage sulle proteste civili e la repressione governativa. Il giorno precedente al suo arresto, aveva pubblicato un podcast su una comica iraniana incarcerata. Il 19 dicembre, ha smesso di rispondere al telefono e non è salita sul volo di ritorno previsto per il giorno successivo.
Il Ministero degli Esteri italiano, insieme all’ambasciatrice a Teheran Paola Amadei, sta lavorando per chiarire la situazione legale di Sala e garantire il suo benessere. L’ambasciatrice ha visitato la giornalista in carcere, confermando che è in buone condizioni di salute.
L’arresto di Sala si inserisce in un contesto in cui l’Iran è noto per detenere cittadini stranieri, spesso utilizzati come leva nelle negoziazioni con altri Paesi. Organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato questa pratica. Inoltre, l’Iran è tra i Paesi con maggiori restrizioni alla libertà di stampa, occupando il 176º posto su 180 nella classifica mondiale di Reporter Senza Frontiere.
La detenzione di Cecilia Sala ha suscitato preoccupazione tra colleghi e organizzazioni giornalistiche. Il suo arresto evidenzia le difficoltà e i rischi affrontati dai giornalisti che operano in contesti repressivi, sollevando interrogativi sulla libertà di stampa e sulla sicurezza dei reporter internazionali in Iran.
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